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11:02 21 Maggio 2025 | Tempo lettura: 3 minuti

Suicidio assistito, in Francia sono state votate le cinque condizioni che rendono un paziente idoneo

In Francia si vota per il suicidio assistito. Approvate le cinque condizioni necessarie per essere idonei al fine vita.

Autore: Redazione
suicidio assistito francia

Con 164 a favore e 103 contrari, i parlamentari dell’Assemblea nazionale francese hanno approvato l’articolo chiave che definisce le condizioni necessarie affinché un paziente possa avere diritto all’assistenza al suicidio. Il diritto sarà concesso agli adulti, francesi o residenti, se soffrono di una “malattia grave e incurabile” in fase “avanzata” o “terminale”, se presentano “sofferenze fisiche o psichiche” e se sono in grado di esprimere liberamente e consapevolmente la propria volontà.

Tre giorni di accesi dibattiti sulle cinque condizioni che sono state poi adottate. Ad esempio, per l’autore del disegno di legge, Olivier Falorni, il diritto al suicidio assistito “deve far parte di un pacchetto di cure completo” che solo una persona residente può ricevere. Secondo i deputati di sinistra seguire il criterio della residenza legale è un attacco all’universalismo del sistema di protezione sociale in Francia.

La terza condizione richiede che la persona soffra di “una malattia grave e incurabile, qualunque ne sia la causa, che metta in pericolo la vita, in fase avanzata” o “terminale”. Anche il concetto di “fase avanzata” è stato oggetto di dibattito: per alcuni parlamentari sarebbe troppo vago.

Secondo una definizione adottata dall’Alta Autorità per la Salute (HAS), la fase avanzata sarebbe “l’entrata in un processo irreversibile caratterizzato dal peggioramento dello stato di salute del malato che ne compromette la qualità della vita “. Per gli oppositori del testo questa nozione aprirebbe la possibilità del suicidio assistito ai pazienti che hanno ancora diversi anni di vita

La persona che richiede il suicidio assistito deve essere in grado di esprimere la propria volontà in modo libero e consapevole per iscritto o con qualsiasi altro mezzo di espressione adatto alle sue capacità. Sono stati respinti tutti gli emendamenti volti a riconoscere la possibilità di richiederlo tramite direttive anticipate al paziente e/o a una persona di sua fiducia.

Per la deputata Danielle Simonnet, ecologista e membro del gruppo sociale, impedire che le direttive anticipate vengano prese in considerazione significa assumersi il rischio che una persona chieda una “morte anticipata” prima che la sua capacità di discernimento sia compromessa. Il dibattito, comunque, non si è ancora concluso, riprenderà martedì 27 maggio. Restano ancora da esaminare oltre 1.200 emendamenti. 

In Italia, con la sentenza 242/2019 della Corte costituzionale, è possibile richiedere il suicidio medicalmente assistito, ovvero l’aiuto indiretto a morire da parte di un medico. Le condizioni richieste sono quattro: la persona che ne fa richiesta deve essere pienamente capace di intendere e volere, deve avere una patologia irreversibile portatrice di gravi sofferenze fisiche o psichiche, e deve sopravvivere grazie a trattamenti di sostegno vitale. 

Il Parlamento italiano non ha ancora legiferato sulla regolamentazione del suicidio assistito, solo la Toscana, la Puglia e l’Emilia-Romagna hanno approvato delibere regionale che ne disciplinano le procedure organizzative.

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