Abbonati. Sostieni l'informazione indipendente


Cose da sapere

Articoli fondamentali per comprendere problemi e soluzioni dell'Italia (e del mondo) che Cambia, cose importanti, cose da sapere.

I temi che trattiamo
In evidenza
Ambiente

Ambiente

Podcast

La redazione affronta e sviscera problemi e soluzioni del mondo contemporaneo, cercando di comprendere e interpretare la realtà in modo onesto e approfondito.

Ascolta
In evidenza
Soluscions

Soluscions

Ispirazioni

Storie, esempi, riflessioni stimolanti e replicabili per cambiare la propria vita e il mondo, per realizzare i propri sognie e apprezzare frammenti concreti di Italia che Cambia.

Leggi
In evidenza
Calabria sarai Tu

Calabria sarai Tu

Guide al cambiamento

Vuoi sapere tutto, ma proprio tutto su un determinato tema? Con le nostre guide al cambiamento puoi farlo scegliendo quanto e quando approfondire.

Leggi
In evidenza
Animali come noi: guida al benessere animale

Animali come noi: guida al benessere animale

Focus

Inchieste, reportage, approfondimenti verticali che - tra articoli, video, podcast e libri - ci aiutano a mettere a "focus" la realtà.

Leggi
In evidenza
Guerre nel mondo

Guerre nel mondo

La guerra è una guerra, è UNA guerra, è una guerra

Territori

Il giornalismo, quello vero, si fa consumandosi le suole delle scarpe per andare nei territori e toccare con mano problemi e soluzioni.

I portali territoriali
In evidenza

Sicilia


Gli strumenti del cambiamento

Bacheca cerco/offro

Per mettere insieme la domanda e l'offerta di cambiamento e costruire insieme il mondo che sogniamo.

Mappa delle realtà del cambiamento

Scopri le realtà incontrate durante i viaggi o segnalate dalla community ritenute etiche e in linea con la nostra visione.


Scopri italia che cambia
19 Giugno 2025
Podcast / Io non mi rassegno

Israele-Iran: in bilico fra la “scusa” del nucleare e l’intervento degli Usa – 19/6/2025

Israele bombarda l’Iran: dietro la scusa del nucleare si gioca una partita molto più grande. Che ruolo hanno davvero gli Usa e dove può portarci questa escalation?

Autore: Andrea Degl'Innocenti
Cover Rassegna Home 1130 x 752 px 46

Questo episodio é disponibile anche su Youtube

Guardalo ora

Ieri è stato il sesto giorno di bombardamenti reciproci fra Israele e Iran, dopo che l’esercito e l’intelligence israeliana hanno colpito Teheran con un attacco senza precedenti venerdì scorso. 

Col passare dei giorni alcune cose si sono chiarite, altre restano avvolte nel mistero. Qual è il vero obiettivo di questa azione? E qual è il ruolo degli Usa, sono tirati dentro per un braccio o sono i veri registi dell’operazione? E cosa dicono i risultati sul campo fino ad ora?

Partiamo dalla situazione. Al sesto giorno di bombardamenti reciproci è chiaro che la superiorità militare, strategica e di intelligence israeliana è schiacciante. C’è un video molto interessante sul canale YT del politologo e amico di INMR Aldo Giannuli in cui il politologo si confronta con l’esperto di Iran Alessandro Cassanmagnago (ve lo metto fra le fonti di questa rassegna) e i due spiegano che c’è una precisione incredibile con cui Israele ha attaccato i vertici militari iraniani. Una precisione che non è spiegabile solo con una maggiore potenza militare, con armi più efficaci o un migliore utilizzo dell’IA.

No, Israele ha colpito i vertici dell’apparato statale-militare e i tecnici nucleari, li ha uccisi andando a bombardare le stanze in cui dormivano. Ha organizzato attentati con auto esplosive nel centro di Teheran. Ha colpito le stanze dove si svolgevano riunioni strategiche. Significa che l’intelligence israeliana, il Mossad, sapeva tutto. Conosce nei minimi dettagli tutto l’apparato politico e militare iraniano dall’interno. Hanno colpito i siti di arricchimento dell’uranio, le riserve di gas e petrolio.

Significa che ha una estesa rete di informatori e agenti in incognito, infiltrati. Probabilmente è una presenza che risale persino agli Scià, ma che è stata potenziata e resa estremamente precisa negli anni. Come scrive il direttore di Limes Luca Caracciolo, “Nessun capo iraniano può essere oggi sicuro che il suo compagno di stanza non sia al soldo del Mossad”. 

Di contro i servizi iraniani, come spiegano Giannuli e Cassanmagnago, non ci hanno capito niente. Non solo non hanno capito niente di come funziona Israele, tant’è che gli attacchi iraniani sono stati molto poco efficaci, e hanno puntato sulla quantità, molto poco sulla precisione. Ma non hanno capito niente nemmeno di come proteggere i propri vertici.  

Israele ha colpito anche – racconta il Post – le infrastrutture energetiche iraniane danneggiando il principale deposito di carburante della capitale Teheran e un importante giacimento di gas. Ha attaccato anche i depositi di Shahran e di Shahr Rey, rispettivamente nella zona nordoccidentale e in quella meridionale di Teheran. L’Iran è tra i principali produttori ed esportatori di idrocarburi a livello mondiale: il settore è una fonte importante di entrate per il regime, e la decisione di Israele di colpire proprio queste strutture indica che gli attacchi stanno diventando ancora più duri e su larga scala. 

Quindi capi militari, attacco al programma nucleare, attacco alle infrastrutture energetiche. Un attacco gigantesco, a cui come dicevamo l’Iran ha reagito con bombardamenti molto scomposti, è vero che alcuni missili, nel mucchio hanno forato le difese israeliane, ma è poca cosa e spoprattutto non è stato colpito nessun obiettivo strategico. 

Questa differenza di forze in gioco fa ancora più impressione se si pensa che Israele è un Paese di appena 9 milioni di abitanti contro i 90 milioni dell’Iran.

Comunque, se prendiamo tutti questi fattori insieme è evidente che la motivazione ufficiale, ovvero che gli attacchi siano mirati a interrompere il programma nucleare iraniano, sia poco più di una scusa e che l’obiettivo sia molto più ambizioso (nell’ottica di Israele).

Vi aggiungo qualche elemento in più che rendono questa cosa evidente. Primo elemento: sono anni che il governo israeliano sostiene che l’Iran abbia ormai quasi raggiunto la bomba nucleare. leggo ancora dal Post: “Pochi giorni fa il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha giustificato l’inizio degli attacchi in territorio iraniano dicendo che servono a impedire all’Iran di riuscire a costruire una bomba atomica. Netanyahu ha detto che senza gli attacchi contro i siti nucleari iraniani, l’Iran potrebbe riuscirci nel giro di poco. È una tesi che però Netanyahu sostiene da 30 anni: il programma televisivo statunitense The Daily Show ha raccolto in un video diverse dichiarazioni tutte molto simili, che cominciano già nel 1995.”

E secondo i maggiori esperti mondiali, l’Iran sembra in realtà abbastanza distante dal raggiungere la capacità di avere ordigni nucleari. Leggo quanto scrive sul suo profilo Facebook Massimo Zucchetti, uno dei massimi esperti di nucleare in Italia che in un Post smentisce la versione israeliana in 8 punti. Vi leggo quelli più significativi:

1) L’Iran NON ha la bomba atomica. Non ci è neanche vicino, ad averla.

2) La IAEA ha ultimamente intensificato la frequenza delle sue ispezioni, dati i timori USA sulla non-adempienza dell’Iran ad alcune regolette, soprattutto sull’arricchimento dell’uranio. 3)  La IAEA è fatta apposta per quei controlli: dato che abbiamo “convinto” gli iraniani a firmare il Protocollo Aggiuntivo del Trattato di Non Proliferazione, ha potere di intromissione totale nel nucleare iraniano: ispezioni a sorpresa, controlli distruttivi, etc. sappiamo davvero tutto, anche quante volte vanno al bagno.

4) In 80 anni, la tecnologia nucleare bellica ha fatto molti passi avanti, non si parla più di “bombe atomiche” come ai tempi di Oppenheimer, ma di ordigni come minimo a tre stadi fusione-fissione-fusione termonucleare. La “bomba atomica” vecchio stile è solo più un innesco per le moderne bombe. E per queste, NON SERVE una bomba all’Uranio, ma al Plutonio weapons-grade a implosione.

5) Quindi tutte queste beghe sull’arricchimento dell’uranio sono senza senso, oggi la strada per dotarsi di un’arma termonucleare non passa più attraverso l’Uranio arricchito, ma attraverso il Plutonio: ln Iran in questo momento non c’è un grammo di Plutonio weapons-grade. Certamente, uno può in teoria pensare ancora a fabbricare una bomba all’uranio arricchito al 90%: è un vicolo cieco e da 70 anni non le fa più nessuno, però è sempre una atomica. Ma l’Iran è lontanissimo anche da questo: 90% è l’arricchimento richiesto per un ordigno come questo, la disputa USA-Iran riguardava se loro avessero superato il limite imposto dall’accordo sul nucleare iraniano, intorno al 3,5%. 

Quindi ecco, possiamo dirci con una certa sicurezza che anche se è possibile che l’Iran stesse arricchendo l’uranio in segreto, fosse ancora piuttosto lontano dall’avere fra le mani un’arma pericolosa. 

Cosa che invece non si può affatto dire di Israele! Torno sul Post, riassumendovi un po’: Israele possiede realisticamente un programma nucleare tra i più avanzati al mondo, che porta avanti da decenni in segreto, ignorando le richieste delle Nazioni Unite e senza aver mai firmato il Trattato di non proliferazione nucleare. Sì perché a differenza dell’Iran, Israele è uno dei cinque paesi al mondo a non aver firmato il Trattato di non proliferazione nucleare delle Nazioni Unite – che è il maggiore accordo internazionale per limitare la proliferazione di armi nucleari nel mondo -: gli altri sono India, Pakistan, Corea del Nord e Sudan del Sud.

Formalmente Israele non ammette di avere armi nucleari, ma le prove raccolte nel tempo – dalle immagini satellitari ai documenti diffusi da tecnici dissidenti come Mordechai Vanunu – non lasciano molti dubbi. Si stima che Israele disponga di circa 90 testate nucleari, con la capacità tecnica di costruirne diverse centinaia in più, e di montarle su missili, caccia e sottomarini.

Israele non ha mai ufficialmente testato le proprie bombe atomiche, anche se – anche qui – ci sono episodi sospetti come il cosiddetto “incidente di Vela” del 1979, quando un satellite americano rilevò due lampi al largo del Sudafrica, forse legati a un test nucleare congiunto Israele-Sudafrica. Negli ultimi anni, immagini satellitari hanno rivelato grandi lavori nel sito nucleare di Dimona, alimentando i dubbi su un possibile potenziamento del programma atomico.

Insomma, Israele da un lato bombarda l’Iran dicendo che è per via del nucleare, che l’Iran sostanzialmente non ha, dall’altro è piena zeppa di armi nucleari. Ma se l’arricchimento dell’Uranio non è la vera ragione della mossa israeliana, qual è?

Secondo Giuseppe Cucchi su Limes, l’attacco israeliano era tutt’altro che imprevisto, ma l’obiettivo in effetti lo era. Leggo: “Imprevisto semmai è stato l’obiettivo dell’azione, chiaramente diretta sin dal primo momento non soltanto contro i siti nucleari iraniani – seguendo su scala più ampia il copione delle azioni già condotte a loro tempo dalle Forze armate israeliane (Idf) in Iraq e in Siria – ma piuttosto mirata a sovvertire il regime iraniano degli ayatollah”.

L’idea israeliana per conseguire lo scopo è stata resa esplicita da alcuni messaggi del presidente Netanyahu indirizzati direttamente al popolo dell’Iran e pare sia quella di costringere l’avversario a una guerra che Teheran non ha alcuna possibilità di vincere. Innescando così un conflitto destinato a pesare oltremisura su una popolazione che ha già dato in numerose occasioni l’impressione di essere giunta al limite delle proprie capacità di sopportazione dell’attuale situazione religiosa e politica del paese. 

Il tempo e i risultati ci diranno se il calcolo di Netanyahu si rivelerà fondato o se ci troveremo di fronte a un episodio molto simile a quello verificatosi all’inizio della guerra russa con l’Ucraina, allorché il presidente Putin si illuse di poter giungere a Kiev in pochi giorni, se non in poche ore”. 

In tutto ciò gli Usa che fanno? Eh, qui viene uno dei punti più grossi. Perché all’inizio la sensazione di molti analisti è stata quella di un Presidente Trump tirato un po’ per la giacca in questa situazione da Netanyahu. Trump fino a poche ore prima era quello che spingeva per i colloqui, che stava trattando con l’Iran, che aveva riportato gli ayatollah sul tavolo delle trattative e che cercava un accordo diplomatico, cosa che aveva fatto storcere il naso e non poco a Netanyahu.

In un articolo dal titolo “Israele insegna come usare gli Usa” 

Ma a rendere totale la vittoria di Netanyahu è l’impatto del suo azzardo sulla postura americana. Negli ultimi due mesi Donald Trump aveva inferto diversi colpi bassi al primo ministro israeliano. Legittimando la Turchia come potenza regionale, concedendo a Erdoğan il vicereame siriano, negoziando con l’Iran, sospendendo la guerra agli huthi mentre questi facevano il tiro al bersaglio su Tel Aviv, congelando la normalizzazione tra Israele e Arabia Saudita. 

Netanyahu ha completamente riscritto le regole del gioco, dimostrando agli americani due cose. Israele può attaccare l’Iran anche senza il sostegno logistico e militare statunitense. E può farlo in modo devastante. Inoltre, ha restituito a Trump un colpo basso che vale per tutti quelli ricevuti nel recente passato: che senso ha negoziare con gli ayatollah riconoscendogli una posizione di forza che in realtà non hanno? Perché non tramortirli fino a prenderli per fame? Gaza docet. 

Tanto che il tycoon ha (malvolentieri) dovuto cavalcare la retorica di Bibi, annunciando molte ore dopo gli attacchi israeliani che “sapeva tutto” e intestandosi il successo dello Stato ebraico: voi iraniani non avete fatto l’accordo con me quando potevate farlo, ora se volete evitare altri attacchi israeliani non avete altra scelta che accettare il deal che vi propongo. Meglio, che a questo punto vi devo imporre.

Il fatto è che però, a un certo punto, Trump ha iniziato a rilanciare, a fare il poliziotto cattivo. È passato da quello tirato per la giacca a quello che tira. E ha fatto capire senza mezzi termini di essere disposto, forse intenzionato, a trascinare gli Usa in una guerra diretta contro l’Iran. 

Anche in questo caso, la “scusa” potrebbe essere il nucleare iraniano. Da anni Netanyahu chiede agli Stati Uniti di aiutare Israele a distruggere uno dei più importanti siti in cui l’Iran porta avanti la sua ricerca nucleare, cioè quello di Fordo, nel nord del paese. Il sito di Fordo si trova dentro a una montagna ed è quindi protetto da uno strato di roccia molto spesso. Si ritiene che soltanto gli Stati Uniti possiedano una bomba – e un aereo per trasportarla – in grado di distruggerlo, denominata GBU-57: è lunga 6 metri, pesa circa 14 tonnellate ed è in grado di penetrare nella roccia fino a 60 metri.

Euronews ha tracciato i movimenti di diversi aerei militari statunitensi da rifornimento, necessari per operazioni aeree su larga scala, che da giorni si stanno spostando dalle basi europee in direzione del Medio Oriente.

Secondo fonti militari gli Stati Uniti hanno anche mobilitato alcuni modelli di F-35, cioè i caccia più avanzati al mondo, e di F-15 dalla base militare dell’aeronautica britannica di Lakenheath, nel sud del Regno Unito. Alcuni F-16 sarebbero invece partiti da quella di Aviano, in Friuli Venezia Giulia.

Nel frattempo la retorica di Trump è diventata sempre più aggressiva e ha iniziato a chiedere una resa incondizionata di Teheran come unica condizione possibile per evitare l’intervento Usa. Ieri sera c’è stata anche questa situazione surreale con i giovcatori della Juventus, negli Usa per il mondiale per club, ricevuti dal Presidente Usa assieme all’allenatore Tudor, con Trump che si è messo a parlare di Iran e di possibili attacchi per 15 minuti buoni con i giocatori in piedi dietro di lui, praticamente in diretta mondiale. E sempre ieri sera, poco dopo, i media Usa hanno detto che il Presidente ha già approvato il piano di attacco all’Iran ma sta aspettando a dare l’ok all’attacco per vedere se Teheran si arrende prima.

Se capire un politico è sempre difficile, capire Trump è letteralmente impossibile. Come dice sempre Francesco Costa nella sua newsletter sugli Usa Da costa a costa, Trump fa il Trump. Difficile capire se era d’accordo fin dall’inizio e se forse, più probabilmente, si è fatto trascinare in questa situazione e ora per non passare per feso recita la parte di quello più duro, cattivo e convinto di tutti. Resta il fatto che in questo assurdo teatrino delle parti, si aprono nuovi scenari bellici inimmaginabili fino a pochi mesi fa.

Ci sarebbero tante altre cose di cui parlare ma oggi è andata così. Ne parleremo domani in rassegna o nelle nostre news, che vi invito a seguire. Ad esempio del Regno unito che depenalizza completamente l’aborto, anche oltre i 6 mesi di gravidanza. O del Risiko bancario in Italia. Della grave aggressione del governo indiano contro alcune popolazioni indigene. O ancora degli esami di maturità. Ne riparliamo.

Segnala una notizia

Segnalaci una notizia interessante per Io non mi rassegno.
Valuteremo il suo inserimento all'interno di un prossimo episodio.

Commenta l'articolo

Per commentare gli articoli registrati a Italia che Cambia oppure accedi

Registrati

Sei già registrato?

Accedi

Ultime news

Associazione OIA'Daniela BartoliniFrancesco BevilacquaLodovico BevilacquaFilippo BozottiSara BrughittaCecilia CamisassaCinzia CatalfamoPaolo CigniniFabrizio CorgnatiSalvina Elisa CutuliValentina D'AmoraEleonora D'OrazioAndrea Degl'InnocentiLisa FerreliFilòAngela GiannandreaChiara GrassoIndipEzio MaistoSelena MeliFulvio MesolellaPaolo PiacentiniSusanna PiccinElena RasiaAlessia RotoloEmanuela SabidussiMarta SerraDaniel TarozziValentina TibaldiPaolo TiozzoBenedetta TorselloLaura TussiRoberto ViettiLaura Zunica

Italia che Cambia

L’informazione ecologica dal 2004

Italia che Cambia è il giornale web che racconta di ambiente, transizione energetica e innovazione sociale in Italia. Raccontiamo storie che ispirano e spieghiamo i problemi con approccio costruttivo. Offriamo strumenti concreti per chiunque voglia essere parte attiva di questa trasformazione. È il punto di riferimento per chi cerca esempi di sostenibilità, etica imprenditoriale e iniziative civiche che dimostrano che un altro mondo non solo è possibile, ma è già in costruzione.

Abbonati Registrati
Associazione OIA'Daniela BartoliniFrancesco BevilacquaLodovico BevilacquaFilippo BozottiSara BrughittaCecilia CamisassaCinzia CatalfamoPaolo CigniniFabrizio CorgnatiSalvina Elisa CutuliValentina D'AmoraEleonora D'OrazioAndrea Degl'InnocentiLisa FerreliFilòAngela GiannandreaChiara GrassoIndipEzio MaistoSelena MeliFulvio MesolellaPaolo PiacentiniSusanna PiccinElena RasiaAlessia RotoloEmanuela SabidussiMarta SerraDaniel TarozziValentina TibaldiPaolo TiozzoBenedetta TorselloLaura TussiRoberto ViettiLaura Zunica