Il piano del governo per favorire la caccia selvaggia – 19/5/2025
Caccia senza regole, fiumi sempre più liberi, destra in crescita in Europa e nuove misure per le comunità energetiche.

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Fonti
#caccia
il Fatto Quotidiano – Fucili in spiaggia, spari di notte e controlli più difficili sul bracconaggio: Lollobrigida stravolge così la legge sulla caccia
#fiumi
The Guardian – Record number of river-blocking barriers removed in Europe, report says
#Romania
Domani – La Romania europeista vota in massa, il presidente è Dan. Ma Simion insiste: «Ho vinto io»
#Polonia
il Post – In Polonia il candidato del governo e quello sovranista sono molto vicini negli exit poll
#Portogallo
il Post – In Portogallo il centrodestra ha vinto le elezioni parlamentari
#Gaza
Il Fatto Quotidiano – Gaza, “ucciso Muhammad Sinwar, il capo di Hamas”. Israele: “Iniziata l’offensiva per il controllo della Striscia”
#comunità energetiche
Mase – Comunità energetiche, firmato il decreto che modifica la disciplina degli incentivi
#banca mondiale
L’indipendente – La Banca Mondiale si impegnerà a riparare i danni ambientali e sociali dei suoi progetti
Si potrà sparare nelle spiagge. Addirittura Regioni e ministero dell’Agricoltura avranno la facoltà di ridurre le aree protette a favore di quelle in cui sarà possibile cacciare. Si riaprono i roccoli e si liberalizzano i richiami vivi, favorendo il bracconaggio e il traffico illecito di avifauna. Si apre alla caccia senza regole nelle aziende faunistico-venatorie con il riconoscimento della licenza ai cittadini di Paesi esteri: in pratica la natura viene svenduta e diventa il parco giochi dei ricchi, italiani e stranieri.
Così sul Fatto Quotidiano di ieri Alberto Marzocchi descrive l’ultimo tentativo del governo di fare un favore alla lobby dei cacciatori con una riforma che se venisse approvata sarebbe davvero una aggressione devastante alla fauna selvatica e alla biodiversità. Parliamo del disegno di legge con cui il governo, e in particolare il Ministro dell’Agricoltura Lollobrigida, vogliono riformare la legge 157/92. Un disegno di legge che, se approvato, continua il giornalista, “segnerebbe una delle peggiori regressioni ambientali degli ultimi decenni, con gravi rischi di incostituzionalità e possibili procedure di infrazione da parte dell’Unione europea”.
Leggo ancora: “la fauna selvatica non viene più vista come un patrimonio della collettività da preservare, come prevede la legge attuale, ma, di fatto, viene considerata come proprietà di chi pratica un’attività ludica – la caccia – ora definita “attività sportivo-motoria con importanti ricadute” sociali, culturali ed economiche che “concorre alla tutela della biodiversità e dell’ecosistema” (un’affermazione priva di ogni fondamento scientifico). Questo è il quadro generale, all’interno del quale vengono introdotti poi punti molto specifici. E drammatici. Preparatevi perché sono tanti, ma sono tutti punti grossi, che non saprei riassumere in poche parole e necessitano di un minimo di spuegazione.
Innanzitutto si consente la riapertura dei roccoli, che sarebbero delle enormi trappole a cielo aperto per uccelli, costruite con degli alberi attorno a delle radure e vietate dall’Unione europea che, in passato, aveva persino aperto una procedura d’infrazione nei confronti del nostro Paese. E poi: vengono estese le specie da utilizzare come richiami vivi, ovvero quelle specie di uccelli che vengono piazzati per richiamare i propri simili a cui il cacciatore spara; si passa da 7 a ben 47 specie utilizzabili. In più si elimina ogni limite di possesso di volatili provenienti dall’allevamento.
Queste ultime due misure rendono quasi impossibili i controlli da parte dei forestali e favoriscono il bracconaggio e il già fiorente traffico illecito di avifauna. In pratica i cacciatori al momento possono avere solo pochi uccelli da richiamo e solo di poche specie e devono tutti provenire da allevamento, per evitare appunto un mercato nero e illecito di queste specie. Aumentando il numero di animali in possesso e il numero di specie fare questi controlli diventa molto più difficile. Infine vengono rimossi i limiti al numero di autorizzazioni regionali per la creazione di nuovi appostamenti fissi di caccia.
Proseguiamo perché siamo solo all’inizio. L’articolo 10, comma 6, stabilisce che d’ora in avanti si potrà cacciare “nei territori e nelle foreste del demanio statale, regionale e degli enti pubblici in genere”. Incluse quindi le spiagge! Che finora erano considerate aree protette. Danneggiando ovviamente la fauna, ma anche creando pericoli per chi questi luoghi li frequenta, escursionisti, cercatori di funghi, ciclisti e camminatori.
E a proposito di aree protette: lo stesso articolo introduce l’obbligo per le Regioni di verificare – entro 12 mesi dall’entrata in vigore della legge – la percentuale di territorio protetto “riportandola all’interno dei limiti previsti se superati”, considerando il 30% del territorio protetto di una regione come limite massimo e, addirittura, prevedendo un potere sostitutivo del ministero dell’Agricoltura (e non di quello dell’Ambiente) in caso di inadempienza. Tutto ciò – nota il giornalista del Fatto – si pone in contrasto con gli obiettivi assunti dall’Italia, in sede europea, che prevedono il raggiungimento del 30% – minimo – di territorio protetto entro il 2030.
Sempre l’articolo 10 inserisce un ulteriore nuovo aspetto da Far West. È semplice e suona così: le gare di caccia con cani e l’addestramento di cani con abbattimento di fauna selvatica non sono considerati esercizio venatorio e possono essere fatte sia a caccia chiusa sia di notte. Con due gravi conseguenze: il disturbo di specie durante i delicati periodi della nidificazione e l’aumento del rischio di atti di bracconaggio (o di uccisioni involontarie di specie protette). In aperto contrasto con la direttiva uccelli europea.
Così come si potrà cacciare al di fuori dei periodi di caccia anche nelle aziende faunistico-venatorie, “previa valutazione d’incidenza”. Una scelta politica, questa, che strizza l’occhio a una serie di importanti interessi economici. In pratica da tempo una delle branche di Coldiretti, l’associazione Agrivenatoria Biodiversitalia (di nuovo tornano i richiami a caso alla biodiversità), sta promuovendo la caccia privata in aziende nelle quali è possibile creare enormi introiti economici e che diventano attrattive per persone facoltose – italiane o straniere che siano – grazie all’assenza di regole e controlli. Non so se ricordate la storia Trump jr nella Laguna veneta che uccide una casarca. Ecco, parliamo di quelle robe lì.
Poi, all’articolo 18 viene eliminato il parere vincolante di Ispra, l’organo indipendente e scientifico per la protezione dell’ambiente, nell’adozione dei piani venatori delle Regioni. Al suo posto, viene introdotto il parere del Comitato tecnico faunistico-venatorio nazionale, un organo direttamente controllato dal ministero dell’Agricoltura e di nomina politica. Lo stesso articolo apre alla possibilità di estendere l’attività venatoria anche in primavera, in piena migrazione e dunque di nuovo in contrasto con la Direttiva Uccelli.
Infine, c’è un ultimo pezzetto non trascurabile. Il ddl arriva dopo che pochi giorni fa – ne abbiamo parlato anche nelle nostre news – il Tar della Lombardia aveva stabilito il divieto di caccia assoluto e immediato nei 475 valichi montani della regione, tagliando fuori migliaia di appostamenti fissi per l’avifauna, specialmente nel Bresciano e nella Bergamasca. Una sentenza che, potenzialmente, fa da apripista ad altre regioni. E presenta anche un trucchetto per aggirare questa sentenza.
In pratica il Tar diceva che sempre in ottemperanza alla Direttiva uccelli europea i valichi essendo aree di migrazione andavano protetti dalla caccia. Quindi molte di quelle zone sarebbero state trasformate in aree protette adesso. Il governo dice, ok, non si caccia sui valichi ma questa cosa vale solo se quei valichi sono “situati in una zona di protezione istituita in data antecedente al primo gennaio 2025″. Tradotto: solo in zone protette antecedenti alla sentenza. Quindi quasi nessuna.
Ecco qua. Questo è quanto. Il governo peraltro sembra avere una certa fretta di approvare la riforma. Lollobrigida lo ha detto chiaro e tondo, nei giorni scorsi, intervistato dal presidente di Federcaccia, Massimo Buconi: “La legge va cambiato entro agosto“. Perché entro agosto? Perché a settembre parte la stagione venatoria.
E quindi si ricorre a un altro escamotage, si lega la riforma della caccia al collegato ambientale della legge di Bilancio nella trattazione in Parlamento del nuovo disegno di legge. L’obiettivo è di chiudere la partita già a fine luglio o al massimo a inizio agosto, prima della pausa estiva. Col rischio che vengano eliminate le audizioni – in primis, quelle delle associazioni – e che i tempi vengano contingentati.
È una roba grossa. È una roba grave.
Tiriamo un attimo il fiato con una notizia invece molto positiva, che arriva dall’Europa. Il Guardian racconta un anno record per la libertà dei fiumi europei. Nel 2024, in Europa sono stati rimossi 542 ostacoli fluviali tra dighe, chiuse e sbarramenti: un numero mai raggiunto prima, con un incremento dell’11% rispetto al 2023. A rivelarlo è il nuovo rapporto annuale di Dam Removal Europe, la coalizione di ong che promuove il ripristino del naturale flusso dei fiumi.
Le strutture rimosse, erano spesso obsolete e inutilizzate, quindi inutili, insomma questa cosa non influisce sulla produzione di energia idroelettrica, e la loro rimozione consente ai corsi d’acqua di tornare a scorrere liberi dopo decenni di interruzione. Fra l’altro il rapporto sottolinea che il 90% delle barriere eliminate erano piccole strutture, spesso sotto i 2 metri di altezza: ostacoli semplici ed economici da rimuovere ma fortemente impattanti per fauna e qualità dell’acqua, soprattutto per i pesci migratori.
Questi risultati sono il frutto della legge quadro europea sulla restaurazione della natura,approvata nel 2023 con l’obiettivo di riportare 25.000 chilometri di fiumi a uno stato libero entro il 2030. I singoli Stati membri devono presentare un piano d’azione entro metà 2026 per spiegare come intendono raggiungere il traguardo, ma nel frattempo la rimozione delle dighe inutili è già in corso e sta accelerando.
Ieri è stata scritta la parola fine a una delle elezioni politiche più ingarbugliate degli ultimi tempi, quelle in Romania. Le elezioni presidenziali romene infatti sono state segnate da eventi straordinari. Il primo turno, nel novembre 2024, è stato vinto a sorpresa dal candidato antisistema e nazionalista Călin Georgescu, ma è stato annullato per presunte interferenze russe rilevate dai Servizi segreti.
La votazione è stata ripetuta, una roba abbastanza senza precedentei, Georgescu è stato escluso e a quel punto è tornato in corsa George Simion, altro candidato di destra, euroscettico e anti sistema, che al primo turno aveva raccolto le briciole ma che ha stretto una sorta di alleanza con Georgescu e quindi si è affermato al nuovo primo turno con circa il 40% dei voti.
L’establishment politico, rappresentato dai due partiti storici PSD e PNL, socialdemocratici e liberali, è uscito fortemente ridimensionato, e come sfidante al di Simion al ballottaggio ha prevalso sul filo di lana un altro outsider, Nicușor Dan, indipendente europeista e sindaco di Bucarest. Dan è una figura abbastanza avulso alla politica tradizionale, difficile anche da collocare, più di destra sul tema dei diritti civili ma appunto fortemente europeista. Che alla fine, a sorpresa, ha vinto!
Il motivo principale di questa vittoria sembra da ricercarsi nel fatto che hanno votato molte più persone che al primo turno, e questo probabilmente ha fatto la differenza. Il dato finale dell’affluenza è stato del 64,72 per cento, il più alto degli ultimi vent’anni. Contro il 53,2 per cento del primo turno. Simion ha contestato il volo e ha parlato di frode. Ma al momento non sembrano esserci indizi di frodi elettorali. Il risultato nel momento in cui registro non è ancora definitivo, magari domani ne riparliamo con qualche analisi in più, ma intanto questa sembra la situazione.
Anche in Polonia si è votato sempre ieri, sempre per le Presidenziali, ma per il primo turno. Una elezione che arriva al termine di una campagna elettorale caratterizzata da un importante slittamento a destra di tutto il panorama politico. Scriveva il Post alla vigilia del voto: “Negli ultimi mesi la campagna elettorale per le elezioni presidenziali in Polonia, il cui primo turno si tiene domenica, si è concentrata su temi e posizioni molto care all’estrema destra polacca, come la sicurezza e l’immigrazione: un netto cambiamento rispetto alle ultime elezioni legislative del 2023, dove i partiti avevano parlato soprattutto di diritti civili e di diritto all’aborto”.
Qui parliamo ancora di exit poll, che danno primi il candidato del blocco di centrodestra al governo, Rafał Trzaskowski, e quello del partito sovranista e di estrema destra Diritto e Giustizia (PiS), Karol Nawrocki: entrambi sono attorno al 30 per cento, con Trzaskowski leggermente in vantaggio. Quindi al di là di chi arriverà primo effettiva,mente, dovrebbero essere questi due candidati a contendersi la Presidenza al ballottaggio del 1 giugno.
Infine si è votato anche in Portogallo, dove gli exit poll danno al primo posto il centrodestra del primo ministro uscente, Luís Montenegro con una forbice fra il 29 e il 34 per cento. mentre il Partito Socialista e quello di estrema destra Chega! se la giocano per il secondo posto: rispettivamente tra il 21 e il 26 per cento, e tra il 20 e il 24 per cento.
Altre notizie importanti. Israele ha ulteriormente intensificato gli attacchi su Gaza e sembra che sia stato trovato il corpo del leader di Hamas Muhammed Sinwar. Con la cui caccia il governo Netanyahu giustificava le ulteriori aggressioni su Gaza. La sua probabile morte però al momento non sembra aver fatto grossa differenza. Nei prossimi giorni pubblicheremo un’intervista esclusiva agli organizzatori della Marcia verso Gaza. la grande iniziativa europea per entrare nella striscia come società civile e sbloccare gli aiuti umanitari.
Ieri si è insediato il nuovo Papa Leone XIV.
Il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto, ha firmato il decreto che introduce dovrebbe favorire le Comunità Energetiche Rinnovabili e le configurazioni di autoconsumo, estendendo gli incentivi ai comuni con popolazione inferiore ai 50 mila abitanti. Prevede inoltre una maggiore flessibilità nei tempi di entrata in esercizio dei progetti, la possibilità di richiedere un anticipo fino al 30% del contributo, e l’esclusione del fattore di riduzione in caso di cumulo con altri contributi, anche per le persone fisiche.
E la Banca Mondiale ha pubblicato per la prima volta un quadro normativo finalizzato a gestire e riparare i danni ambientali e sociali causati dai progetti finanziati attraverso le sue filiali dedicate al settore privato.
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