16 Feb 2023

Processo Ruby ter, Berlusconi assolto – #670

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Silvio Berlusconi è stato assolto in primo grado dall’accusa di corruzione nel processo Ruby ter perché il fatto non sussiste. Capiamo meglio che vuol dire e in che senso “non sussiste”. Parliamo anche delle dimissioni della premier scozzese Nicola Sturgeon, dell’accordo fra Terna la società che gestisce la rete elettrica in Italia e tre grandi organizzazioni ambientaliste per la transizione energetica, dello stato di emergenza per il ciclone Gabrielle e infine della nuova vita delle migliaia e migliaia di cabine in cui facevano i test Covid in Cina.

Iniziamo questa puntata parlando della sentenza di primo grado sul processo Ruby Ter. Una roba che ci riporta con la memoria a dei tempi che sembrano lontanissimi, in cui i problemi principali del nostro paese erano gli appetiti sessuali di un anziano signore che faceva il Presidente del consiglio dei ministri. 

Per i più giovani, o i più smemorati, lo scandalo Rubygate fu uno scandalo sessuale che ha coinvolse nel 2010 Silvio Berlusconi accusato di aver pagato per fare sesso tra febbraio e maggio 2010 con una ballerina di night club minorenne, Karima El Mahroug – conosciuta anche con il nome d’arte Ruby Rubacuori, così come con tante altre ragazze giovani che frequentano le feste private organizzate nelle sua ville. 

Nell’indagine furono coinvolti anche Emilio Fede, il manager Lele Mora e la consigliera regionale del PdL Nicole Minetti, tutti condannati. Come spiega il Post, “Dopo una lunga disputa che coinvolse anche la Corte costituzionale, il 24 giugno 2013 Silvio Berlusconi venne condannato in primo grado a sette anni di reclusione per prostituzione minorile e concussione. Un anno più tardi, nel processo d’appello, venne assolto perché il reato di concussione “non sussiste” e quello di prostituzione minorile “non costituisce reato”. Il 10 marzo 2015 la Corte di cassazione confermò l’assoluzione.

Nel frattempo però, il 3 gennaio 2014 l’allora procuratore della Repubblica di Milano annunciò l’apertura di una nuova inchiesta, la Ruby ter, nata dalla trasmissione degli atti dei processi Ruby e Ruby bis. Infatti, nelle motivazioni delle sentenze dei due processi erano presenti ipotesi di reato di corruzione a carico di una serie di persone, tra cui lo stesso Berlusconi. Secondo la procura di Milano, l’ex presidente del Consiglio versava 2.500 euro al mese a molte delle ex partecipanti alle serate nella residenza di Arcore e in quella romana di palazzo Grazioli. L’accusa ha sostenuto che quei soldi erano distribuiti perché le testimoni tacessero o raccontassero cose false in tribunale, in modo da rafforzare la tesi dell’innocenza dello stesso Berlusconi. La difesa ha invece sostenuto che quei soldi erano un risarcimento per il danno d’immagine subito dalle ragazze per l’intera vicenda Ruby. 

Ed eccoci alla sentenza di primo grado, arrivata ieri, con la quale Silvio Berlusconi è stato assolto. Il collegio di giudici della settima sezione penale del tribunale di Milano, presieduto da Marco Tremolada, ha disposto l’assoluzione perché “il fatto non sussiste”, dopo una camera di consiglio durata due ore.

In attesa delle motivazioni, che saranno pubblicate entro 90 giorni, a spiegare il senso della decisione è una nota del presidente del tribunale di Milano, Fabio Roia. Il tribunale ha ritenuto che le 19 testimonianze delle ragazze oggetto di presunta corruzione non potessero essere prese in esame, perché le stesse non potevano «essere considerate testimoni» in quanto andavano considerate di fatto già indagate nei due processi “Ruby” precedenti (a partire dal marzo 2012), e quindi dovevano essere sentite con l’assistenza dei loro avvocati. 

Non potendo essere considerate testimoni, si spiega nella nota, vengono a mancare i reati: «Non ci può essere la falsa testimonianza se un soggetto non riveste la qualità di testimone. E non può esserci la corruzione in atti giudiziari se non vi è la qualifica di pubblico ufficiale derivante dalla qualifica di testimone».

Insomma, per tradurla in un linguaggio ancora più semplice, non è che la sentenza smentisca che Berlusconi versasse un assegno mensilmente alle ragazze, per una somma complessiva che si aggira attorno ai 10 milioni di euro fra il 2011 e il 2015. No, anzi questo è un fatto assodato, che nemmeno la difesa mette in discussione. E nemmeno che questi soldi servissero a comprare il silenzio o la benevolenza di queste persone. No, semplicemente è una sorta di vizio di forma, per cui il reato di cui era accusato Berlusconi, ovvero corruzione di testimone, e quello di cui erano accusate le donne, ovvero falsa testimonianza, non sussiste in quanto non potevano essere considerate testimoni, ma imputate.

Spostiamoci in Scozia dove è successo che la premier in carica si è dimessa. Queste dimissioni delle premier donna stanno diventando una cosa abbastanza frequente, su cui forse vale la pena fare una riflessione. Ma intanto cominciamo dai fatti. Leggo su La Svolta: “È stata la Premier più longeva della Scozia, la prima donna a essere leader del Partito nazionale scozzese indipendentista e contemporaneamente Prima Ministra; alla guida del Governo dal settembre 2014, è da sempre pro-indipendenza del Paese. Oggi, secondo quanto riporta la Bbc, Nicola Sturgeon si è dimessa.

«Ho preso la decisione di dimettermi per senso di dovere e per il grande amore che provo per il mio partito e per il mio Paese – ha dichiarato durante la conferenza stampa alla Bute House di Edimburgo, specificando che sicuramente ci sarà – chi è scioccato e forse anche arrabbiato con me», ma anche «chi è felice della mia decisione. Questo è il bello della democrazia».

Quello di Prima Ministra è «il miglior lavoro del mondo», ma «bisogna capire quando è il momento di lasciare il posto a qualcun altro». Sturgeon resterà in carica fino all’elezione del suo successore.

«Conquistare l’indipendenza è la causa a cui ho dedicato la vita. È una causa in cui credo con ogni cellula del mio corpo. Ed è una causa che verrà vinta, ne sono convinta. Intendo essere lì mentre si vince, in ogni fase del percorso». «Da quando avevo 16 anni – ha continuato – ho contribuito come attivista e leader. E così, nella fase finale del viaggio della Scozia verso l’indipendenza, anche se difficile, spero di utilizzare tutta l’esperienza e la prospettiva che ho raccolto in questi anni per aiutarci ad arrivarci».

Ma ora è arrivato il momento di mettere da parte la politica per pensare a lei: «Forse voglio dedicare un po’ di tempo a Nicola Sturgeon “l’essere umano”. Vi sembra egoistico? Spero di no»”.

La cosa che mi colpisce di questa vicenda, come accennavo all’inizio, è la similitudine con le dimissioni di Jacinda Ardern, la premier neozelandese dimessasi circa un mese fa. Anche nel suo caso parlava di mettere prima la vita personale, di non sentirsi più la persona giusta per quel ruolo e così via. Il 10 febbraio invece, anche se in un contesto molto diverso, si era dimessa la premier moldava Natalia Gavrilița.

Ci sono tante possibili riflessioni da fare qui. Una è sul fatto che si siano dimesse tre premier donne. Magari è un caso, magari no, fatto sta che non mi vengono in mente tutti questi episodi di premier uomini dimissionari. Una possibile spiegazione potrebbe essere quella legata alla sindrome dell’impostore, quel senso di inadeguatezza, di non sentirsi all’altezza tipico dell’epoca contemporanea che pare colpire in misura maggiore le donne rispetto agli uomini. 

Un’altra invece, per alcuni versi opposta, potrebbe avere a che fare con una maggiore cura del proprio benessere, o un minore attaccamento al potere. Sono ovviamente delle generalizzazioni, al limite degli stereotipi, ma mi piacerebbe analizzare più a fondo questo fenomeno. In generale comunque mi lascia un sapore piacevole in bocca, il fatto che anche una premier possa scegliere di farsi da parte. Mi sembra molto umano e credo che non possa fare che bene al mondo della politica, che spesso di umano ha ben poco.

Sempre GreenReport racconta come “Il 14 febbraio, il ministro per la gestione delle emergenze della Nuova Zelanda, Kieran McAnulty, abbia dichiarato lo stato di emergenza nazionale, in risposta al ciclone Gabrielle.

Si tratta solo della terza volta nella storia della Nuova Zelanda che è stato dichiarato lo stato di emergenza nazionale. In precedenza, la Nuova Zelanda aveva dichiarato lo stato di emergenza nazionale solo durante l’inizio della pandemia di Covid-19 e dopo il terremoto di Christchurch del 2011. McAnulty ha spiegato che «Questo è un evento meteorologico senza precedenti che sta avendo un impatto importante su gran parte dell’Isola del Nord. 

Il nuovo premier laburista neozelandese Chris Hipkins, che ha da poco sostituito la dimissionaria Jacinta Arden, si trova così ad affrontare le conseguenze del ciclone Gabrielle che ha colpito circa un terzo dei 5 milioni di neozelandesi. Molte persone sono sfollate e alcune sono state costrette a nuotare fuori dalle loro case per mettersi in salvo, dopo che i fiumi hanno rotto gli argini. Altri sono stati salvati dai tetti. Ieri, circa 250.000 persone erano senza elettricità. Gli alberi caduti hanno distrutto diverse case e le frane hanno isolato diverse comunità e bloccato strade.

Ecco, questo per ricordarci ogni tanto gli effetti della crisi climatica e perché sia così importante smettere di bruciare qualsiasi cosa e fare la transizione energetica.

Chiudiamo con una notizia curiosa e a suo modo bella che ci arriva dalla Cina. Ne parla Bloomberg con un lungo reportage. Il tema del pezzo è: cosa sta facendo la Cina con tutte le cabine montate in fretta e furia per fare i test covid durante la politica zero Covid? Considerate che quando parliamo di Cina dovete moltiplicare per qualche migliaio i numeri a cui siamo abituati noi, per cui parliamo di decine, se non centinaia di migliaia di cabine.

Scrive Selina Xu (traduzione mia): “Decine di migliaia di cabine per il test PCR sono disseminate in tutta la Cina, con molti residenti a soli 15 minuti a piedi da un punto di prelievo. Ora che la strategia Covid Zero è bruscamente terminata, le città si trovano a dover decidere cosa farne.

Alcuni sono stati ritirati dagli operatori, consegnati all’ammasso di rottami o inseriti nei mercati online dell’usato per essere rivenduti. Altri sono diventati un pugno nell’occhio e sono stati abbandonati per strada, maltrattati dalle intemperie. Ma alcuni governi e comunità locali si stanno unendo per riconfigurare in modo creativo queste reliquie indesiderate in nuovi punti di riferimento.

Quando le infezioni sono aumentate a dicembre dopo l’inversione di rotta della Cina, le città da Shenzhen a Changsha hanno trasformato le cabine di analisi in cliniche per la febbre e siti di distribuzione di medicinali per ridurre la pressione sugli ospedali sovraccarichi. Presso queste cabine, i residenti malati potevano ottenere una diagnosi e utilizzare la loro assicurazione medica statale per acquistare farmaci vicino ai loro appartamenti. 

Suzhou, una città a 100 chilometri (62 miglia) a ovest di Shanghai, si è spinta oltre. L’amministrazione locale ha offerto gratuitamente agli imprenditori circa 30 chioschi vuoti per trasformarli in bancarelle di cibo e souvenir nell’ambito del mercato del Capodanno lunare, vendendo prodotti speciali e snack locali.

In altre zone di Suzhou, gli stand sono stati trasformati in biblioteche dove i residenti possono leggere e donare libri. Altre sono diventate stazioni di riposo per gli addetti ai servizi igienici e alle pulizie, offrendo microonde e acqua calda. Alcune sono diventate anche mini-stazioni dei vigili del fuoco, dotate di attrezzature di sicurezza. Fuori dalla stazione ferroviaria della città, i funzionari dell’Ufficio per le risorse umane e la sicurezza sociale hanno trasformato una fila di cabine di prova in centri di assistenza all’impiego per i lavoratori migranti.

L’articolo è piuttosto lungo e porta tanti esempi. Ve lo consiglio, perché fa respirare quest’aria di ritorno alla vita, nelle sue forme più diverse, dopo questa sorta di follia collettiva (forse più che collettiva, centralizzata) che è stata la politica zero Covid.

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