Crostacei senzienti, ma non tutelati: la spinta dal basso per cambiare le regole
La scoperta di granchi vivi confezionati in un supermercato di Milano riaccende il dibattito sulla tutela dei crostacei. Una petizione e nuovi dati mostrano che la sensibilità dell’opinione pubblica sta cambiando.
Granchi blu ancora vivi, confezionati in vassoi di polistirolo coperti di cellophane, sono stati trovati in un supermercato milanese. La segnalazione è partita da un cliente; è intervenuta l’Unità tutela animali della Polizia Locale. Il punto vendita ha ricevuto una sanzione per la vendita di animali vivi e una segnalazione per maltrattamento. Secondo il negoziante, i crostacei erano stati trasportati a bassa temperatura e si presumeva fossero già morti.
L’episodio ha riacceso l’attenzione sulle condizioni in cui vengono trasportati, detenuti e cucinati crostacei come granchi, astici e aragoste. Secondo oltre 300 studi scientifici, questi animali sono senzienti e capaci di provare dolore. Tuttavia, solo pochi Paesi europei, tra cui Svizzera e Regno Unito, vietano pratiche come la bollitura da vivi. In Italia non esiste ancora una norma nazionale che li protegga.
Il trattamento resta critico lungo tutta la filiera. Dopo la cattura, spesso nei fondali canadesi, i crostacei vengono trasportati per giorni, stipati in condizioni innaturali, esposti al freddo e alla luce artificiale, immobilizzati con le chele legate e mantenuti vivi fino alla vendita o alla cottura. Le pratiche sono tollerate nonostante le evidenze sulla loro sofferenza.
A Milano si è tenuto nei giorni scorsi il primo evento pubblico italiano dedicato alla tutela dei crostacei decapodi, promosso dalla coalizione «Dalla parte dei crostacei» guidata da Animal Law Italia. La coalizione, che riunisce nove associazioni animaliste, ha lanciato una petizione per il riconoscimento giuridico della loro senzienza e l’abolizione delle pratiche più cruente. Le firme raccolte superano le 11.000.
Durante l’evento è stato presentato anche un sondaggio condotto da YouTrend: il 59% degli italiani considera il benessere animale un fattore rilevante nelle scelte alimentari. Il 58% ritiene che i crostacei possano provare dolore e stress, il 61% si oppone alla bollitura da vivi e il 64% alla detenzione in vasche non adatte. Il 39% eviterebbe ristoranti che espongono crostacei vivi.
Secondo i promotori, questi dati indicano un cambiamento culturale in corso. La coalizione chiede al Comune di Milano di aggiornare il regolamento sul benessere animale, estendendolo anche ai crostacei. L’assessora all’Ambiente Maria Elena Grandi e il garante dei diritti degli animali Gustavo Gandini hanno partecipato all’evento, aprendo a questa possibilità.
«Il nostro obiettivo è arrivare a una normativa nazionale, ma serve anche un cambiamento nei consumi», ha dichiarato Alessandro Ricciuti, presidente di Animal Law Italia. Una grande catena ha già scelto di non vendere più crostacei vivi, mentre il commercio online resta privo di controlli efficaci.
Nel vuoto normativo, la pressione pubblica e le scelte locali potrebbero spingere verso una maggiore tutela. La domanda di cambiamento è già presente: si tratta ora di tradurla in azioni concrete.






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