L’Unione Europea ha lanciato il Patto Europeo per l’Oceano
Il Patto non introduce misure legislative immediate, ma getta le basi per una nuova legge europea sull’oceano – l’“Ocean Act” – da adottare entro il 2027.

Il 5 giungo, in occasione della Giornata mondiale dell’ambiente, la Commissione Europea ha ufficialmente adottato il Patto Europeo per l’Oceano, una nuova iniziativa pensata per riunire sotto un’unica cornice tutte le politiche dell’Unione relative agli ecosistemi marini. Il patto, annunciato per la prima volta lo scorso anno dalla presidente Ursula von der Leyen, rappresenta un passo politico ambizioso verso una governance più integrata e incisiva per la salute degli oceani.
“L’oceano è acqua, e l’acqua è vita. Ecco perché il patto è così importante per noi”, ha dichiarato von der Leyen, sintetizzando l’approccio della Commissione. Il testo, che sarà presentato il 9 giugno alla Conferenza delle Nazioni Unite sull’Oceano a Nizza, punta a rafforzare il ruolo dell’Europa nella difesa degli ambienti marini in un momento in cui le sfide ambientali, climatiche ed economiche legate al mare sono sempre più pressanti.
Il Patto non introduce misure legislative immediate, ma getta le basi per una nuova legge europea sull’oceano – l’“Ocean Act” – da adottare entro il 2027. Questa norma aggiornerà e integrerà la Direttiva per la Pianificazione dello Spazio Marittimo e fornirà un riferimento stabile per tutte le future azioni dell’UE nel settore. Parallelamente, verrà istituito un “Ocean Board” con il compito di monitorare l’attuazione degli obiettivi, coinvolgendo attori istituzionali, ONG e rappresentanti del settore marittimo.
Secondo il commissario europeo per la pesca e l’oceano, Costas Kadis, “l’oceano rappresenta più del 70% della superficie terrestre, ospita l’80% della biodiversità del pianeta e produce oltre il 50% dell’ossigeno che respiriamo”. Il mare, ha ricordato, è anche una risorsa strategica per l’economia dell’UE: circa il 74% del commercio estero europeo avviene via mare, e il 99% del traffico internet globale viaggia attraverso cavi sottomarini. La blue economy dà lavoro a circa cinque milioni di persone e sostiene la vita di molte comunità costiere e insulari.
Il Patto propone un approccio coordinato che parte da sei priorità strategiche: il ripristino degli habitat marini costieri, il sostegno all’industria marittima attraverso una “Blue Generational Renewal Strategy”, il supporto alle comunità insulari e remote, il rafforzamento della sicurezza marittima tramite una maggiore cooperazione tra le autorità europee, la promozione della ricerca scientifica legata agli oceani e l’ampliamento degli strumenti per la diplomazia marittima, in particolare contro la pesca illegale.
Tra gli obiettivi più innovativi del Patto, spicca la proposta di creare una riserva europea di carbonio blu – il carbonio immagazzinato negli ecosistemi marini e costieri – come strumento per contribuire alla lotta contro il cambiamento climatico. Il documento sottolinea inoltre l’importanza di incentivare le energie rinnovabili offshore, lo sviluppo del trasporto marittimo pulito, l’acquacoltura sostenibile e la robotica subacquea, delineando un orizzonte tecnologico ed economico orientato alla sostenibilità.
Sebbene il Patto non definisca nel dettaglio nuove misure vincolanti per la protezione delle aree marine, la Commissione insiste sulla necessità di migliorare l’attuazione della legislazione già esistente e incoraggiare gli Stati membri a rafforzare la gestione delle aree protette. Il tutto sarà accompagnato, secondo quanto anticipato dal commissario Kadis, da una revisione della politica comune della pesca e da un nuovo progetto per la pesca e l’acquacoltura sostenibili al 2040, con un focus sulla piccola pesca.
Con questo Patto, Bruxelles tenta di riaffermare la centralità dell’oceano non solo come ecosistema da preservare, ma come fondamento economico, sociale e strategico dell’Unione. Ora la sfida sarà tradurre le intenzioni in misure concrete.
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