A Carnevale basta coriandoli e stelle filanti in plastica. Danni per la salute dell’uomo e l’ambiente
Da qualche tempo coriandoli e stelle filanti non sono più di carta ma in plastica. La Società italiana di medicina ambientale ha lanciato un appello denunciando i rischi ambientali e di salute.

Il carnevale è da sempre una festa legata al sovvertimento delle regole, alla diversità che si fa norma, alla sospensione della logica, ma questo non vuol dire che dobbiamo dimenticarci del buon senso o delle buone pratiche. A ricordarlo è la Società italiana di medicina ambientale, Sima, che ha denunciato le conseguenze per nulla trascurabili per l’ambiente e la salute umana dell’uso di coriandoli in plastica. Da sempre realizzati in carta, che si decompone nel giro di qualche settimana, da qualche tempo sono creati in materiali plastici che impiegano anche 600 anni per degradarsi.
Il motivo è semplice: il ricorso a sostanze metallizzati o fosforescenti e coperture in glitter rende i coriandoli e le stelle filanti più attrattivi. Se l’appello rivolto dall’associazione ai sindaci di tutta Italia non è stato accolto ovunque, in alcuni comuni come Venezia è stato vietato l’uso di coriandoli e stelle filanti in plastica.
Oltre all’impatto ambientale ci sono anche rischi sanitari. Le microplastiche sono ormai onnipresenti, vengono rilasciate infatti ovunque. Una volta in mare, ad esempio, queste sostanze vengono ingerite dalla fauna arrivando addirittura a modificare la catena alimentare, ciò avviene perché la plastica si scioglie impiegando diversi anni e fintanto che è in acqua può essere ingerita e accumulata nel corpo e nei tessuti di molti organismi.
La plastica ingerita da pesci, molluschi e crostacei finisce pure nei nostri piatti. La pericolosità non è solo per l’ambiente, ma anche per la salute dell’uomo e diversi studi scientifici lo dimostrano. Attraverso l’acqua che beviamo e gli alimenti che mangiamo ingeriamo una grande quantità di microplastiche che possono interferire con il sistema endocrino, respiratorio, nervoso e riproduttivo. Secondo lo studio, pubblicato sulla rivista Nature Medicine, condotto dagli scienziati della University of New Mexico Health Sciences, il quantitativo misurato dagli studiosi nel cervello umano è del 50% maggiore rispetto a 8 anni fa.
Nonostante non sia la prima volta che i ricercatori hanno trovato microplastiche nel corpo umano e in particolare nel cervello, il nuovo studio mostra che i pezzi di plastica stanno penetrando più in profondità nella corteccia frontale. La relazione ha anche dimostrato che il cervello sembra essere più suscettibile alle microplastiche rispetto ad altri organi. Un dato che fa rabbrividire anche perché direttamente proporzionale alla crescente concentrazioni al livello globale di plastica ambientale. Più plastica viene utilizzata, più ne viene buttata, direttamente o indirettamente, nei mari e maggiore quantità è presente nel nostro corpo.
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