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27 Giugno 2025
Podcast / Io non mi rassegno

Pioggia di esclusioni dai fondi per lo spettacolo: Isola penalizzata – INMR Sardegna #84

Il taglio da parte del Ministero della cultura al mondo della danza e del teatro in Sardegna, la protesta dell’ASARP contro l’elettroshock, la proposta per garantire il diritto all’aborto e le nuove scoperte archeologiche a Sassari.

Autore: Redazione Sardegna che Cambia
sardegna cultura
L'articolo si trova in:

Trascrizione puntata:

Compagnie, rassegne e progetti di danza contemporanea e teatro, nell’Isola sono senza più fondi. Ne ha parlato in settimana Youtg, riportando quanto denunciato da alcune importanti realtà artistiche e culturali sarde che sono state escluse dalla graduatoria 2025 del Fondo Nazionale Spettacolo dal Vivo (FNSV) da parte del Ministero della Cultura. Secondo quanto dichiara l’assessora regionale alla cultura Ilaria Portas, il Ministero avrebbe escluso dal finanziamento triennale 2025-2027 sei progetti di danza su nove, ovvero il 60%:  un dato che fa della Sardegna la regione più penalizzata d’Italia. “La questione sembra avere un chiaro connotato politico – scrive l’assessora Portas – Risultano infatti essere stati penalizzati soprattutto gli organismi di regioni a guida progressista, che avrebbero ottenuto punteggi molto bassi da parte delle Commissioni ministeriali, pur avendo dimostrato negli anni una continua e comprovata qualità premiata da riconoscimenti e tournée nazionali e internazionali” Tagli che significano, per la maggior parte dei coinvolti, lo stop ai progetti in corso e un blocco forzato delle attività per mancati sostegni economici. Le conseguenze come scrive la giornalista marzia diana su Youtg sono gravissime e senza precedenti: un’obbligata riduzione dei posti di lavoro e tanti giovani artiste e artisti sardi costretti a fermarsi. Realtà che sono novità nel panorama artistico isolano ma anche realtà storiche del settore come Oltrenotte, S’Ala Sassari, Teatro di Sardegna, Fuorimargine. Tagli importanti che lasciano l’amaro in bocca per una situazione che, oltre a danneggiare economicamente gli operatori e operatrici culturali, sembra minare il diritto stesso alla continuità e alla crescita dell’arte in Sardegna. Abbiamo pensato di chiedere un commento alla notizia a Giulia Muroni, co-direttrice artistica di Fuorimargine, unico Centro di Produzione di Danza & Arti Performative della Sardegna riconosciuto dal Ministero della cultura. 

È all’ospedale San Martino e solo qui in Sardegna, che la terapia elettroconvulsivante (Tec), nota come elettroshock, continua a essere una realtà ospedaliera. Da anni, l’ospedale di Oristano mantiene questo primato isolano nell’applicazione di un metodo terapeutico che, pur tra discussioni e critiche, è oggi ancora un’opzione per casi psichiatrici specifici. Ne ha parlato in settimana La Nuova Sardegna perché è notizia degli ultimi giorni in fatto che la Asl ha deciso di istituire un nuovo incarico dirigenziale di «altissima professionalità» a uno specialista nella terapia elettroconvulsivante. Una mossa che ha immediatamente sollevato ferme proteste da parte delle associazioni della salute mentale tra cui ASARP, l’associazione sarda per l’attuazione della riforma psichiatrica presieduta da Gisella Trincas, presidente anche dell’Unasam, unione nazionale che rappresenta cinquanta associazioni impegnate sui temi della salute mentale in tutte le regioni italiane. Quello che Trincas chiede al commissario dell’Asl è inequivocabile: la revoca della delibera ma annuncia anche un intervento con l’assessore regionale alla Sanità, Armando Bartolazzi: «I pazienti psichiatrici di tutto hanno bisogno tranne che di scariche elettriche, ma di adeguati servizi sanitari. L’elettroshock è un residuo manicomiale: non ha dimostrato alcuna validità scientifica e nessun miglioramento concreto sono davvero stupita che lo si voglia ancora praticare». E sul fatto, rimarcato dai medici, che nel Nord Europa invece, la Tec sia molto diffusa, risponde: «È un argomento che non funziona perché sono nazioni che hanno ancora i manicomi». Sempre sulla nuova sardegna Trincas ha poi aggiunto che l’associazione da lei rappresentata sollecita da tempo un Piano regionale per la salute mentale condiviso e che «l’urgenza è potenziare i servizi territoriali con risorse umane, culturali e finanziarie. Al centro della cura devono esserci la persona, i suoi bisogni e la costruzione di rapporti di fiducia, intervenendo sui fattori sociali ed economici». Parole, quelle di Gisella Trincas, che riaprono un dibattito mai davvero sopito e che pongono l’attenzione su un nodo centrale della salute mentale in Sardegna: il bisogno urgente di un sistema di cura realmente inclusivo, dignitoso, attento alle esigenze della persona e radicato nel territorio. Mentre l’Asl difende la legittimità della propria scelta e rivendica l’efficacia della terapia elettroconvulsivante, le associazioni chiedono un cambio di rotta radicale. Noi come sempre vi terremo aggiornati e aggiornate.

Uno sguardo ora a quello che accade in regione anche perché è questa una notizia che nel leggerla ci ha fatto subito pensare all’approfondimento di Andrea Carboni che abbiamo pubblicato la settimana scorsa. Stiamo parlando del diritto all’aborto, all’interruzione volontaria di gravidanza, perché in settimana il consigliere regionale del Movimento 5 Stelle Gianluca Mandas ha reso noto di aver depositato una proposta di legge regionale in favore di chi sceglie l’interruzione volontaria della gravidanza. “La nostra proposta è chiara – ha dichiarato il consigliare – tutti gli ospedali pubblici dovranno istituire, laddove non siano già presenti, aree funzionali dedicate all’Ivg e le aziende sanitarie, nei concorsi, dovranno assumere personale non obiettore per questi reparti, con clausola di decadenza in caso di successiva obiezione di coscienza”. L’esponente del Movimento 5 Stelle poi afferma: “Non possiamo più tollerare che a tante donne venga ancora negata la possibilità di scegliere in serenità, sicurezza e rispetto. Questa non è solo una questione sanitaria. È prima di tutto un diritto da garantire: il diritto di essere ascoltate, curate, accompagnate. Senza ostacoli ideologici. Senza ipocrisie”. Quello che Andrea Carboni scrive però nell’approfondimento sull’Isola che trovate su www.sardegnachecambia.org (integrale su Indip), è innanzitutto che I dati sull’obiezione di coscienza in Sardegna sono incompleti e disponibili solo fino al 2021. In generale però, si registra una percentuale leggermente più alta rispetto alla media italiana. La maggior parte dei ginecologi sardi (61,5%) risultano obiettori contro una media italiana del 60,7%. Tra gli anestesisti si registra un tasso di obiezione del 41,3%, mentre tra il personale non medico la quota di obiettori si abbassa al 34,4%. Non si tratta di un qualcosa di fuori dall’ordinario, quello che infatti dobbiamo ricordare è che la 194, la legge italiana che regola l’interruzione volontaria di gravidanza, è la stessa che prevede anche la possibilità per il personale medico di sollevare obiezione di coscienza, rifiutandosi di praticare l’IVG. La proposta di legge presentata dal m5s andrebbe quindi potenzialmente a contrasto di un diritto, quello all’obiezione, che è altrettanto sancito per legge. C’è da dire però che la proposta non elimina il diritto all’obiezione, ma lo circoscrive, e che è sempre la 194 a imporre alle strutture pubbliche di garantire in ogni caso l’accesso al servizio di interruzione volontaria di gravidanza. Resta quindi il nodo centrale, che va oltre lo scontro tra diritti contrapposti. L’obiezione di coscienza è un diritto individuale, ma non può tradursi in un ostacolo sistemico, e ciò che oggi manca è una reale garanzia di accesso all’interruzione volontaria di gravidanza. E questo significa che il diritto all’aborto rimane più teorico che concreto.

Un viaggio nel cuore nascosto di Sassari, dove gli scavi archeologici in corso nei palazzi dell’Università stanno riscrivendo – letteralmente – alcune pagine della storia cittadina. A riportarlo in settimana è stata l’agenzia Ansa dopo che nel cortile dell’ex Estanco sono emerse importanti testimonianze medievali: frammenti di fortificazioni, torri perdute e strutture murarie che rivelano una Sassari in parte sconosciuta. A guidare le indagini è la funzionaria della Soprintendenza Nadia Canu, responsabile della tutela archeologica per il territorio di Sassari, che racconta come: “Negli scavi all’interno del cortile dell’ex Estanco, sono emerse le tracce della fortificazione medievale della città di Sassari, non solo quelle note e che ci aspettavamo. In particolare una delle torri quadrate citate da Enrico Costa come esistenti nel Settecento e già non più visibili alla fine dell’Ottocento”. Canu  racconta poi di “Un complesso con una torre tonda, la torre quadrata che abbiamo individuato all’interno dell’Estanco e la torre della Munizione, che corrisponde oggi al punto dove c’è largo Porta Nuova. Quindi quella porta è stata aperta nel circuito murario come quinto ingresso alla città nel 1616″. I materiali più recenti rinvenuti dagli archeologi raccontano di una città viva tra la fine del Quattrocento e il Seicento, e gettano nuova luce sulla nascita del Collegio gesuitico, nucleo originario dell’Università di Sassari. Una scoperta che non riguarda solo gli studiosi, ma tutta la comunità sassarese e sarda, anche perché conoscere le radici del proprio spazio urbano significa anche imparare a leggerlo, a rispettarlo e a sentirlo davvero casa.

Sardegna che cambia è il 7° portale regionale aperto da Italia che cambia. Nella rassegna stampa settimanale, oltre alle principali notizie raccontiamo gli articoli usciti sul portale sardo, vediamoli insieme:

Lunedì abbiamo inaugurato la nostra settimana di pubblicazioni con un articolo della nostra lisa ferreli che racconta della raccolta fondi comunitaria in corso a Cagliari. Qui, nel quartiere Villanova, la storia delle signore Rosaria ed Elisabetta racconta molto di più di una semplice emergenza abitativa. Due donne, custodi silenziose di una memoria collettiva, sono infatti state costrette a lasciare la loro casa a causa dell’inagibilità dello stabile, a ottobre 2024. Da allora sono ospitate in una struttura a spese del comune di cagliari, una struttura che è però temporanea e che ha una destinazione d’uso diversa da quella abitativa: non è casa, e soprattutto non è la loro casa. L’assenza delle signore rosaria e elisabetta è un vuoto che pesa nel cuore della comunità di cui una parte si è costituita comitato, mobilitandosi per ridare loro un’abitazione e restituire dignità a un pezzo di storia locale prima, alla parola “comunità” poi. Servono 40 mila euro, serve il sostegno di una collettività che non lascia indietro chi ha bisogno. Trovate la storia, le info utili e il link diretto alla raccolta fondi su www.sardegnachecambia.org 

Un viaggio che supera i confini delle percezioni, in cui adolescenti con e senza disabilità visiva si incontrano per condividere esperienze autentiche, lasciando dietro stereotipi e pregiudizi. Ce ne ha parlato la nostra Sara Brughitta in settimana, raccontandoci un progetto dal valore infinito. Si chiama Mizar, ed è nato nel 2021 da un’idea dell’associazione Punti di Vista, realtà già nota nell’isola per il progetto Vita da elfi, e che ha portato tredici giovani tra i 12 e i 18 anni ciechi e non alla scoperta di sé e degli altri attraverso attività multisensoriali, astronomiche, artistiche e di esplorazione della natura. Ogni passo di Mizar ha cercato di abbattere muri invisibili, promuovendo un’idea di inclusione reale, fatta di pari, senza ruoli imposti. Un’esperienza che ha trasformato il modo di percepire la diversità, aprendosi a una comunità più aperta e consapevole. Non perdetevi anche questo articolo, lo trovate sempre sul nostro portale

Mercoledì invece abbiamo dato spazio a una domanda altrettanto importante: perché non si prende in considerazione la produzione energetica fotovoltaica diffusa sui tetti e si privilegiano i grandi impianti eolici e fotovoltaici?  L’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico Onlus in merito lancia un allarme: la mancanza di una pianificazione strategica rischia di trasformare la transizione energetica in un’occasione di speculazione, con impatti devastanti su paesaggio, economie locali e identità culturale. Quello che dall’associazione ribadiscono è come secondo studi autorevoli, la superficie disponibile sui tetti dei nostri edifici potrebbe coprire gran parte del fabbisogno energetico richiesto, senza alterare il paesaggio o mettere a rischio presente e futuro delle comunità. Lo studio ENEA ad esempio, pubblicato sulla Rivista Energies a marzo 2023, afferma che per sopperire ai fabbisogni energetici dell’intero patrimonio residenziale italiano basterebbe realizzare pannelli fotovoltaici sul 30% dei tetti a uso abitativo. Perché allora si preferiscono soluzioni che rischiano di diventare solo grandi speculazioni? Riportiamo dati, studi e le riflessioni preziose del Grig nell’approfondimento a cura di Lisa Ferreli, sempre su www.sardegnachecambia.org 

Giovedì spazio alla rubrica della nostra Claudia Piras che parte stavolta da un qualcosa che probabilmente tutti e tutte abbiamo già percepito: in un contesto attraversato da forti tensioni geopolitiche e notizie che si susseguono con rapidità, i social media riflettono e plasmano la nostra percezione della realtà. Da contenuti che oscillano tra l’orrore e la leggerezza assoluta, emerge un quadro complesso che ci invita a riflettere su come raccontiamo il mondo, ma anche noi stessi. Del merito, ha parlato insieme ad Alberto Cossu, sociologo dei media e dei fenomeni digitali, che vive tra l’Inghilterra e la Sardegna, a partire dalla domanda: cosa ci sta succedendo? In questi tempi di confusione, venti di guerra e paura, il nostro rapporto con i social media si trasforma e adatta in modi che vogliamo provare a comprendere meglio. Tra le domande anche quanto i contenuti che consumiamo sono realmente rappresentativi di noi e quanto invece modellati dagli algoritmi? E, ancora, quale ruolo hanno i social nell’attivismo e nella presa di coscienza collettiva? Un’intervista preziosa, che vi consigliamo di leggere

E anche questa settimana in chiusura vi segnaliamo alcuni dei prossimi eventi sparsi nell’Isola:

  • Inizio dicendovi che il Museo MAN di Nuoro ha presentato diverse mostre nel periodo estivo, che sanno di Isola, identità e mediterraneo. Dal 27 giugno al 7 settembre ad esempio, si terrà la mostra-restituzione “ISCRA – Flotta culturale del Mediterraneo”, che conclude un anno di ricerca tra arte, territorio e comunità nella Planargia. una flotta di artisti ha esplorato il territorio della Planargia in un viaggio fra costa e mare, traducendolo in opere che mescolano linguaggi estetici e riflessioni antropologiche: stampa d’arte e archiviazione di patrimoni tradizionali, fotografia sperimentale, tracce acustiche e mappatura simbolica delle relazioni tra natura e società, scultura e indagine nei geositi della regione. Vi segnaliamo però anche che da oggi fino al 16 novembre 2025, sarà visitabile la mostra fotografica “Isole minori”, una grande mostra fotografica che riunisce sedici progetti di autori e autrici internazionali sul tema della rappresentazione dell’isola dall’inizio del nuovo secolo ad oggi. Esposizioni importanti che vi consigliamo di non perdere
  • ogni due anni la cittadina di Sanluri si anima di cavalieri e armigeri, di armature e lance, di cibi e attività artigianali medievali e domenica 29, è il momento. Ritorna infatti la rievocazione storica tra le più importanti e amare della Sardegna: “sa Battalla”. Con lei si commemora il grande scontro del 30 giugno 1409 tra l’esercito degli invasori aragonesi al commando di Martino il Giovane e quello del Giudicato di Arborea guidate da Guglielmo III di Narbona-Bas. Vinsero gli spagnoli e da allora la Sardegna non ebbe più un regno indipendente, e grazie anche all’influenza Pisana e Genovese, ci trovammo improvvisamente immersi nel lungo medioevo spagnolo. Medioevo che nella nostra isola terminò ufficialmente solo il 12 maggio 1838, al tempo dei Piemontesi e poco prima dell’Unità d’Italia. Trovate tutte le info sui canali del comune di Sanluri
  • • Vi suggeriamo anche un evento con più anticipo, ma molto importante. Il 4 luglio per l’anteprima del Festival Premio Emilio Lussu, La Giraffa, la libreria indipendente di siliqua, ospiterà Valentina Pisanty che, in dialogo con Francesco Bachis, presenterà il suo libro “Antisemita, una parola in ostaggio”. Un incontro importante e urgente. Il libro di Pisanty indaga le derive di senso che hanno trasformato il termine “antisemita” in un’arma retorica e politica, sottraendolo alla sua storia per piegarlo a usi strumentali. A partire da casi emblematici Pisanty invita a non smettere di distinguere, a difendere la complessità, a non confondere antisionismo e antisemitismo, perché l’uno non assolve né giustifica l’altro, ma confonderli serve solo a zittire il dissenso. Segnatevi la data: 4 luglio alle 19 a Siliqua

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