India: la polizia sfratta un villaggio dei Jenu Kuruba nella Riserva della Tigre di Nagarhole
Le autorità indiane stanno distruggendo le case degli indigeni che rivendicavano i loro diritti sui villaggi ancestrali.

Ieri, 18 giugno, oltre 250 persone tra guardie forestali, membri delle forze di sicurezza per la tigre e poliziotti hanno fatto irruzione nel villaggio di Karadikallu Atturu Kolli, l’insediamento all’interno della Riserva della Tigre di Nagarhole che i Jenu Kuruba hanno rivendicato il 5 maggio scorso. I Jenu Kuruba sono stati sfrattati con la violenza da Nagarhole più di 40 anni fa per fare spazio a una riserva della tigre, a maggio vi hanno fatto ritorno rivendicando i loro diritti sui villaggi ancestrali, in conformità con il Forest Rights Act (2006), una pietra miliare nella storia legislativa dell’India indipendente, il risultato della lunga lotta delle comunità marginali e tribali dell’India per affermare i propri diritti sulle foreste da cui tradizionalmente dipendevano.
Nonostante Il Forest Rights Act, molti popoli tribali vivono nella paura costante di essere arrestati, torturati e picchiati solo perché svolgono le loro attività quotidiane. I guardaparco li sottopongono ad atti di razzismo, violenze e abusi. Le grandi organizzazioni della conservazione sostengono questa situazione e affermano che i trasferimenti dei popoli tribali sono “volontari”, ma le prove dimostrano che, in molti casi, i trasferimenti sono, di fatto, sfratti forzati. Nel nome della conservazione, nelle riserve delle tigri vengono distrutte le vite di centinaia di migliaia di indigeni.
Nel caso dei Jenu Kuruba, nonostante i numerosi sfratti illegali, circa 6.000 di loro sono riusciti a resistere e a restare nel parco. La foresta di Nagarhole, che alimentano e custodiscono da generazioni, conta la seconda più alta concentrazione di tigri dell’intero paese. Il sistema di credenze dei Jenu Kuruba ruota attorno alla loro connessione con la foresta, con la fauna selvatica e con le loro divinità, comprese le tigri. Sono esperti conoscitori dei loro ambienti, raccolgono erbe medicinali, miele, frutta, verdure e tuberi, e la paglia e il bambù necessari per costruire le loro case.
La loro attenta gestione della foresta affonda le radici proprio in questa visione del mondo, che ha anche garantito nel tempo la sopravvivenza della tigre. A indurre il governo indiano a trasformare la terra dei Jenu Kuruba in una Riserva della Tigre fu proprio l’alto numero di tigri sane presenti nell’area, una delle popolazioni più numerose di tutto il Paese.
In India però il dogma della “conservazione fortezza” continua a essere dominante come in gran parte dell’Asia e dell’Africa. Le origini di questo modello di conservazione risalgono alla creazione dei parchi nazionali di Yellowstone e Yosemite, che avvenne negli Stati Uniti del XIX secolo e causò lo sfratto violento dei popoli Nativi Americani che vi vivevano.
Il Dipartimento indiano alle foreste, sostenuto dalla Wildlife Conservation Society – un’organizzazione statunitense da 300 milioni di dollari – e dall’organizzazione locale Living Inspiration for Tribals (LIFT) continua a usare leggi e approcci d’epoca coloniale per controllare le foreste con pugno di ferro.
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