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24 Maggio 2022
Podcast / Io non mi rassegno

L’asse anti cinese di Joe Biden – #527

Joe Biden è in Asia per costruire un asse anti cinese e si è lasciato sfuggire una dichiarazione su Taiwan che ha lasciato tutti di stucco. Intanto il costo del grano continua a salire, non solo per via della guerra ma anche per la speculazione finanziaria. In Australia si sta formando un governo che potrebbe portare interessanti novità sul clima. Ah, c’è un nuovo capitolo dell’appassionante saga della tassonomia verde europea.

Autore: Andrea Degl'Innocenti
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Questo episodio é disponibile anche su Youtube

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JOE BIDEN IN ASIA

Per alleggerire la tensione a livello internazionale, Joe Biden sta facendo un tour in Asia, nell’area indo-pacifica, per stringere quello che molti analisti hanno definito un accordo anti cinesi col Giappone e altri stati. 

Ieri era a Tokyo, dove ha incontrato Naruhito, l’imperatore giapponese, e il premier Fumio Kishida in quella che è stata la seconda tappa del suo viaggio teso alla creazione (o per meglio dire all’ufficializzazione) dell’Indo-Pacific Economic Framework (Ipef). Che roba è? Trattasi di un piano di investimenti e di rafforzamento dei rapporti commerciali che farà aumentare la presenza di Washington nell’area e getterà le basi del collegamento ‘tra simili’ nell’ottica del contenimento della Cina. L’accordo prevede una stretta collaborazione su questioni strategiche che vanno dalla supply chain agli standard per un’economia digitale fino alle infrastrutture. 

Oltre al Giappone, aderisce la Corea del Sud e altre dieci nazioni, mentre non c’è Taiwan per ovvie ragioni, nonostante sia un attore chiave per l’industria del microchip. Almeno per ora, si dice.

Ma non si tratta solo di un accordo economico. Scrive l’Huffington Post che La sicurezza regionale è l’agenda principale degli incontri di Biden a Tokyo. Come riferisce una nota della Casa Bianca dopo l’incontro, i presidenti “si sono impegnati a lavorare in stretta collaborazione per affrontare le sfide della sicurezza, tra cui i programmi nucleari e balistici” della Corea del Nord e “il comportamento coercitivo della Cina sempre più in contrasto con il diritto internazionale”. 

Gli Usa hanno annunciato questo piano con molta enfasi. “L’accordo economico del XXI secolo”, è stato definito dalla Casa Bianca. Pechino invece ha commentato in maniera molto più critica parlando di “piccole cricche” che si uniscono sotto la bandiera “della libertà e dell’apertura” ma che hanno il solo scopo di contenere la Cina. E sono destinate a fallire. 

Comunque il fatto che sia un accordo contenitivo della Cina è un po’ il segreto di Pulcinella. Anzi, nemmeno. È stato lo stesso Biden a dirlo: “La nuova piattaforma economica sarà introdotta per ostacolare l’espansionismo della Cina, e porterà numerosi vantaggi per l’intera regione”. 

IL MESSAGGIO SU TAIWAN

Ad ogni modo, la vera notizia del tour asiatico di Biden è un’altra. Col suo solito stile da zio anziano e un po’ rincoglionito che non sa bene quello che dice, ha sparato una roba enorme in conferenza stampa, al punto da far allarmare un po’ tutti. Una giornalista gli ha chiesto: «Non avete voluto immischiarvi nel conflitto ucraino per ovvie ragioni (anche qui ci sarebbe da discuterne), ma sareste disponibili ad essere coinvolti militarmente per difendere Taiwan, nel caso succedesse una cosa simile?». 

E Biden senza battere ciglio ha risposto: «Sì». E che sarà mai, direte voi. E invece è un cambio di strategia epocale. Perché, come scrive il Post, da molti anni, nei confronti di Taiwan, gli Stati Uniti stanno seguendo un approccio chiamato di «ambiguità strategica». In sostanza l’amministrazione statunitense non ha mai specificato esattamente cosa avrebbero fatto in caso di invasione della Cina per evitare di creare tensioni col governo cinese.

Un eventuale intervento armato degli Stati Uniti al fianco di Taiwan significherebbe di fatto che Stati Uniti e Cina si troverebbero in guerra uno contro l’altro. Anche per questo la risposta di Biden è stata accolta con incredulità e sorpresa da diversi osservatori. Associated Press ha definito la risposta di Biden «una delle dichiarazioni più potenti ed esplicite da decenni in favore di Taiwan». Possiamo ragionare sul fatto che sia o meno una strategia sensata, ma la sensazione – assurda, spero di sbagliarmi – è che la risposta di Biden non sia il frutto di un cambio di strategia voluto e concordato, ma di una dichiarazione estemporanea, di fronte a una domanda molto secca.

COSTO DEL GRANO A CRISI ALIMENTARE IN IRAQ

Nel frattempo è iniziato il World economic forum a Davos. I giornali ne parlano soprattutto per il discorso di Zelensky, a cui ha fatto seguito una standing ovation dei presenti, tranne la delegazione cinese. 

Nell’occasione, comunque, è stato presentato un report di Coldiretti sul prezzo del grano da cui si evince che “A tre mesi dall’inizio la guerra è già costata oltre 90 miliardi di dollari a livello globale solo per l’aumento dei prezzi del grano che sono balzati del 36%, con effetti a cascata che si sono fatti sentire su tutti i prodotti alimentari”. 

Questo determina una situazione che nei Paesi ricchi ha generato inflazione ma in quelli poveri provoca carestia e rischi di rivolte con ben 53 Paesi a rischio alimentare secondo l’Onu. A guadagnare è stata invece la speculazione sulla fame che – spiega Coldiretti – si sposta dai mercati finanziari in difficoltà ai metalli preziosi come l’oro fino ai prodotti agricoli dove le quotazioni dipendono sempre meno dall’andamento reale della domanda e dell’offerta e sempre più dai movimenti finanziari e dalle strategie di mercato che trovano nei contratti derivati ‘future’.

Quindi all’effetto della guerra si sommano gli effetti della finanza speculativa. Siamo disposti a prendere misure straordinarie contro Putin. Mi chiedo perché non facciamo lo stesso a livello finanziario, ad esempio vietando i futures o altri prodotti derivati speculativi sui beni di prima necessità. Fra l’altro è una proposta che non ho sentito fare a nessuno, o forse me la sono persa io.

TASSONOMIA VERDE EUROPEA

Torniamo a parlare della saga più accattivante degli ultimi mesi, perlomeno dalla fine di Game of Thrones. La Tassonomia verde europea. Vi faccio un riassunto delle puntate precedenti. La commissione ambiente del parlamento europeo aveva proposto, parliamo di diversi mesi fa, una classificazione delle fonti energetiche chiamata tassonomia verde, che doveva semplicemente definire quali fossero le energie che potevano considerarsi “verdi”. 

Sembra una definizione abbastanza semplice, difatti all’inizio la proposta della commissione comprendeva solo le rinnovabili. Una definizione però non è una roba da poco, in Europa, perché determina l’ammissibilità di un sacco di investimenti, parliamo di miliardi di euro. E quindi interviene la Francia che dice: perché non inseriamo anche il nucleare e il gas e diciamo che sono verdi? Macron sperava così di poter finanziare con i fondi europei le nuove centrali e la manutenzione delle vecchie, e aveva inserito anche il gas per ampliare il consenso alla proposta anche da paesi molto dipendenti dal gas come Italia e Germania.

E infatti sembra che il nostro paese, a quanto scoperto da Report, abbia sottobanco caldeggiato fortemente la proposta. Ovvio che nucleare e gas non dovrebbero starci là dentro. E qui inizia un fantasmagorico valzer dei vari governi, con la Germania che prima dice che non ci sta, poi che ci sta, poi che non ci sta, l’Italia che fa finta di nulla, poi interviene la Banca europea per gli investimenti che dice che non finanzierà nucleare e gas Insomma, un gran casino.

Ora, ci sono due novità. La prima è che sabato 21 maggio c’è stato un enorme flash mob di protesta in tante città europee, organizzato da ben 27 associazioni fra cui FFF, GreenPeace, WWF, Legambiente, Ultima Generazione e tante altre, con la richiesta di depennare nucleare e gas dalla tassonomia.

La seconda è che la Germania sembra aver scelto – si spera definitivamente – una sua posizione, e voterà contro il regolamento europeo che classifica nucleare e gas come attività sostenibili, perché nello specifico è contraria al nucleare. Lo ha detto qualche giorno fa un portavoce del ministero dell’Ambiente del governo di Berlino, quando la presidenza francese ha chiesto alle rappresentanze quali fossero le loro intenzioni di voto.

Questa dichiarazione fa cadere l’equilibrio su cui si basava la riuscita del provvedimento e si apre la possibilità, concreta, che il provvedimento venga bocciato. Sia gli Stati che l’Europarlamento hanno tempo fino a luglio per decidere, vediamo che succede.

ELEZIONI IN AUSTRALIA

Intanto ci sono state le elezioni politiche in Australia, per la formazione di un nuovo governo, e un articolo su The Conversation tradotto su Internazionale le definisce “La migliore occasione per l’Australia”. Come mai? Perché, oltra alla (più o meno annunciata) vittoria laburista, c’è stato uno storico risultato delle forze ecologiste, ovvero i Verdi e il partito degli indipendenti (soprannominati “verde acqua” perché uniscono una politica fiscale conservatrice a un programma attento alla crisi climatica).

Questo significa che il nuovo governo laburista dovrà affrontare una sfida sul clima diversa da quella preventivata: anziché evitare di fare concessioni eccessive agli storici avversari, i laburisti dovranno trovare il modo di adottare politiche climatiche più ambiziose. I prossimi tre anni saranno molto difficili sia dal punto di vista sia economico sia da quello politico, ma la svolta sancita dalle elezioni ha aperto la strada verso un cambiamento altrettanto radicale nella politica climatica. Vediamo cosa succede, ma si aprono scenari interessanti per l’Australia.

FONTI E ARTICOLI

#Biden-Cina
il Post – Biden ha cambiato la strategia degli Stati Uniti su Taiwan con una parola?
Huffington Post – Biden lancia il piano anti-Cina nell’Indo Pacifico: “Pronti a difendere Taiwan anche con le armi”

#prezzo del grano
Greenreport – In 3 mesi di guerra in Ucraina i prezzi del grano sono saliti di più di 90 miliardi
Internazionale – Nello stallo politico l’Iraq è in piena crisi alimentare

#Australia
Lifegate – Elezioni in Australia. Trionfano i laburisti, ma la svolta sul clima non è certa
Internazionale – La migliore occasione per l’Australia

#tassonomia verde
la nuova ecologia – #NotMyTaxonomy, associazioni contro gas e nucleare nella Tassonomia verde

#vaiolo delle scimmie
greenMe – Prima il Covid, ora il vaiolo delle scimmie: impareremo mai che le malattie zoonotiche le scateniamo noi?

#Falcone
Valori – Follow the money, perché il metodo-Falcone è ancora attuale
il Post – Ha trent’anni anche il 41-bis per i mafiosi

#biodinamica
Lifegate – La rivincita dell’agricoltura biodinamica, nelle parole del ministro Patuanelli

#cannabis
il Post – Alla Camera e al Senato ci sono due proposte molto diverse sulla cannabis

#rinnovabili
greenMe – Fotovoltaico e minieolico: se abiti in questa regione puoi richiedere fino a 8500 di bonus per installarlo

#agrivoltaico
Greenreport – In Calabria nuova legge per frenare l’agrivoltaico, gli ambientalisti chiedono modifiche

#storie
il Post – Aveva scritto di come uccidere il proprio marito, ora è accusata di averlo fatto davvero

#microrganismi
greenme – Microrganismi di 830 milioni di anni trovati rinchiusi in antichi cristalli di salgemma potrebbero essere ancora vivi

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