Riaprono le miniere in Italia. ISPRA: “Ma non senza l’economia circolare”
Il governo presenta un piano per riavviare l’attività estrattiva in Italia per la prima volta in quarant’anni, ma l’ISPRA sottolinea: strategia efficace solo se integrata con economia circolare.

“Con la legge europea sulle materie prime, l’UE mira ad assicurare una fornitura di materie prime stabile e sostenibile per l’industria europea e a ridurre sensibilmente la dipendenza dalle importazioni dai fornitori di singoli paesi”. Per rispondere a questo input dell’Unione Europea, il governo ha deciso di avviare un piano per riaprire le miniere in Italia stanziando 3,5 milioni di euro e coinvolgendo circa 400 specialisti che lavoreranno su 14 progetti.
L’iniziativa è coordinata da ISPRA, che però all’inizio del Programma Nazionale di Esplorazione, ovvero il documento che descrive i vari passaggi del piano, specifica che “considerando le problematiche insite in tutte le opzioni di approvvigionamento delle forniture in una economia di transizione, la sola strategia efficace è quella che integra una attività estrattiva sostenibile con le pratiche di economia circolare, di riprogettazione ecologica dei prodotti, di ricerca di materiali sostitutivi e con lo sviluppo di collaborazioni con i paesi europei ed extra EU”.
Le miniere in Italia vennero progressivamente chiuse intorno alla prima metà degli anni ’80 per motivi economici, ma questo determinò una sempre crescente dipendenza dai paesi esportatori, primo fra tutti la Cina. L’UE però ha fissato nuovi obiettivi: entro il 2030 il 10% del fabbisogno di materie prime nazionale degli Stati membri dovrà essere soddisfatto dalla produzione interna. Il piano dell’Italia però presenta diversi problemi, fra cui la scarsità dei fondi stanziati, la lunghezza dei tempi necessari per le ricerche di nuovi giacimenti e i rapporti con le comunità locali.
Rispetto a quest’ultimo punto, per accelerare i tempi sono state previste procedure semplificate che riducono i tempi di rilascio delle licenze estrattive e consentono di ottenerle senza passare per forza attraverso la valutazione di impatto ambientale. Questo però solleva nuovamente il tema dell’impatto sulle comunità locali, prime fra tutte quelle che si trovano nelle regioni che saranno interessate dalla potenziale apertura delle nuove miniere in Italia, come la Sardegna, la Lombardia, alcune aree del centro a cavallo fra Toscana, Lazio e Marche e la Campania.
Vuoi approfondire?
Ascolta la puntata di Io non mi rassegno sull’impatto ecologico delle terre rare.
Commenta l'articolo
Per commentare gli articoli registrati a Italia che Cambia oppure accedi
RegistratiSei già registrato?
Accedi