Caccia, 55 associazioni e scienziati dicono no al ddl “sparatutto”. “Danneggia la natura, non votatelo”
In un appello chiedono ai politici di boicottare il testo, sostenendo che siamo a un bivio per la politica ambientale del paese, per la tutela delle norme internazionali, e per la convivenza tra esseri umani e natura.
Un cartello di 55 associazioni ambientaliste, animaliste, scientifiche ed escursionistiche ha lanciato un appello congiunto rivolto a tutti i parlamentari affinché respingano il disegno di legge 1552 sulla caccia, ribattezzato “sparatutto”. Criticano sia il merito che il metodo: sedute lampo, anche notturne, senza limiti, per approvare in fretta una riforma che allarga i limiti sui calendari venatori, sulle specie cacciabili e sposta poteri decisionali alle Regioni.
Secondo le associazioni, il testo non risponde a bisogni reali, non tutela gli agricoltori — come invece sostiene la propaganda governativa — ma li espone, al contrario, a nuovi rischi. Trasforma i territori in una “arena di caccia senza regole”, favorisce l’ingresso di cacciatori stranieri senza controlli e amplifica il pericolo di bracconaggio.
Tra gli emendamenti più contestati ci sono quelli che eliminano ogni riferimento alla protezione animale nel titolo della legge; che ampliano le specie cacciabili (stambecco, oca e piccione tra queste); che riaprono la pratica dei richiami vivi (uccelli tenuti in gabbia come esche per altri uccelli) o permettono l’uso di silenziatori. Si denuncia inoltre la possibilità di cacciare in spiaggia, in barca, su terreni ghiacciati e nei valichi montani, anche durante il periodo della migrazione prenuziale, aspetti che secondo gli esperti violano la Direttiva Uccelli dell’UE.
Particolarmente critica è la modifica proposta al ruolo dell’ente scientifico: il DDL ridurrebbe il parere vincolante di ISPRA, sostituendolo con comitati più controllati politicamente dal ministero competente, indebolendo così la base scientifica nelle decisioni su specie e periodi venatori.
Le associazioni sottolineano che, in un momento di crisi climatica, perdita di biodiversità e instabilità economica in agricoltura, questo DDL appare non urgente né prioritario, bensì pericoloso. Chiedono un dibattito trasparente e un testo che rispetti la Costituzione — in particolare l’articolo 9, che tutela l’ambiente — e le norme europee.
In risposta è partita anche una proposta di legge di iniziativa popolare per abolire la caccia, firmata da diverse sigle, che mira a rimodellare completamente la normativa sulla fauna selvatica, rafforzare la protezione dei grandi predatori come orso e lupo, e ampliare le aree protette. La proposta, presentata ad agosto, ha raccolto oltre 50mila firme in 48 giorni, superando quindi il traguardo per essere discussa in parlamento.
La posta in gioco va oltre la caccia: secondo chi si oppone, si tratta di un bivio per la politica ambientale del paese, per la tutela delle norme internazionali, e per la convivenza tra esseri umani e natura. Il dibattito parlamentare continuerà, ma le pressioni sociali e scientifiche rischiano di non lasciare margini per una riforma che ignori questi segnali.






Commenta l'articolo
Per commentare gli articoli registrati a Italia che Cambia oppure accedi
RegistratiSei già registrato?
Accedi