Cinisi ricorda Peppino Impastato ucciso 47 anni fa dalla mafia
Giornalista e attivista, Peppino Impastato è stato ucciso dalla mafia 47 anni fa. Un esempio di coraggio e impegno che Cinisi ricorda con eventi e manifestazioni.

47 anni fa a Cinisi veniva ucciso, appena trentenne, Peppino Impastato, lo stesso giorno in cui a Roma veniva ritrovato il cadavere di Aldo Moro. Solo dopo decenni, come mandanti dell’omicidio, per anni interpretato come suicidio, sono stati condannati il boss Gaetano Badalamenti e il suo vice Vito Palazzolo. Giornalista, attivista, anima sensibile vicina alle istanze delle persone più deboli, nonostante una famiglia mafiosa alle spalle, Peppino Impastato non ha mai avuto paura di dire la sua: ha fondato il giornalino “L’idea socialista” sequestrato dopo pochi numeri, il circolo “Musica e cultura” e Radio Aut.
Si è dato anche alla politica firmando definitivamente la sua condanna a morte. Tra i suoi bersagli preferiti, i mafiosi e in particolare lui, Tano Badalamenti. Nel ‘78 si era candidato alle elezioni comunali nella lista di Democrazia proletaria. Risulterà eletto il 14 maggio con 260 voti qualche giorno dopo il suo omicidio.
Si è soliti ricordare persone come Peppino Impastato nel giorno della sua morte. Accade lo stesso per Giovanni Falcone e Salvatore Borsellino. E in giorni come questi si parla di legalità, di lotta alla mafia e di uno Stato antimafia, dimenticando forse la resistenza di chi si è opposto, all’indomani di eventi come questi, alla prepotenza mafiosa, ogni giorno, tutti i giorni.
A partire da sua mamma, Felicia Bartolotta, che ha trasformato il lutto in resistenza, dando vita, senza saperlo, a quella che parecchi anni dopo sarebbe diventata Casa Memoria, un luogo di ricordo, di coraggio, di verità. Fu lei che lottò per fare in modo che il caso non venisse archiviato come suicidio, ma come omicidio mafioso. Pochi giorni l’assassinio del figlio, Felicia andò a votare violando il lutto che la voleva reclusa in casa.
Per ricordare e celebrare vi rimandiamo all’intervista che Daniel Tarozzi, insieme a Paolo Cignini, hanno realizzato qualche anno fa proprio a Cinisi, a Casa Memoria. Hanno incontrato Giovanni, fratello di Peppino, che da allora si fa portavoce di un messaggio di speranza. «Il fatto che oggi la casa di Badalamenti sia gestita da noi certifica che nonostante abbiamo pagato un prezzo altissimo, la mafia l’abbiamo sconfitta. Stare in questa casa significa dimostrare che abbiamo violato il suo regno e non è una cosa di poco conto. Non possiamo continuare a piangere i nostri morti con i ragazzi, ma dobbiamo spingere i giovani a fare qualcosa. Dare loro la fiducia. È un’occasione importante. Venti o trent’anni fa nessuno avrebbe scommesso che saremmo riusciti a entrare in questa casa».
E per l’occasione, come ogni anno, a Cinisi si svolgeranno celebrazioni, convegni, dibattiti, libri, musica, mostre e mobilitazione. Andate, se potete. Per ricordare e celebrare.
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