Fatima Hassouna, la fotoreporter che voleva “una morte che facesse rumore”, uccisa in un attacco aereo a Gaza
La giornalista palestinese è morta insieme a dieci familiari. Aveva documentato la guerra a Gaza attraverso i suoi scatti. A breve un documentario sulla sua vita a Gaza sarebbe stato presentato a un festival di cinema indipendente parallelo a Cannes.

La fotoreporter palestinese, Fatima Hassouna, di 33 anni, è stata uccisa mercoledì durante un attacco aereo israeliano che ha colpito la sua casa nel nord di Gaza, causando anche la morte di dieci membri della sua famiglia, tra cui la sorella incinta. Conosciuta per il suo coraggioso impegno nel documentare la quotidianità sotto i bombardamenti, Hassouna desiderava che la sua eventuale morte avesse un impatto duraturo: “Se muoio, voglio una morte che faccia rumore”, aveva scritto. “Non voglio essere solo una notizia dell’ultima ora o un numero qualsiasi. Voglio che il mondo senta parlare della mia morte,voglio che venga udita dal mondo”. Parole che oggi risuonano con drammatica intensità.
L’esercito israeliano ha dichiarato che l’attacco mirava a un militante di Hamas, ma la comunità giornalistica solleva forti dubbi: secondo i colleghi Hassouna potrebbe essere stata presa di mira per il suo lavoro e per la partecipazione a un documentario sulla vita a Gaza. Il film, Put Your Soul on Your Hand and Walk, realizzato dalla regista iraniana in esilio Sepideh Farsi, sarebbe stato presentato in anteprima in un festival indipendente francese parallelo al Festival di Cannes. La pellicola racconta la vita quotidiana a Gaza attraverso le conversazioni tra Farsi e Hassouna, che era diventata, come ha detto la regista, «i miei occhi a Gaza… ardente e piena di vita».
«Ho filmato le sue risate, le sue lacrime, le sue speranze e la sua depressione», ha raccontato Farsi, colpita dalla notizia della morte della fotoreporter. «Fatima era più di una testimone: era una voce».
Anche i giornalisti a Gaza hanno reagito con dolore e rabbia. «Ha documentato i massacri con il suo obiettivo, tra le esplosioni e le sparatorie, catturando il dolore e le urla della gente nelle sue fotografie”, ha detto Anas al-Shareef, reporter di Al Jazeera. Miqdad Jameel ha invece invitato il mondo a guardare il lavoro di Fatima: «Le sue immagini raccontano la vita di Gaza, la lotta dei bambini in guerra. Testimoniano ciò che molti non vogliono vedere».
La morte di Hassouna si inserisce in un bilancio sempre più tragico per la stampa a Gaza Dal 2023, infatti, Gaza è diventata il conflitto più mortale per la stampa nella storia recente, con oltre 170 giornalisti uccisi secondo il CPJ, il comitato per la protezione dei giornalisti. Fatima Hassouna non è più tra noi, ma le sue immagini restano.
Per fermare il massacro, una organizzazione francese sta organizzando una marcia pacifica verso Gaza, mentre anche dentro Israele alcune persone sembrano iniziare a prendere coscienza del genocidio in corso, con una manifestazione a Tel Aviv, nel giorno della memoria della Shoah, in favore della popolazione palestinese.
Commenta l'articolo
Per commentare gli articoli registrati a Italia che Cambia oppure accedi
RegistratiSei già registrato?
Accedi