Blackout in Spagna: cosa sappiamo finora
Non per una tempesta, né per un attacco informatico: le ipotesi sul più grande blackout degli ultimi decenni nel cuore della rete energetica più verde d’Europa.

Il 28 aprile 2025, intorno alle 12:33, un blackout senza precedenti ha colpito la penisola iberica, lasciando senza elettricità oltre 60 milioni di persone in Spagna, Portogallo, Andorra e alcune aree del sud della Francia. In pochi secondi la rete elettrica spagnola ha perso circa 15 gigawatt di potenza, pari al 60% della domanda nazionale, causando il collasso dell’intero sistema interconnesso con il Portogallo.
Red Eléctrica de España (REE), il gestore della rete, ha escluso ipotesi di cyberattacco, errore umano o eventi meteorologici estremi. Al momento le indagini si stanno concentrando su due disconnessioni successive avvenute nel sud-ovest del Paese, probabilmente in impianti fotovoltaici in Extremadura, che avrebbero innescato una perdita di frequenza nella rete, che hanno attivato lo spegnimento automatico delle centrali.
Gabriele Ruggieri, ingegnere energetico e cofondatore della cooperativa energetica ènostra, ha dichiarato al manifesto: «In appena cinque secondi, 15GW sono spariti dalla rete elettrica spagnola. Si tratta di una quantità enorme, che non si può spiegare semplicemente con la disconnessione di qualche impianto. È più probabile sia successo l’opposto: a seguito di un evento problematico ancora da definire, è la rete ad aver dato segnale agli impianti di disconnettersi. Forse l’interruzione della produzione da parte di alcuni impianti solari di grandi dimensioni è stata l’innesco».
Il blackout ha paralizzato trasporti, telecomunicazioni e tutti i servizi essenziali: treni e metropolitane si sono fermati, gli aeroporti hanno operato al 20% della capacità e migliaia di persone sono rimaste bloccate in ascensori. Le reti mobili sono crollate, rendendo la radio l’unico mezzo di comunicazione affidabile. Il ripristino è iniziato nel tardo pomeriggio grazie all’importazione di energia dalla Francia e dal Marocco. Alle ore 23:00 il 51% della domanda era stato soddisfatto, raggiungendo il 99,95% entro le 7:00 del giorno successivo, il 29 aprile.
Il governo spagnolo ha dichiarato lo stato di emergenza in diverse regioni, tra cui Madrid, Andalusia ed Extremadura. La decisione, comunicata dal ministro dell’Interno Fernando Grande-Marlaska, è arrivata in seguito a una valutazione congiunta con i presidenti regionali e i vertici della Protezione Civile.
A Madrid, la metropolitana è rimasta paralizzata per oltre quattro ore, con decine di migliaia di pendolari bloccati; numerose ambulanze hanno faticato a raggiungere gli ospedali, già sotto pressione per l’improvvisa interruzione dei sistemi digitali. In Andalusia, il caldo anomalo ha aggravato ulteriormente la situazione: molte case di riposo e strutture sanitarie hanno subito blackout nei sistemi di climatizzazione e ventilazione.
Particolarmente critica la situazione in Extremadura, regione che ospita numerosi impianti fotovoltaici e solari termici. Fonti interne a Red Eléctrica hanno confermato che alcune delle disconnessioni all’origine dell’incidente sarebbero avvenute proprio in quest’area, rendendo la regione epicentro tecnico e simbolico dell’evento. Per questo motivo, a scopo precauzionale, il governo ha attivato squadre di monitoraggio continuo su infrastrutture critiche e reti energetiche locali.
Al momento del blackout oltre il 55% della produzione elettrica spagnola proveniva da fonti rinnovabili, in particolare fotovoltaico ed eolico. Sebbene sia un traguardo importante per la decarbonizzazione, gli esperti sottolineano come queste tecnologie abbiano una “inerzia” inferiore rispetto alle centrali a gas o carbone, non riescono cioè a stabilizzare la frequenza della rete in caso di squilibri improvvisi.
Questo non significa che le rinnovabili siano un problema in sé: il punto è che la rete deve evolversi con loro. Servono più accumulo, reti intelligenti e strumenti digitali di previsione. In questo senso il blackout, pur nella sua gravità, potrebbe diventare un catalizzatore per accelerare investimenti strategici finora rimandati.
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