È morto José “Pepe” Mujica, il presidente contadino che insegnò al mondo la decrescita e la felicità
Addio a uno dei leader più amati della sinistra globale. Ex guerrigliero, contadino, filosofo popolare, presidente-poeta. Aveva 89 anni.

José Alberto “Pepe” Mujica, ex presidente dell’Uruguay, è morto all’età di 89 anni. Lo ha annunciato il presidente in carica Yamandú Orsi, che lo ha definito «presidente, attivista, guida e leader». Mujica era malato da tempo: un cancro all’esofago, diagnosticato nel 2024, contro cui aveva combattuto con la stessa dignità e sobrietà con cui ha vissuto tutta la sua esistenza.
Figura iconica della sinistra latinoamericana, Mujica ha incarnato una politica fatta di essenzialità, coerenza e profonda umanità. Eletto presidente nel 2009, guidò il paese dal 2010 al 2015, portando avanti riforme che resero l’Uruguay una delle democrazie socialmente più avanzate del mondo: legalizzazione della marijuana, matrimoni egualitari, depenalizzazione dell’aborto. Ma il suo vero lascito non si misura solo in leggi. Mujica rifiutò il palazzo presidenziale, donò gran parte del suo stipendio e continuò a vivere nella sua modesta fattoria a Rincón del Cerro, con la moglie Lucía Topolansky e la cagnolina Manuela.
Nato nel 1935, Mujica fu negli anni Sessanta uno dei fondatori dei Tupamaros, movimento ispirato alla rivoluzione cubana che passò dalla lotta sociale alla guerriglia urbana. Ferito in scontri a fuoco, incarcerato per 13 anni, torturato, trascorse lunghi periodi in isolamento durante la dittatura. Dopo la caduta del regime, si dedicò alla politica parlamentare, senza mai rinnegare il passato ma trasformando il dolore in proposta.
Il suo stile sobrio e la retorica aforistica lo resero un caso unico: era il presidente che parlava di felicità più che di PIL, simbolo della possibilità di mettere in pratica dal punto di vista politico idee rivoluzionarie come quelle del pensiero della decrescita, che ammoniva contro il consumismo e che definiva la vita «una meravigliosa avventura». Anche nel suo ultimo intervento pubblico, rassegnato ma mai tragico, disse: «Un guerriero ha diritto al riposo».
Con Mujica se ne va molto più di un ex capo di Stato: scompare una coscienza, un punto fermo per chi ancora crede che la politica possa essere onesta, semplice e al servizio degli ultimi. Ma le sue parole restano, come semi, destinati a germogliare nel terreno del mondo.
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