Il paradosso di Cop30 in Brasile, si costruisce un’autostrada nel cuore della foresta amazzonica
A novembre 2025 la Cop30 si svolgerà in Brasile. Per prepararsi all’evento il Governo sta realizzando una serie di opere indubbie, tra queste un’autostrada a quattro corsie nel cuore della foresta pluviale.

A metà novembre in Brasile si terrà la Cop30, la Conferenza delle Parti sul Clima, esattamente 10 anni dopo gli Accordi di Parigi e 20 dopo l’entrata in vigore del Protocollo di Kyoto. Mancano ancora parecchi mesi eppure cominciano ad arrivare segnali non proprio positivi. La Cop30 si svolgerà nel cuore dell’Amazzonia, a Belém, dove è in costruzione una nuova autostrada a quattro corsie per facilitare l’arrivo delle varie delegazioni.
“Avenida Libertade” è il nome del progetto, ipotizzato in passato e adesso messo in pratica. L’autostrada taglia la foresta pluviale e sui bordi sono visibili i tronchi di alberi tagliati. Gli abitanti denunciano già alcuni effetti: perdita di coltivazioni e di biodiversità. Hanno anche il timore che con una strada del genere questo luogo possa essere più accessibile alle aziende che vanno a caccia di profitti. Per i ricercatori la nuova infrastruttura potrebbe frammentare l’ecosistema e limitare l’accesso degli animali a fonti e corsi d’acqua.
Secondo il Governo il progetto fa parte di una serie di opere lasciate in eredità alla popolazione dopo la Cop30 e si tratta di un’autostrada sostenibile che permetterà attraversamenti per gli animali e illuminazioni con fonti rinnovabili.
“Avenida Libertade” non sembra essere l’unica contraddizione in Brasile. Il Paese è entrato a far parte dell’Opec, l’organizzazione dei Paesi produttori di petrolio, e a Belém, che vive di criminalità e disuguaglianze con 2,5 milioni di abitanti nelle favelas, sono in costruzione nuovi hotel, ristoranti e porti per navi da crociera per accogliere visitatori e delegati.
Quando Luiz Inacio Lula fu eletto presidente promise che con la Cop30 in Brasile molte cose sarebbero cambiate e propose di realizzare il summit nel cuore dell’Amazzonia per garantire la sicurezza climatica a partire dalla tutela della foresta. Sarà davvero così? Le premesse non sembrano delle migliori.
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