Il fotovoltaico da balcone sta crescendo, in Europa
È una soluzione accessibile per l’autoproduzione di energia. Anche in Italia si registrano kit plug‑and‑play e incentivi fiscali e innovazioni tecnologiche, ma restano limiti legati alla resa e alla regolamentazione.
La tecnologia del balcony solar, nota anche come fotovoltaico plug‑in domestico o fotovoltaico da balcone, è in forte crescita. Si tratta di mini impianti solari, spesso costituiti da uno o due moduli, installati sul terrazzo o balcone della propria abitazione che si collegano direttamente a una presa elettrica o al quadro dell’abitazione, per produrre parte dell’energia consumata. In Germania questa modalità ha raggiunto oltre un milione di impianti registrati.
In Italia, al momento, non esistono dati pubblici dettagliati esclusivi per gli impianti “da balcone”, ma il mercato del fotovoltaico residenziale e su piccola scala mostra segnali positivi. Ad esempio sta crescendo l’offerta di kit specifici, e alcune aziende propongono soluzioni “da balcone” con moduli da oltre 300‑350 W. Complessivamente il nostro Paese conta oggi, secondo Italia Solare, circa 40 GW di capacità solare installata.
Inoltre, si registrano politiche che prevedono detrazioni fiscali per l’installazione di kit fotovoltaici anche su balconi o facciate, agevolando l’accesso all’autoproduzione. Diversi operatori italiani propongono dei “kit balcone” collegabili a presa elettrica, con possibilità di detrazione o prezzi scontati.
La diffusione di questi sistemi, come racconta un reportage su Reasons to be Cheerful, porta diversi benefici. Innanzitutto offre una forma accessibile di autoproduzione: anche chi vive in appartamento o in condominio può partecipare alla transizione energetica senza avere un tetto esclusivo o grandi investimenti.
Inoltre contribuisce a diminuire la bolletta elettrica domestica: consumando energia prodotta localmente, si riduce la dipendenza dalla rete e si tagliano costi. La scelta valorizza anche la consapevolezza ambientale: il singolo utente diventa un prosumer, attivo nella produzione di energia rinnovabile, contribuendo anche alla diffusione della cultura della sostenibilità. Infine, la semplicità di installazione (nel caso di soluzioni plug‑and‑play) abbassa la barriera dell’ingresso: pochi moduli, micro‑inverter integrato, connessione a presa, e poco iter autorizzativo in molti casi.
Non mancano però criticità che è bene considerare. Innanzitutto, la capacità di produzione è modesta: questi impianti sono progettati per fornire solo una parte del fabbisogno domestico diurno. Inoltre, la resa dipende fortemente da condizioni quali esposizione al sole, inclinazione, ombreggiamenti, orientamento e struttura architettonica: un balcone rivolto a nord o molto ombreggiato otterrà risultati significativamente inferiori.
Sul piano regolamentare, pur essendo semplificata rispetto ai tetti tradizionali, l’installazione richiede comunque la comunicazione al condominio o al gestore e l’osservanza di limiti (ad esempio potenze massime) per la connessione alla rete.
Ad ogni modo, per chi vive in appartamento o condominio, installare un kit fotovoltaico da balcone può rappresentare una scelta concreta di partecipazione alla transizione energetica: riduce i costi di energia, accresce l’autonomia e ha un impatto positivo ambientale.
Ma è sempre importante ricordare che non esiste una scelta migliore a prescindere fra fotovoltaico sul tetto, sul balcone, o altre forme di produzione di energia rinnovabile come le Comunità energetiche rinnovabili. In questi casi la risposta giusta è sempre “dipende”: dal contesto, dall’esposizione, dalle relazioni fra condomini, dalle proprie abitudini e stile di vita e da tanti altri fattori.
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Scopri la nostra guida alle Comunità energetiche rinnovabili.






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