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23 Maggio 2025
Podcast / Io non mi rassegno

La Corte Costituzionale riconosce i diritti dei figli di due madri – 23/5/2025

Dalla sentenza della Consulta sulla procreazione assistita alla stretta sulle e-cig nel Regno Unito, fino al mausoleo per Thomas Sankara in Burkina Faso.

Autore: Andrea Degl'Innocenti
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Questo episodio é disponibile anche su Youtube

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Trascrizione della puntata

Ieri è arrivata una sentenza molto attesa da parte della Corte Costituzionale. In pratica la Corte ha detto che è incostituzionale il fatto che la legge italiana al momento non preveda il riconoscimento automatico della madre non biologica nelle coppie di donne che hanno un figlio tramite procreazione medicalmente assistita all’estero.

Ok non so cosa si capisce detta così. Provo a spiegarla un po’ meglio. Attualmente in Italia l’accesso alla Procreazione Medicalmente Assistita, anche detta PMA, è riservato solo alle coppie eterosessuali, secondo la legge 40 del 2004. 

La PMA sarebbe un insieme di tecniche mediche utilizzate per aiutare persone con difficoltà a concepire un figlio. Tipo l’inseminazione artificiale o la fecondazione in vitro. Insomma tecniche mediche che favoriscono il concepimento.

La legge 40 del 2004 prevede che possano accedere a queste tecniche solo le coppie eterosessuali sposate o conviventi, in età potenzialmente fertile e con problemi certificati di sterilità o infertilità. Sono quindi escluse le coppie omosessuali e le donne single.

Questo porta molte coppie omosessuali – e anche donne single – a rivolgersi a cliniche all’estero, in paesi in cui queste pratiche sono consentite. Poi tornano in Italia e chiedono di registrare all’anagrafe i propri figli e le proprie figlie, in modo che il loro nucleo familiare risulti giuridicamente riconosciuto nel paese in cui vivono. Qui però si scontrano con un vuoto normativo: il riconoscimento del legame genitoriale tra il bambino o la bambina e la madre non biologica infatti non è previsto.

Come spiega il Post, “Dal momento che la legge italiana non prevede che le coppie dello stesso sesso possano avere e crescere dei figli, non è regolamentato nemmeno il riconoscimento del legame genitoriale: negli ultimi anni questo ha creato un grosso vuoto di tutele anzitutto per i figli e le figlie. In questi casi in Italia, soprattutto negli ultimi anni, l’unico genitore riconosciuto è stato quello biologico, mentre l’altro è considerato un estraneo, anche se ha firmato il consenso informato per far nascere quel bambino o quella bambina, assumendosene tutte le relative responsabilità”.

Significa, concretamente, che finora le mamme non biologiche potevano aver bisogno di una delega per poter andare a prendere i figli a scuola o in altre situazioni: firmare un permesso per una gita scolastica, un modulo per fare un vaccino, o magari iscriverlo in piscina, ma anche fare un viaggio insieme, almeno fino a quando non si ottenga una qualche forma di riconoscimento, cosa che può richiedere anni”.

Finora, infatti, per ottenere quel riconoscimento, l’unica strada era quella della stepchild adoption, ovvero quel percorso pensato per consentire a una persona di adottare il figlio o la figlia biologica del proprio partner, diventandone a tutti gli effetti genitore anche dal punto di vista giuridico. Solo che è un percorso spesso molto lungo, faticoso e incerto.

Ora però con questa sentenza cambia tutto. Perché la Corte Costituzionale afferma che il mancato riconoscimento di una delle due figure genitoriali lede i diritti di chi nasce. Parliamo del diritto a un’identità personale, alla stabilità giuridica del proprio status di figlio o figlia, e all’accesso ai diritti connessi alla responsabilità genitoriale. Insomma, la sentenza non riguarda la legittimità o il diritto di una coppia omosessuale di accedere alla procreazione assistita, bensì il diritto di un bambino o bambina di vedere riconosciute dalla legge entreambe le sue figure genitoriali.

L’articolo del Post sottolinea e spiega anche come tutta questa vicenda si sia intrecciata e confusa negli anni con il tema della gestazione per altri, ovvero una tecnica in cui una donna terza porta avanti una gravidanza per conto di altre persone che non possono avere figli.

Perché dico che queste cose si sono intrecciate? Perché ad esempio c’è stato un periodo qualche anno fa che è stato definito la “primavera dei sindaci” in cui molti primi cittadini – sfruttando i loro poteri – accettavano di registrare i figli con due madri all’anagrafe. Negli ultimi anni però, e in particolare sotto questo governo, sono state approvate una serie di sentenze restrittive per ostacolare questa prassi, con l’obiettivo principale però di colpire appunto la gestazione per altri, praticata in prevalenza da coppie di uomini. Ma le conseguenze di questa stretta hanno colpito anche molte coppie di donne che praticavano la procreazione assistita.

Quindi ecco, ricapitolando, è una sentenza che non riguarda tutte le coppie omosessuali, ma solo le coppie di donne che accedono alla procreazione assistita. Una pratica che per ragioni biologiche è inaccessibile agli uomini. E soprattutto è un passo in avanti importante per i bambini e bambine di queste coppie.

Fra l’altro contestualmente la Corte ha emesso anche un altro verdetto sempre sullo stesso argomento. Ha affermato che è invece legittimo – dal punto di vista costituzionale – vietare l’accesso alla procreazione medicalmente assistita (PMA) alle donne single, come stabilito dalla legge 40 del 2004. 

La Corte ha in pratica sostenuto che il divieto serve a tutelare il minore che nascerebbe da un percorso in cui manca “a priori” la figura paterna. Ma anche che non ci sono ostacoli costituzionali a un’eventuale apertura della PMA anche alle persone single. In pratica a detto, a noi va bene tutto su questo, decida il Parlamento, in un caso o nell’altro non c’è incostituzionalità.

Dal primo giugno in Gran Bretagna non sarà più possibile vendere sigarette elettroniche monouso. Se anche voi come me non siete del tutto avvezzi al tema delle sigarette elettroniche, sappiate che sì, esistono sigarette elettroniche usa e getta. Sono dei cilindri di metallo già pronti all’uso, con batteria e liquido inclusi, che durano 2-3 giorni e poi si buttano via.  

Il divieto nel Regno Unito riguarda sia la vendita nei negozi fisici che online, e arriva come risposta a una vera e propria emergenza ambientale e sanitaria.

Secondo i dati forniti da Material Focus, e citati da un articolo del Sole 24 Ore da cui sto prendendo questa notizia, ogni settimana vengono buttate via 8,2 milioni di e-cigarette usa e getta, che finiscono per lo più negli inceneritori, in discarica o – peggio – disperse in ambiente, nel solo Regno Unito. Si parla di 13 al secondo, una quantità impressionante che contribuisce all’inquinamento da plastica, ma anche al rilascio di sostanze chimiche e al rischio di incendi dovuto alle batterie al litio. 

E proprio le batterie al litio sono uno degli aspetti più critici: secondo lo studio, il litio contenuto nelle sigarette gettate basterebbe ad alimentare oltre 10 mila auto elettriche all’anno. Ma il loro riciclo è complicato e lento, perché devono essere smontate a mano, e questo rende il processo molto più lento della produzione industriale.

Fra l’altro, oltre all’impatto ambientale, c’è anche un tema sanitario: l’uso di sigarette elettroniche è cresciuto del 400% tra il 2012 e il 2023, soprattutto tra i giovanissimi. Secondo il ministro della Salute Andrew Gwynne, un quarto dei ragazzi tra gli 11 e i 15 anni ha usato uno svapo nell’ultimo anno, e la maggior parte preferisce proprio le versioni monouso. Il governo ha anche finanziato uno studio decennale su 100 mila giovani, per capire meglio gli effetti a lungo termine dello svapo sulla salute.

Il divieto arriva dopo una proposta iniziale del governo conservatore di Rishi Sunak, poi ripresa e portata avanti dal governo laburista di Keir Starmer. In caso di violazione, le sanzioni variano: si parte da multe da 200 sterline fino ad arrivare, nei casi recidivi, a condanne fino a due anni di carcere.

In tutto ciò, ricordiamoci che le cosiddette e-cig sono nate come strumento per smettere di fumare. Cioè dovevano aiutare le persone a smettere di fumare le sigarette tradizionali e invece sono diventate una nuova dipendenza. Se ci pensate è il solito meccanismo tipico di una società di mercato e competitiva. Nascono aziende che producono sigarette elettroniche, che hanno l’obiettivo di crescere il più possibile e crescere il più possibile non è un obiettivo compatibile con una soluzione transitoria per far smettere le persone di fumare.

Dopo quasi quarant’anni dalla sua uccisione, il Burkina Faso ha finalmente reso omaggio a Thomas Sankara, il presidente rivoluzionario assassinato nel 1987, insieme ad altri 12 compagni e forse una delle figure politiche più emblematiche e potenti della storia contemporanea, un Presidente che ha provato realmente a emancipare il suo paese dal colonialismo politico ed economico occidentale e dalla corruzione endemica. E che è stato ucciso.

Il 17 maggio, racconta L’Indipendente, a Ouagadougou (Uagadùgu), capitale del Paese, è stato inaugurato il mausoleo Thomas Sankara, un monumento alto oltre 7 metri che raffigura il leader in divisa militare, pugno alzato, nel luogo stesso dove fu assassinato: il Consiglio dell’Intesa.

L’inaugurazione, come spiega l’articolo, non è solo un atto simbolico. È un gesto politico, culturale e identitario che segna un ritorno della figura di Sankara nella sfera pubblica ufficiale, dopo decenni di rimozione voluta dai governi successivi, in particolare dal regime di Blaise Compaoré, salito al potere proprio dopo il colpo di Stato in cui Sankara fu ucciso.

Il progetto è stato voluto dalla giunta militare oggi al potere, guidata da Ibrahim Traoré, anche se il leader non ha partecipato all’evento, lasciando spazio alla memoria del presidente martire. Il mausoleo – a forma di occhio – ospita ora le tombe di Sankara e dei suoi 12 compagni, e rappresenta solo la prima fase di un più ampio Memoriale Thomas Sankara, che nei prossimi anni si estenderà su 14 ettari con una torre di 87 metri, museo, biblioteca, parco, laboratori e spazi espositivi.

La data dell’inaugurazione non è casuale: il 17 maggio 1983 Sankara fu arrestato per la prima volta, ma fu liberato pochi giorni dopo grazie alla mobilitazione popolare. Da lì, nel giro di tre mesi, nacque la rivoluzione che lo portò al potere. 

Anche alcune vie di Ouagadougou sono state rinominate in onore dei compagni di Sankara e un grande viale è stato intitolato a lui. Alla cerimonia sono stati sparati 21 colpi di cannone, sono state deposte corone e le autorità hanno parlato di “un dovere di memoria” verso chi ha lottato per un’Africa più giusta, libera e sovrana.

Una notizia che ci ricorda quanto la memoria sia un atto politico, e quanto la storia – anche quella dimenticata o repressa – continui a plasmare il presente.

Audio disponibile nel video / podcast

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