La caccia in Lombardia è stata vietata dal TAR sui valichi montani
Il contenzioso tra LAC, Lega Abolizione Caccia, e Regione Lombardia si è concluso. Il TAR ha accolto il ricorso dell’associazione […]

Il contenzioso tra LAC, Lega Abolizione Caccia, e Regione Lombardia si è concluso. Il TAR ha accolto il ricorso dell’associazione ambientalista secondo la quale la Regione disapplicava da oltre tre decenni una «esplicita disposizione statale» che vieta l’attività venatoria sui valichi montani al fine di tutelare il passaggio degli uccelli migratori. La sentenza del TAR ha disposto così la chiusura immediata con divieto di ogni forma di caccia nei 475 valichi in Lombardia, individuati nella relazione dello scorso ottobre 2024 del commissario ad acta, il direttore di Ispra Piero Genovesi.
Quasi cinquecento valichi saranno vietati ai cacciatori per un raggio di un chilometro e migliaia di animali, soprattutto uccelli migratori diretti a sud verso l’Africa d’inverno e di ritorno in Europa durante la bella stagione. 188 in provincia di Brescia, 143 di Bergamo, 55 di Lecco, 47 di Como, 16 di Sondrio, 14 di Pavia, 12 di Varese. Più di 275 si trovano in aree già protette, gli altri duecento no.
«Abbiamo fermato le uccisioni di milioni di animali sui valichi lombardi – spiega Raimondo Sileri, presidente della Lac –. È una sentenza che protegge il patrimonio naturale di tutti. Viva la vita». Non sono mancate le reazioni delle associazioni lombarde vicine alla caccia.
CPA Lombardia, ad esempio, parla di un “attacco sistematico” contro la caccia in appostamento. «La frase di rito è che le sentenze si rispettano, ma si possono anche appellare. Serve la volontà politica per riformare ISPRA e difendere un’attività che fa parte della nostra cultura rurale» scrive l’associazione in una nota che sottolinea la necessità dell’Italia di armonizzare la propria legislazione venatoria con quella dell’Europa in cui non esiste un divieto sui valichi.
Secondo Federcaccia la notizia è “a dir poco devastante per il mondo venatorio”, evidenziando la necessità per la Regione di ricorrere immediatamente al Consiglio di Stato. L’associazione fa notare che questa decisione giunge in un momento delicato per la Lombardia: vista l’emergenza peste suina africana secondo l’associazione è “paradossale e dannoso vietare l’attività venatoria” ai fini del contenimento della malattia.
In realtà, secondo i magistrati del TAR la decisione riguarda più aspetti legati alla procedura, alle competenze e all’applicazione di una legge nazionale. «L’individuazione dei valichi interessati dalle rotte migratorie presenti nel territorio della Lombardia da sottoporre a tutela assoluta non richiedeva né ai consiglieri regionali, né agli altri soggetti coinvolti adempimenti strumentali, ma imponeva il raggiungimento di un obiettivo ben preciso, senza alcun margine di discrezionalità, dovendosi garantire l’obiettivo del divieto di caccia» ha spiegato l’avvocato Claudio Linzola della LAC.
Il Tribunale Amministrativo Regionale ha inoltre condannato la Regione Lombardia ed il Consiglio Regionale della Lombardia al pagamento delle spese di giudizio (4.000 euro complessivi) in favore della LAC, oltre ad oneri e spese generali, ponendo a carico della Regione stessa anche il compenso del commissario ad acta incaricato di individuare i singoli valichi montani da perimetrare. Sconfitte in giudizio anche sei associazioni venatorie che avevano affiancato la Regione coi propri legali.
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