Consumo di suolo in Italia: secondo i nuovi dati continua a crescere
L’Atlante ISPRA 2025 “Territori in trasformazione” fornisce nuovi dati sul consumo di suolo in Italia, in costante e preoccupante crescita da anni.

Cantieri, nuove infrastrutture logistiche, impianti per la produzione di energia: secondo i dati sul consumo di suolo riportati dall’Atlante 2025 Territori in trasformazione dell’Ispra – l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale –, in Italia sono andati persi 43.585 ettari tra il 2006 e il 2023. Un dato allarmante che testimonia ancora la poca “considerazione” rispetto all’importanza del suolo. Eroderlo vuol dire assicurarci dissesti idrogeologici, una minore disponibilità di risorse alimentari e idriche, esasperazione degli effetti dei cambiamenti climatici, una limitata capacità di stoccaggio del carbonio.
Secondo gli obiettivi della Nature Restoration Regulation, entro il 2030 l’Italia dovrebbe ripristinare almeno il 30% delle aree terrestri e marine, ma con questo andazzo è impossibile che ciò avvenga. Nel 2023 il consumo di suolo ha “interessato “mangiato” 21.578 chilometri quadrati, ovvero il 7,16% del territorio nazionale, con un consumo pro capite di 365,7 metri quadrati. Nel 2006 questo dato oscillava intorno al 6,7%. Le regioni che detengono la maglia nera sono la Lombardia con il 12,19% del territorio eroso, seguita da Veneto con l’11,86, Campania con il 10,57% ed Emilia-Romagna, con l’8,91%.
I livelli elevati di consumo di suolo non riguardano solo le città, ma colpiscono anche i piccoli centri urbani. Non sono infatti solo gli edifici residenziali a espandersi, ma anche e soprattutto le infrastrutture per i nuovi centri logistici. Sempre secondo i dati ISPRA, nel periodo compreso tra il 2006 e il 2023 cantieri e infrastrutture hanno occupato 5.606 ettari di suolo, di cui ben 504 ettari solo nell’ultimo anno. Per gli impianti fotovoltaici, la superficie occupata è salita a 16.149 ettari, con un incremento di 421 ettari tra il 2022 e il 2023.
Roma è al primo posto in Italia per nuove edificazioni: un quarto della superficie della città è occupato da costruzioni e infrastrutture. Le coste italiane hanno perso 33.078 ettari di suolo tra il 2006 e il 2023 nei primi 10 chilometri dalla linea di costa. Nelle pianure il consumo di suolo ha raggiunto il 74,2% del totale, con un incremento di oltre 5.200 ettari in un solo anno. Anche nelle aree a rischio alluvioni sono stati occupati oltre 1.100 ettari solo nel 2023.
Gli effetti e pericoli dovuti al consumo di suolo ormai sono ben noti, eppure si fa ancora fatica a considerarli come tali. Lo stesso Atlante riporta dati sconfortanti della Organizzazione Mondiale della Sanità: tra il tra il 2000 e il 2020 la mortalità dovuta a ondate di calore è aumentata del 94%, soprattutto nelle città. Più cemento, meno aree verdi, più conseguenze deleterie per la salute dell’ambiente e quindi dell’essere umano.
Nonostante il quadro critico, gli strumenti per intervenire esistono. Le strategie di rigenerazione urbana, il recupero di aree dismesse, il contenimento dell’espansione edilizia e l’incentivazione dell’agricoltura periurbana sono pratiche già attive in molte realtà locali. I dati dell’Ispra non sono solo indicatori tecnici: sono il termometro di una pressione crescente su risorse che non sono infinite. Continuare a consumare suolo al ritmo attuale significa compromettere non solo il paesaggio, ma anche la capacità del territorio di rispondere alle crisi climatiche, idriche e alimentari già in atto.
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