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7 Maggio 2025
Podcast / Io non mi rassegno

Caso Cavanna: quando la politica si ribella all’odio di genere – INMR Liguria #17

È tempo di nuove elezioni a Genova, ma a far parlare più dei programmi politici è la violenza verbale sessista. Al centro della questione è Silvia Cavanna, candidata consigliera del Pd al comune di Genova che denuncia e si ribella agli insulti ricevuti sui social, attraverso un video. Un caso isolato?
Parliamo anche degli eventi che hanno coinvolto nelle settimane scorse molte città liguri in occasione della Giornata Mondiale della Terra, di sovraffollamento turistico in Liguria partendo da uno studio europeo e di nuove specie aliene in Liguria.

Autore: Emanuela Sabidussi
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L'articolo si trova in:

Negli ultimi giorni, Silvia Cavanna, ingegnera trentatreenne e candidata del Partito Democratico al Consiglio comunale di Genova, ha denunciato pubblicamente una serie di insulti sessisti ricevuti sui social media. Attraverso un video condiviso online, Cavanna ha mostrato lo screenshot di alcuni dei commenti offensivi. cancellando solo il cognome delle persone che la invitavano a “tornare in cucina” o la definivano con appellativi volgari e offensivi, come tra i commenti più soft “Cosa vuole questa gallina”, “Monnezza”, “vai a pulire i wc”, “Vai a cucinare”, “Vai a scuola zecca”.

Ma Cavanna non si è limitata a riportare i commenti, ha anche sottolineando come la maggior parte di questi commenti provengono da uomini apparentemente “normali”, alcuni di questi hanno nelle loro foto profilo figli o nipoti.

Silvia Cavanna non è sola, negli ultimi anni abbiamo assistito ad un numero considerevole di episodi di attacchi sessisti rivolti a donne impegnate in politica. E gli esempi arrivano anche da figure di spicco nella politica nazionale ed internazionale. In Italia, ad esempio, figure come Laura Boldrini, ex Presidente della Camera, hanno subito minacce e insulti sessisti, tanto da spingerla a pubblicare i nomi degli autori e a intraprendere azioni legali . Anche la sindaca di Roma, Virginia Raggi, è stata più volte oggetto di offese sessiste durante il suo mandato.

A livello internazionale, la famosa candidata alla presidenza degli Stati Uniti, Kamala Harris, ha affrontato attacchi sessisti e razzisti, specialmente durante la campagna elettorale del 2020. In Nuova Zelanda, la premier, ha ricevuto critiche sessiste.

Le donne in politica sono infatti sempre più spesso bersaglio di hate speech online. Secondo una ricerca del Luiss Data Lab, le politiche di genere femminile in Italia ricevono una quantità significativamente maggiore di commenti tossici rispetto ai loro colleghi uomini, con attacchi che spesso mirano proprio alla loro identità di genere.

Le donne in politica sono quindi soggette a un’aggressività verbale e comportamentale più intensa rispetto ai loro colleghi maschi. E questo è quanto emerge anche da uno studio redatto dalla Luiss Data Lab, sulla tossicità nei tweet rivolti ai politici italiani durante la campagna elettorale per le politiche del 2022.

Il team di ricercatori ha esaminato oltre 163 mila post pubblicati su Twitter, tra il 20 luglio e il 22 agosto 2022, in risposta ai 20 tweet più popolari di 123 politiche donne e 121 politici uomini. L’analisi dei dati ha evidenziato una disparità di genere nel modo in cui il linguaggio tossico si manifesta online, con le donne che risultano, molto più degli uomini, il bersaglio privilegiato di attacchi da parte degli stessi gruppi di utenti, suggerendo la presenza di un gruppo misogino di hater online.

E l’essere donna è argomento oggetto dei messaggi tossici. Un’analisi approfondita delle parole utilizzate nei tweet rivela che l’essere “donna” è un argomento di discussione spesso affiancato da termini abusivi. Il sostantivo compare come oggetto di verbi come “violentare”/“stuprare” e “colpire”, che incutono paura e connotazioni sessuali.

Lo studio evidenzia anche alcune tendenze dell’hate speech che cambiano a seconda del partito di appartenenza del proprio target. Nei confronti delle donne dei partiti democratici, sono più diffusi casi di discorso razzista, in cui il riferimento a gruppi etnici è usato per indicare un basso status sociale.

Quando si parla di Fratelli d’Italia, l’accusa più frequente è quella di essere “fascista”, mentre per ItaliaViva si insiste sugli insulti che fanno riferimento metaforico agli escrementi e sull’espressione idiomatica “andare a zappare la terra”.

Insomma, gli insulti rimangono, ma a variare sono gli elementi presi di mira e la modalità di espressione del disprezzo nei confronti delle vittime.

Silvia Cavanna ha dichiarato di sentirsi “privilegiata” per poter denunciare pubblicamente questi abusi, ma ha anche sottolineato che molte altre donne non hanno la stessa possibilità. Questi episodi evidenziano la necessità di un impegno collettivo per contrastare il sessismo, promuovere il rispetto e garantire un ambiente politico inclusivo e sicuro per tutti. La politica, come ogni aspetto della vita quotidiana, dovrebbe poter essere vissuta da chiunque con la stessa serietà, professionalità e adeguatezza, indipendentemente dal genere.

Si parla molto delle quote rosa, ma la necessità è quella di andare oltre, ovvero potersi concentrare sulla meritocrazia, sulle proposte, su ciò che le persone hanno da apportare come valore aggiunto, e il genere, come l’orientamente sessuale, le peculiarità estetiche, il colore della pelle, la provenienza geografica, dovrebbero essere elementi non solo di secondo piano, ma non rilevanti.

Arriveremo a quel punto, ma fino ad allora è responsabilità di tutti e tutte tutelare e supportare chi è vittima di violenza verbale, che sia essa sessista, razzista o omofoba, perché come ha ribadito la candidata Cavanna: “Non si tratta di un fenomeno isolato, è la quotidianità. E, nonostante tutto, io sono privilegiata. Perché le sorelle con la pelle non bianca o con background migratorio, le sorelle trans o in generale appartenenti alla comunità lgbtqia+, o le sorelle con disabilità affrontano di molto peggio, tutti i giorni, soprattutto quando decidono di scendere in piazza o esporsi sui social media con le proprie idee. Si può agire violenza anche con le parole. E se non vedete il problema o se, vedendolo, lo ignorate, siete – anche voi – parte del problema”.

Nel mese di aprile circa 10mila volontari hanno attraversato l’Italia in occasione della 55ª edizione della Giornata Mondiale della Terra istituita dalle Nazioni Unite.
E anche la regione Liguria è stata protagonista, con varie associazioni e gruppi di cittadini che si sono organizzati per l’occasione. Tra questi Plastic Free Onlus, l’associazione di volontariato impegnata nel contrastare l’inquinamento legato all’abuso di plastica, che ha dichiarato a fine eventi che in quei giorni sono stati rimossi circa mille kg di plastica e rifiuti, grazie a 115 volontari che hanno preso parte agli eventi organizzati..

Presso l’Auditorium San Francesco di Chiavari, si è tenuto l’evento “Custodi della Terra: Come prendersi cura del nostro Pianeta”. L’incontro ha visto la partecipazione di esperti che hanno discusso di pratiche sostenibili, tra cui la costruzione in pietra a secco e l’agricoltura sostenibile, offrendo spunti concreti per la tutela dell’ambiente

Il Comune di Lerici ha celebrato l’Earth Day evidenziando le iniziative ambientali intraprese, tra cui il progetto “Smart Bay” nella baia di Santa Teresa. Questa iniziativa, realizzata in collaborazione con enti scientifici come ENEA e CNR, mira a trasformare la baia in un laboratorio naturale per la ricerca scientifica e la sostenibilità, promuovendo un ecosistema costiero carbon neutral. Altre azioni includono la pulizia dei fondali portuali e la promozione della mobilità sostenibile.

Il Serravalle Designer Outlet ha organizzato una giornata dedicata all’educazione ambientale per i più piccoli. L’evento ha incluso workshop e laboratori sul riciclo, la raccolta differenziata e l’importanza delle api nell’ecosistema. Inoltre, è stato presentato il progetto “Integrated Biodiversity Assessment” per valutare e mitigare i rischi legati alla biodiversità nelle aree circostanti.

Queste sono alcune delle iniziative organizzate nelle ultime settimane. Mi sono sembrate un ottimo segnale che riflette l’impegno della Liguria e dei e delle liguri nel promuovere la sostenibilità ambientale e nel coinvolgere attivamente la comunità nella tutela del territorio.
Buona Giornata Mondiale della Terra, anche se in ritardo, sperando diventi una ricorrenza su cui riflettere quotidianamente.

Parliamo di turismo, anzi di overtourism e lo facciamo in occasione della pubblicazione della quinta edizione dell’Osservatorio che analizza come evolvono i comportamenti, le tendenze e le aspettative dei viaggiatori italiani ed europei per motivi di vacanza e lavoro.
L’indagine ha coinvolto oltre 5mila partecipanti provenienti da Italia, Francia, Germania, Spagna e Regno Unito, utilizzando un approccio innovativo che combina domande esplicite con test psicologici impliciti per sondarele motivazioni inconsce che influenzano le scelte di viaggio.

L’edizione 2025 dell’osservatorio ha incluso per la prima volta nuove dimensioni di analisi quali ad esempio proprio l’impatto dell’overtourism sulle scelte di viaggio future. Cosa ne è emerso? Che il fenomeno del sovraffollamento, tema molto conosciuto per le mete turistiche liguri, nelle destinazioni è una preoccupazione che influenzerà le scelte di ben 4 viaggiatori su 5.

A questo proposito, la maggior parte dei viaggiatori europei intervistati limiterà gli spostamenti nei periodi di alta affluenza pianificando viaggi durante la bassa stagione (quasi la metà di loro), soprattutto tra i Baby Boomer, cioè quelli nati tra gli anni ‘40 e ‘60.

Il tema dell’overtoururism è un tema molto conosciuto in Liguria, e per quanto sia esponenziale in alcune località, è ormai diffuso in molte cittadine costiere, diventate più o meno iconiche e di moda, con risvolti importanti (e negativi) per abitanti e ambiente, soprattutto in aree come le Cinque Terre, Portofino e Genova. Questo ha causato sia sovraffollamento: pensate che tre province liguri su quattro sono considerate ad alto rischio di sovraffollamento turistico. L’unica a “salvarsi” sarebbe quella di Genova, che nonostante il flusso continuo diretto soprattutto nel Golfo Paradiso e nel Tigullio è in grado di far fronte all’impatto che il turismo di massa ha sulla qualità della vita locale e sulla sostenibilità.

Ma una conseguenza importante è anche la gentrificazione, ovvero quel processo socio-economico urbano in cui quartieri popolari e storici, spesso caratterizzati da bassi livelli di reddito e da un’identità culturale forte, vengono ristrutturati e valorizzati, attrattivi per classi sociali più elevate, portando a un aumento dei prezzi degli immobili e degli affitti. Questo fenomeno si traduce spesso nella sostituzione degli abitanti originari con nuove persone, creando un cambiamento radicale nel tessuto sociale ed economico del quartiere

Non per ultime le pressioni ambientali che l’overturism porta: l’incremento del turismo ha messo sotto forte stress le risorse naturali e i servizi locali, con effetti negativi anche sulla qualità della vita dei residenti.

La Liguria si trova di fronte alla necessità di bilanciare la crescita del settore turistico con la tutela del territorio e il benessere delle comunità locali, orientandosi verso un modello di turismo più sostenibile e responsabile. E ora anche i dati delle nuove propensioni e scelte del turismo nazionale ed europeo ne sono una conferma. Ma come affrontare le sfide dell’overtourism? Alcune strategie, in parte già avviate, potrebbero essere orientate alla sostenibilità:

Destagionalizzazione: Promozione di eventi e attività fuori stagione per distribuire meglio i flussi turistici.

Sviluppo di aree interne: Incentivare il turismo nelle zone meno conosciute per alleviare la pressione sulle località costiere e valorizzare aree interne naturali.

E proprio per evitare bolle immobiliari e svuotamento dei centri cittadini, una regolamentazione degli affitti brevi: Implementazione di normative per bilanciare l’offerta turistica con le esigenze dei residenti.

Parliamo di allarme IAS (note come Invasive Alien Species) nel mar ligure: a raccontare la metamorfosi delle nostre acque è stata Valentina Giussani, biologa marina dell’Arpal, intervistata da ImperiaPost.

Ma cosa sono queste specie aliene? Si tratta di un gruppo non autoctono che, una volta stabilitosi, può compromettere in modo significativo l’equilibrio dell’ecosistema marino, la biodiversità e, in alcuni casi, la salute dell’uomo. Nel Mar Ligure, le segnalazioni si stanno inoltre moltiplicando: dal copepode asiatico, probabilmente introdotto attraverso le acque di zavorra delle navi, al branchiomma, un polichete originario del Mar Rosso che ha trovato un ambiente favorevole grazie al riscaldamento delle acque.

Leggo dall’articolo “Alcune specie sono ormai facilmente riconoscibili, come il granchio blu atlantico, già presente a La Spezia dal 2021 e, più recentemente, nel Ponente ligure. La sua rapida adattabilità e capacità riproduttiva lo hanno trasformato in un simbolo di questa problematica, tanto che si stanno valutando strategie di gestione che prevedano la sua raccolta a fini commerciali.

È importante prestare attenzione anche alle specie che si stanno espandendo a causa del cambiamento climatico e a quelle criptogeniche, il cui status rimane, secondo Imperia, incerto. Detto ciò, cosa possiamo fare noi, cittadini comuni, per affrontare una sfida così complessa? La biologa non ha dubbi: l’azione collettiva è essenziale. Piccole pratiche, come segnalare organismi insoliti, evitare di acquistare e introdurre specie esotiche, e prestare attenzione nei trasferimenti tra mari e ambienti acquatici, possono davvero fare la differenza, dati anche fattori come il cambiamento climatico, la globalizzazione del commercio e l’aumento della mobilità, che contribuiscono a rendere la questione ancora più complessa”.

Per chiudere questa puntata Valentina D’Amora, referente della redazione di Liguria che Cambia, ci guida ripercorrendo alcuni degli articoli pubblicati nel mese scorso.


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