Trump è un po’ come la storia secondo Marx, si ripete due volte, prima come tragedia, poi come farsa. È questa la cosa che credo di aver capito dalla cerimonia di insediamento di ieri. Ma ci arriviamo. Iniziamo dal raccontare brevemente come è andata l’attesa e concitata giornata di ieri.
Prima della cerimonia, nelle sue ultime ore da Presidente, l’uscente Joe Biden ha voluto concedere come ultimo atto quella che si chiama grazie preventiva, ovvero una sorta di immunità, a diversi personaggi sgraditi al suo successore, Fra cui l’immunologo Anthony Fauci e tutti i membri della commissione d’inchiesta sull’assalto al Congresso del 2021, per metterli al riparo da eventuali ritorsioni politiche. Fra l’altro fra questi, riporta Pressenza, c’è anche è un attivista nativo americano e membro dell’American Indian Movement che si chiama Leonard Peltier e che è stato incarcerate pensate nel 1977, condannato all’ergastolo, in una vicenda diventata simbolo delle ingiustizie nei confronti dei popoli nativi americani negli Stati Uniti e che da ieri potrà scontare il resto della sua pena agli arresti domiciliari.
Poi come da tradizione, c’è stata la cerimonia del tè, in cui il nuovo inquilino è stato invitato a prendere un tè, assieme alla first Lady Melania Trump da Joe Biden e consorte. Sarei curioso di sapere cosa si sono detti davanti a una amabile tazza di tè.
E poi attorno alle 17 italiane, quindi le 11 di mattina a Washington è iniziata la cerimonia di insediamento. Trump ha parlato dopo circa mezz’ora, esordendo con le parole: “«L’epoca d’oro dell’America comincia esattamente ora. Da questo momento in poi, il nostro paese fiorirà e sarà di nuovo rispettato nel mondo»”. E sparando a zero su quanto fosse inetto il suo predecessore.
Poi Trump ha iniziato una lunga sequela di proclami e ad alcuni di questi ha già dato seguito: pensate che secondo i media Usa nella sua prima giornata da Presidente avrebbe già firmato circa 100 ordini esecutivi.
Vi elenco e commento brevemente i punti principali di cui ha parlato, e considerate che di diverse di queste cose ha già firmato appunto un decreto attuativo.
Il primo punto su cui ha insistito, e che poi ha fatto subito dopo, è stato di dichiarare lo stato di emergenza nazionale ai confini con il Messico. Ha detto: “Tutti gli ingressi illegali saranno bloccati immediatamente e inizieremo il processo per deportare milioni e milioni di alieni immigrati criminali nei loro paesi. Metterò fine alla pratica del catch & release. I cartelli messicani saranno considerati organizzazioni terroristiche”. E cose di questi tipo.
Poi subito dopo l’immigrazione è passato a parlare di energia, e qui aprite le orecchie. Ha detto: sconfiggerò l’inflazione, causata dall’aumento del costo dell’energia, per cui oggi stesso emanerò un decreto d’emergenza sull’energia – cosa che di nuovo, ha fatto, e sarà “drill baby drill”! Boato del pubblico in sala. Quindi trivellazioni di petrolio a go go. Esporteremo l’energia americana in tutto il mondo, saremo nuovamente ricchi grazie all’oro liquido sotto i nostri piedi”. Questa parte ovviamente, è inutile che ve lo dica, è molto molto preoccupante.
E ha continuato: “Aboliremo il green new deal e la legge sui veicoli elettrici. Potrete comprare le macchine che vorrete. Ok fermiamoci un attimo. Aboliremo il GND: va bene, peccato che il GND negli Usa non è mai stato approvato. È una proposta della senatrice Ocasio Cortez di qualche anno fa, da cui sicuramente l’amministrazione Biden ha preso spunto per alcune leggi come la Inflation reduction act, ma nei fatti non c’è nessun GND da abolire. Mentre la legge sulle auto elettriche, anche qui, dicendo che ognuno potrà comprare l’auto che gli pare Trump sembra sottintendere che adesso non è così, ma in realtà negli Usa non ci sono leggi come in Europa che prevedono la fine della vendita di auto a combustione, ci sono semplicemente degli incentivi.
E ancora, “metterò dazi ovunque. Invece di mettere tasse sui nostri cittadini tasserò i prodotti provenienti dagli altri stati”. E poi l’immancabile stoccata alla cultura woke, quella che diciamo legata ai diritti della comunità LGBTQ. Farò tornare la libertà di parola in America. Ci saranno solo due generi, da oggi: maschio e femmina. Anche questo secondo i media americani sarebbe rientrato fra gli ordini esecutivi firmati nel primo giorno-
E ancora: reimmetterò nell’esercito tutti gli ufficiali ingiustamente espulsi per questioni legate al vaccino covid.
E poi: Voglio essere un peacemaker e un unificatore. Ho creato la pace in Medio Oriente, gli ostaggi stanno tornando a casa.
Subito stemperato da “Cambieremo il nome del golfo del Messico in golfo d’America. Ci riprenderemo il Canale di Panama. Adesso se lo sta prendendo la Cina ma noi non l’abbiamo dato alla Cina, l’abbiamo dato a Panama e ce lo riprenderemo.
Fino ad arrivare al proclamo più altisonante in cui elogiando le caratteristiche incredibili e avanguardistiche del popolo americano arriva a proclamare “Pianteremo le stelle e strisce sul Pianeta Marte”. Con primi piani di Musk raggiante annessi.
Alla fine pare che Musk, che per tutta la cerimonia sembrava in uno stato un po’ alterato, si sia reso anche protagonista di un simpatico siparietto in cui fa il saluto nazista in diretta TV. Vi metto la clip, se guardate il video su YT, sennò sentirete solo l’audio. Non so nemmeno bene se e come commentare. Ecco.
E questo più o meno è stato. Ora ci sono due aspetti che mi hanno colpito, che sono due facce credo della stessa medaglia. Ho esordito dicendo che il tutto era molto farsesco, e provo a spiegarvi questa mia sensazione. A differenza delle altre cerimonie di insediamento dei presidenti americani, compreso il primo Trump, in cui tutto si svolge in maniera abbastanza istituzionale e austero, stavolta tutto era eccessivo e ogni frase, ogni cosa sembrava pensata per creare dei meme, dei contenuti virali, per diffondersi velocemente. Non parlo solo dei proclami di Trump, ma anche di tutta l’attesa che era stata creata e delle cose che sono state fate a contorno. O dell’invito di tutti i principali leader di estrema destra al Mondo, tipo gli avengers della destra nel mondo, fra cui anche Giorgia Meloni, unica leader europea,.
Ma anche di cose più piccole. Ve ne dico una fra tante, ma solo come esempio, circa 3 giorni fa Trump ha lanciato la sua cryptovaluta, che si chiama sarà un caso MemeCoin e che nel giro di poche ore ha fatto tipo 1000 x o giù di lì. Cioè ha moltiplicato per mille il suo valore, trascinando l’hype di tutta la comunità delle crypto.
Anche i proclami di Trump, le sparate, sono al tempo stesso eccessive, virali, dei meme appunto, ma poi tendenzialmente si avverano anche. Non si tratta più del paradosso e dell’esagerazione, della fake news, dei meme insomma, usati come armi politiche, si tratta della realtà stessa che diventa un meme, una esagerazione. Che si piega a quelle logiche e segue quel flusso.
È assurdo ma credo che forse la cerimonia segna l’uscita di una parte di mondo da quella che chiamiamo postmodernità e lo fa entrare in un’epoca nuovo, che potremmo chiamare mememodernità. O paramodernità.
L’altra tendenza, che in qualche modo si incastra con questa, è la corrente del cosiddetto accelerazionismo di destra, una corrente di pensiero piuttosto in voga fra i superimprenditori, che spinge per l’intensificazione e accelerazione del conflitto sociale e delle dinamiche capitalistiche, tecnologiche e politiche, con l’obiettivo di sostanzialmente distruggere gli apparati statali e raggiungere uno stato di caos in cui sostanzialmente chi avrà il dominio tecnologico potrà governare il mondo.
Perché dicevo che accelerazionismo e mememodernità sono legati? Perché cosa c’è di meglio che il paradosso, che è un’estremizzazione della realtà, una attuare questa accelerazione?
Non è un caso che in maniera sempre molto irrituale in prima fila ci fossero, prima ancora che i leader politici invitati e i nuovi membri del governo, gli imprenditori e i manager delle più grandi aziende tecnologiche statunitensi, con enormi interessi soprattutto nel settore delle telecomunicazioni. Quindi non solo Elon Musk, ma anche il patron di Amazon Jeff Bezos, Mark Zuckerberg di Facebook, Sam Altman di OpenAI, Sundar Pichai di Google, Shou Zi Chew di TikTok e così via.
Se il tema vi interessa ho provato a scrivere una roba al volo, per sviscerare un po’ il concetto. Non so che è venuto fuori, ma se è una roba pubblicabile dovrebbe uscire nel corso della mattinata.
Vediamo come stanno andando le cose a Gaza. Domenica è iniziata ufficialmente la tregua fra Hamas e Israele, una tregua che dovrebbe durare 6 settimane, 42 giorni, in questa prima fase e che poi, se tutto va bene, dovrebbe trasformarsi in una pace duratura, anche se l’equilibrio al momento sembra abbastanza fragile.
Ieri comunque, lunedì, c’è stato il primo scambio di ostaggi e prigionieri. Riporta il Guardian che Israele ha rilasciato 90 prigionieri palestinesi, di cui 69 donne e 21 adolescenti, provenienti soprattutto dal carcere di Ofer in Cisgiordania. Contestualmente, Hamas ha liberato tre donne israeliane sequestrate il 7 ottobre 2023, tra cui la cittadina britannico-israeliana Emily Damari. Le donne sono state consegnate al Comitato Internazionale della Croce Rossa e riunite con le loro famiglie.
Comunque, dicevamo, in questa prima fase di 6 settimane Hamas dovrebbe rilasciare 33 ostaggi in cambio di circa 1000 prigionieri palestinesi, dando priorità a donne e minori. Le fasi successive includeranno il rilascio degli ostaggi rimanenti, il ritiro completo di Israele e uno scambio dei corpi dei deceduti. Nonché la ricostruzione delle abitazioni e di molte infrastrutture fondamentali.
Intanto, con l’inizio della tregua, centinaia di camion con aiuti umanitari hanno finalmente iniziato ad entrare a Gaza per dare sollievo a una popolazione stremata, considerate che il 90% della popolazione di persone è stata sfollata più volte, che molti non hanno accesso a cibo, acqua potabile e riscaldamento. L’OMS si è detta pronta a inviare aiuti, ma ha bisogno di accesso sicuro e sistematico a un territorio con infrastrutture sanitarie gravemente compromesse dagli attacchi.
Certo, non è né sarà semplice. Il 90 per cento delle abitazioni e delle infrastrutture nella Striscia sono distrutte. Domenica, con l’enmtrata in vigore del cessate il fuoco e con il ritiro dei soldati israeliani dai centri abitati molti abitanti sono iniziati a tornare in cerca delle loro case, che spesso erano ridotte in macerie e hanno iniziato a circolare molte immagini. Devo dire davvero impressionanti. Perché davvero non c’è rimasto quasi niente, solo macerie. Non so quali sentimenti possano scuotere l’animo dei palestinesi e delle palestinesi di Gaza, immagino un mix fra il sollievo della fine dei bombardamenti ma anche la rabbia e la disperazione di vedere che il luogo dove sei nato e hai vissuto non esiste più.
Immaginatevi di tornare a casa vostra e non solo di non trovare più la casa, ma non ci sono tutte le case, non ci sono più nemmeno le strade, le botteghe, gli alberi. Solo macerie. E le immagini mostrano appunto persone in fila tra le macerie, in silenzio.
Non tutti fra l’altro perché molti non possono ancora raggiungere le proprie case a causa della separazione tra nord e sud della Striscia. Racconta il Post che nel nord, che ha subito il 70% delle distruzioni, gli spostamenti interni sono ora possibili. La maggior parte della popolazione sfollata ha trovato rifugio in accampamenti di fortuna o scuole, spesso bombardati a loro volta. E moltissimi corpi restano sotto le macerie.
In tutto ciò il governo Israeliano ha già avvertito che potrebbe riprendere l’invasione in caso di fallimento delle trattative, perché l’accordo per adesso è solo sulla prima fase, mentre sulle fasi 2 e 3 l’auspicio è che l’accordo venga trovato prima della fine della fase 1. E all’interno del governo Netanyahu ci sono parecchie polemiche e i membri più estremisti del governo di estrema destra considerano una resa qualsiasi cosa non preveda la distruzione totale di Hamas.
Oltre a ciò, la ricostruzione presenta enormi sfide. Serviranno centinaia di bulldozer e mezzi pesanti per ripulire dalle macerie, sarà difficile trovare spazio per accumularle, dato che la Striscia ha una densità abitativa altissima, ma sono anche un grosso problema per la salute: fra le macerie si trovano migliaia di cadaveri, e anche moltissimo amianto. Gli investimenti per la ricostruzione saranno molto complicati da gestire, soprattutto se la Striscia continuerà a essere governata da Hamas.
Comunque, al netto di tutto ciò, possiamo dirci che un accordo fragile è meglio di nessun accordo, e piangere i propri morti e le proprie case distrutte è meglio che continuare ad essere uccisi. Quindi, con cautela, ma celebriamo.
Uno dei problemi su cui dovremmo riflettere di più quando parliamo di guerra, e su cui non riflettiamo abbastanza, è come creare i presupposti per una pace duratura. Fra Israele e Palestina questa cosa è lampante, nessuno sembra avere idea di come si potrebbe avviare un processo di pace e dialogo reale.
Per questo ho trovato molto interessante l’intervista che Micol Lavinia Lundari Perini su Repubblica fa a Roberto Cazzolla Gatti, professore al Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali dell’Università di Bologna, che ha proposto un’idea innovativa, e fuori dgli schemi per gestire le aree del mondo in conflitto: creare dei “Corridoi Ecologici per la Pace”.
In pratica Gatti propone di trasformare i confini militari in zone verdi e ricche di biodiversità che abbiano una triplice funzione. Innanzitutto separare proprio fisicamente i due eserciti o i due popoli in conflitto, fungendo da aree cuscinetto naturali. poi appunto promuovono la conservazione della biodiversità. E terzo punto, che mi sembra quello più interessante, promuovere la cooperazione attraverso proprio il prendersi cura insieme di queste aree verdi.
Il professore fa alcuni esempi di potenziali applicazioni che includono le aree tra Ucraina, Russia, Bielorussia e Polonia; Palestina e Israele; Cina, India e Pakistan; Stati Uniti e Messico; Ruanda, Tanzania, Uganda e Congo. Insomma, parecchie delle aree più calde del mondo.
Un caso emblematico e già parzialmente in atto di questa pratica è la Zona Demilitarizzata (DMZ) tra Corea del Nord e Corea del Sud, che, pur essendo un’area cuscinetto tra le due nazioni, è diventata nel tempo un hotspot di biodiversità. Al contrario, il muro di confine tra Stati Uniti e Messico ha ostacolato il movimento di specie come giaguari e ocelot, riducendo la diversità genetica e minacciando la vitalità di queste popolazioni animali.
La proposta è molto dettagliata e prevede anche l’utilizzo dell’intelligenza artificiale per identificare i territori idonei e un sistema di zonizzazione simile a quello dei parchi nazionali italiani, bilanciando la conservazione con le esigenze umane. Così in aree colpite da conflitti, le infrastrutture militari potrebbero essere rimosse, la vegetazione ripristinata e i corridoi monitorati per promuovere sia la biodiversità che la pace.
Ora, non so se questa cosa resterà sulla carta o se qualcuno proverà ad implementarla, però mi sembra un’ottima idea da sviluppare che mette assieme pace ed ecologia, come quasi sempre accade.
Continuano ad uscire risultati importanti per quanto riguarda l’esperimento di Bologna città 30. Non so se avete ascoltato la puntata di Soluscions in cui Daniel Tarozzi ci ha porato alla scoperta delle città 30 come possibile soluzione per la mobilità nelle città. Super interessante davvero se non l’avete sentita sentitela (se siete abbonati/e).
Comunque in quella puntata, l’ospite, l’urbanista Matteo Dondè, spiegava i benefici delle città 30, ovvero di questo nuovo modello di città più a misura di pedone con limiti estesi dei 30km/h quasi ovunque e tanti più spazi verdi, trasporto pubblico e così via. E diceva che già dopo i primi 6 mesi i dati erano importanti. Ecco, sono usciti i dati di tutto il 2024, del primo anno, e sono ancora più sbalorditivi.
Nel 2024, Bologna ha registrato una riduzione del 13,1% degli incidenti stradali rispetto alla media del biennio precedente, ma soprattutto c’è un dato storico: nessun pedone è rimasto ucciso, per la prima volta in almeno 33 anni.
I dati mostrano un calo significativo degli incidenti complessivi: 371 in meno rispetto alla media 2022-2023, con 269 feriti in meno e una diminuzione delle vittime totali (10 nel 2024, tutte fra gli automobilisti e gli scooteristi, nessun pedone appunto, contro 18 nel 2023 e 21 nel 2022).
Inoltre se gli incidenti complessivi sono diminuiti del 13%, quelli gravi sono calati del 31%. In controtendenza sono invece aumentati i ciclisti coinvolti in incidenti (da 409 a 433), ma questo se ci pensate è facilmente spiegabile con un incremento del 10% nell’utilizzo della bicicletta, che ha raggiunto 1,58 milioni di passaggi monitorati.
Anche il traffico complessivo è diminuito del 5% e secondo il comune, sempre più persone stanno adottando mezzi sostenibili, come biciclette e trasporti pubblici. Insomma, niente male.
Spostiamoci in Marocco dove la notizia invece è a dir poco angosciante. In vista dei Mondiali di calcio 2030, che si terranno appunto in Marocco Spagna e Portogallo, il governo marocchino ha annunciato l’intenzione di sopprimere circa tre milioni – 3 milioni”! – di cani randagi per migliorare l’aspetto delle città e attrarre i turisti.
La notizia sta girando un po’ nelle ultime ore anche se devo dire che è stata un po’ oscirata dagli altri fatti di cronaca, ma fa accapponare la pelle. E infatti sono arrivate abbastanza presto le reazioni di protesta. La famosa etologa Jane Goodall ha inviato una lettera alla FIFA, esprimendo il suo sgomento per la prevista eliminazione di massa dei cani randagi in Marocco e invitando, se la cosa venisse portata avanti, al boicottaggio da parte dei tifosi, a pressioni sugli sponsor affinché si ritirino e insomma tutte le armi necessarie per bloccare la cosa.
In parallelo la Coalizione Internazionale per la Protezione del Benessere degli Animali ha già lanciato una campagna globale per fare pressione sulla FIFA e sulle autorità marocchine, chiedendo l’adozione di altri metodi, più umani ed efficaci, come programmi di sterilizzazione e vaccinazione, per gestire la popolazione di cani randagi.
La FIFA, a un certo punto ha risposto, attraverso un suo portavoce, con un piuttosto generico “La FIFA condanna inequivocabilmente qualsiasi maltrattamento o abuso sugli animali”. Ma al momento non sono state ancora annunciate misure concrete per affrontare la situazione. Detto fra noi, vista la sensibilità che per fortuna c’è oggi sul tema degli animali, se il governo del Marocco vuole incentivare il turismo sterminando 3 milioni di cani, credo che gli stia sfuggendo qualcosa. Ci aggiorniamo ovviamente.
Altra notizia molto importante, Nel 2024, l’Italia ha raggiunto un traguardo storico sul fronte energetico: oltre il 40% dell’energia elettrica consumata, per l’esattezza il 41,2% è stata prodotta da fonti rinnovabili, il dato più alto di sempre. Ne parla il Post, partendo dal bilancio energetico pubblicato da Terna, la società che gestisce la rete elettrica nazionale.
La produzione complessiva di rinnovabili in Italia è cresciuta del 13,4% ma ancora più importante la capacità produttiva degli impianti grazie alle nuove installazioni è aumentata del 30%. Un terzo! In un solo anno. A crescere è stato soprattutto il fotovoltaico. Un altro dato interessante è l’esplosione delle installazioni di sistemi di accumulo, come le batterie domestiche: nel 2024 ne sono stati installati 730mila, con una capacità complessiva di 5,5 GW. Insomma, niente male 2024!
Cose al volo, in chiusura. Sabato è uscita la terza e penultima puntata della miniserie sull’energia del futuro di INMR+, il nostro podcast dedicato agli abbonati. Anche se non siete abbonati/e (a parte shame on you) ma comunque potete ascoltarne 12 generosi minuti. Devo dire che è stata una puntata molto interessante per me, più interessante e controversa di quanto pensassi.
Vi voglio leggere, come trailer, il commento che un nostro abbonato, Nello, ha scritto sia sulla pagina della puntata sia nella chat Telegram dedicata agli abbonati (perché sì, gli abbonati possono anche commentare gli articoli e hanno una chat TG dedicata.
“Grazie Andrea per questo interessantissimo dibattito.
Ho avuto l’opportunità di conoscere di persona a Giovanni nell’ambito del percorso degli Stati Generali del clima e di confrontarmi con lui dal mio basso livello di conoscenza su queste tematiche con una persona che è veramente un gigante in materia.
Devo dire però che evidentemente non sono riuscito in quell’occasione a suscitare in lui una riflessione che ritengo fondamentale e cioè quella che ciò che occorre è una transizione che tenga conto di tanti limiti del nostro modello di vita come specie umana sulla terra e non solo delle tematiche climatiche e neppure solo di quelle ambientali.
E allora è evidente che occorre immaginare un modo di stare su questo pianeta, per i cittadini di una nazione ricca come l’Italia, che preveda una riduzione almeno del 50% del consumo dell’energia Il che ridurrebbe più o meno al 5%, quel famoso zoccolo duro che si Immagina di dover necessariamente produrre per dare la continuità energetica in caso di emergenza. E che inoltre , e soprattutto, che a mio avviso nel caso in cui nella notte di Natale ci fosse necessità di alimentare un ospedale e non ci fossero fonti rinnovabili disponibili si dovrebbe chiedere agli italiani di spegnere le luci, le pompe di calore e necessario i forni e i frigoriferi e passare il natale a lume di candela mangiando solo salatini e frutta secca, lasciando la poca energia disponibile (fornita dagli accumulatori e dall’idroelettrico) per far funzionare tutti gli ospedali d’Italia.
Vabbé spero di avervi incuriosito.
Ultima cosa, martedì prossimo saltiamo la puntata perché saremo con tutta la redazione a Vienna per fare incontri, riunioni e incontrare progetti. Ma se siete abbonati questo venerdì ci sarà una chiamata Zoom in diretta con tutti noi, dovreste aver ricevuto la mail.
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il Post – Donald Trump è di nuovo presidente
il Post – Nel primo giorno da presidente Donald Trump farà molte cose
il Fatto Quotidiano – Elon Musk e il braccio alzato durante il discorso per Trump: “Ha fatto il saluto nazista in diretta tv”
la Repubblica – Stop ai programmi sulla diversità e riconoscimento solo di due sessi: la svolta di Trump sui diritti
Pressenza – Biden commuta la condanna all’ergastolo di Leonard Peltier
il Post – Joe Biden ha dato la grazia preventiva ai suoi parenti stretti e a varie persone sgradite a Trump
Italia che Cambia – Se il paradosso guida la Storia: benvenuti nella mememodernità
#Gaza
The Guardian – Gaza ceasefire: ‘Shocked’ Palestinians return to their homes as rescue workers ‘ramp up’ aid deliveries – as it happened
il Post – Le foto della Striscia di Gaza in macerie
#città 30
il Post – La “città 30” a Bologna sta servendo a ridurre gli incidenti
Italia che Cambia – Le città 30 e la mobilità del futuro – Soluscions #3
#corridoi ecologici
la Repubblica – “Confini verdi e non più militari: i Corridoi ecologici potrebbero favorire la pace”
#rinnovabili
il Post – Quasi la metà dell’energia elettrica consumata l’anno scorso in Italia veniva da fonti rinnovabili
#nucleare
Italia che Cambia – Nucleare e transizione energetica: parliamone – Io non mi rassegno + #25