10 Dic 2024

Siria, ecco il nuovo governo di transizione: che succede adesso? – #1032

Scritto da: Andrea Degl'Innocenti
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Ieri si è insediato il nuovo governo siriano, dopo la caduta di Assad. Ma chi sono i miliziani islamisti che hanno preso il potere? Come hanno fatto a ribaltare così velocemente il regime e che cosa succede adesso? Cerchiamo di capirlo. Parliamo anche dell’aumento della repressione interna in Iran, del declassamento della protezione del lupo in Europa, del caos attorno alle elezioni in Romania, della crisi di governo in Francia, dell’accordo fra Ue e Mercosur e infine dell’esplosione nel deposito Eni vicino a Firenze.

Delle tante cose complicate che succedono nel mondo ultimamente, una di quelle più inaspettate e rapide nella sua evoluzione è stato il cambio di regime in Siria. Ieri è stato proclamato un governo di transizione, guidato da Mohammed al-Bashir, che dopo vediamo meglio chi è, al termine di 11 giorni in cui è successo di tutto. 

Comunque, prima di darvi i dettagli sulle ultime novità, cerco di darvi tutti gli elementi di base di comprensione della situazione. In Siria, come forse saprete, la guerra civile, una guerra a bassa intensità ma comunque mai finita, va avanti dal 2011. In quell’anno infatti, sulla scia della Primavera Araba, ovvero quell’ondata di rivolte democratiche che hanno scosso molti paesi arabi negli anni Dieci del Duemila, viene attaccato il potere di Bashar al Assad, che in Siria rappresenta Il Potere per eccellenza, al govenro dal 2000, ma la cui famiglia governa il paese con stile autoritario dagli anni Settanta.

Dopo le rivolte del 2011 scoppia una guerra civile che negli anni causa oltre mezzo milione di morti e milioni di profughi e sfollati interni. E di fatto la Siria si divide in 3. La maggior parte del Paese, inclusa la capitale Damasco e altre grandi città come Homs e Aleppo continuano ad essere governate dal regime di Assad, ma con il supporto anche militare di Russia e Iran.

Il nord-est del Paese è controllato dalle cosiddette Forze Democratiche Siriane (SDF) guidate dai curdi.

E infine ci sono dei gruppi islamisti, i cosiddetti ribelli e Hayat Tahrir al Sham che Controllano Idlib e alcune zone limitrofe nel nord-ovest, con il sostegno della Turchia. 

Questa tripartizione regge in un fragile equilibrio per diversi anni, fino al 27 novembre, due settimane fa, quando dalla fetta di territorio controllata dai gruppi islamisti con l’aèppoggio turco è partita un’offensiva lampo che ha portato alla rapida conquista di città chiave come Aleppo e Homs fino a culminare il 7 dicembre con l’ingresso a Damasco, la capitale siriana. Di fronte all’avanzata ribelle, il presidente Bashar al-Assad ha lasciato la città ed è fuggito in Russia. 

Ovviamente tutto questo ha sollevato e solleva una serie di domande, a cui diversi articoli hanno provato a rispondere. Le 3 domande principali che ho trovato in giro e a cui diversi articoli hanno provato a rispondere sono: chi sono questi miliziani che hanno attaccato e preso il controllo di Damasco? Come mai nessuno è riuscito a fermarli? E infine, che succede adesso?

Partiamo dalla prima. I miliziani che hanno attaccato le truppe di Assad e preso il controllo della Siria sono una coalizione di parecchi gruppi, ma sono stati guidati da Hayat Tahrir al-Sham (HTS), che i giornali definiscono un gruppo islamista sunnita con radici jihadiste. 

Che già è una definizione complessa. Islamista significa che ha un’ideologia politica che vuole integrare la religione nelle leggi di uno Stato. Quindi non uno stato laico ma uno stato che segue l’Islam, la shari’a, la legge islamica. Sia il regime iraniano che quello dei talebani in Afghanistan possono essere considerati islamisti.

Sunnita invece fa riferimento alla grande divisione nell’islam fra sciiti e sunniti, che non mi metterò ad affrontare qui, comunque I sunniti rappresentano la corrente maggioritaria, con circa l’85-90% dei musulmani, presenti in tutto il mondo islamico.

Infine, le radici jihadiste: si intende che questo gruppo nasce nell’ambito del jihadismo che sarebbe la lotta armata per diffondere l’Islam nel mondo. Un po’ come dire le crociate. I movimenti Jihadisti (il più famoso è l’ISIS) sono quelli più estremisti, che giustificano l’uso della violenza, della tortura, per raggiungere obiettivi politici o religiosi.

Più nello specifico l’HTS nasce nel 2017 dalla fusione di diverse fazioni ribelli, tra cui il Fronte al-Nusra, precedentemente legato ad al-Qaeda. Il suo leader è Abu Mohammed al-Jolani, e in passato ha avuto legami con al-Qaeda, anche se, come nota Associated Press negli ultimi anni ha cercato di distanziarsi da quell’affiliazione, promuovendo un’immagine più moderata e aperta al pluralismo.

Ecco, HTS ha guidato l’offensiva di questa coalizione di gruppi fra cui c’era anche il Syrian National Army (SNA), sostenuto dalla Turchia. 

Ora, già sul chi sono questi miliziani sorge la prima questione giornalistica, perché la narrazione che molti giornali stanno facendo di questi gruppi islamisti è influenzata dalle macro-questioni geopolitiche. 

Come nota Alessandro Marescotti su PeaceLink, “HTS è stato designato gruppo terroristico da Stati Uniti, ONU e altri paesi per il suo passato legato ad al-Qaeda e ad attività violente.

Sono documentate gravi violazioni dei diritti umani, inclusi detenzioni arbitrarie, torture e restrizioni alla libertà di espressione. Non rispettano i diritti delle minoranze religiose, che subiscono persecuzioni e discriminazioni nei territori controllati. I diritti delle donne sono severamente limitati, con norme che impongono il velo e restringono l’accesso all’istruzione e al lavoro.

Sono tutte cose che nel 2022 si potevano leggere su una pagina web del governo americano e che oggi sembrano non esserci mai state. Questo perché Assad è stato appoggiato da Mosca e l’abbattimento di un alleato della Russia è cosa comunque gradita all’Occidente, anche se compiuta da una milizia armata classificata come “gruppo terrorista” dal governo americano”.

Al tempo stesso è possibile – o perlomeno auspicabile – che proprio la necessità degli Usa di riqualificare e rendere presentabili i nuovi padroni della Siria smussi gli aspetti più estremisti di queste formazioni.

Comunque lo vediamo meglio fra poco, passiamo intanto alla prossima domanda, ovvero, come hanno fatto ad avanzare così velocemente e a prendere il controllo della Capitale?

Su questo tema ci sono centinaia di analisi, provo a dirvi per punti i motivi principali secondo diversi analisti.

  1. Il regime di Assad si presentava forte all’esterno, ma era internamente fragile, descritto come un “tigre di carta” da un lungo approfondimento del Pais. Che fra l’altro descrive le forze armate siriane come demoralizzate e mal preparate. In alcuni casi, le truppe si sono ritirate senza combattere o hanno negoziato la resa con i ribelli.
  2. Essendo fragile, Assad si affidava molto sull’appoggio anche militare di alleati come Russia, Iran e Hezbollah. Ma l’impegno della Russia nel conflitto ucraino, quella del regime iraniano in questioni interne di cui ci occuperemo nella prossima notizia e quella di Hezbollah contro l’esercito israeliano hanno molto limitato il supporto al regime.
  3. Di contro, spiega il Financial Times, la Turchia ha sostenuto l’offensiva dei ribelli, fornendo appoggio logistico e militare, facilitando l’avanzata rapida verso Damasco.

Quindi, ecco, questa combinazione di fattori, unita a una certa distrazione da parte della comunità internazionale ha fatto sì che l’avanzata dei ribelli e la presa di Damasco sia stata rapidissima e chirurgica.

E veniamo quindi alla domanda finale, forse quella più interessante. Che succede adesso in Siria? E che ripercussioni ha questa vicenda sugli equilibri fra le varie potenze che si confrontavano in suolo siriano?

In Siria il governo è stato affidato come vi dicevo a Mohammed al-Bashir, una figura piuttosto moderata che ieri, 9 dicembre, è stato nominato Primo Ministro del Governo Transitorio Siriano. È laureato in Sharia e Legge ed è stato nell’ultimo anno già Primo Ministro del Governo di Salvezza Siriano, ovvero il governo che amministrava la zona già controllata dalle milizie islamiste.

Un articolo molto interessante di Shady Hamadi sul FQ prova a immaginare come sarà il nuovo governo della Siria. Ve ne leggo un estratto. “Aleppo è da sempre un punto di incontro per le civiltà e con una lunga storia di diversità religiose e culturali: rimarrà così”. Queste le parole di Abu Mohammad al Jolani, fondamentalista, con una taglia di dieci milioni di dollari sul capo, pronunciate appena qualche giorno fa, dopo aver preso la seconda città della Siria. “Chiedo ai miei uomini – aveva continuato – di calmare i dubbi delle persone di tutte le comunità (religiose)”. Sempre in quelle ore, voci non confermate né poi smentite, avevano riferito che al Jolani volesse proporre Hanna al Jallouf, vicario apostolico di Aleppo, come sindaco della città. Una mossa atipica per chi, come al Jolani e il suo gruppo, sono stati descritti come dei tagliagole che potrebbero trasformare la Siria in un nuovo Afghanistan.

L’articolo prosegue descrivendo come Al Jolani e le milizie da lui guidate siano in realtà cambiate negli anni, diventando meno estremiste e più secolari, lo stesso leader non si veste più in maniera tradizionale, e poi – afferma il saggista siriano – la Siria è un paese di tradizione multiculturale, che ha gli anticorpi contro il fondamentalismo.

Ma quindi chi sono questi ribelli? Sono i violenti tagliagole che venivano descritti fino a qualche mese fa o sono dei moderati che rappresenteranno un miglioramento rispetto al regime sanguinario di Assad? Erano descritti male prima? Sono descritti male adesso? Sono effettivamente cambiati rapidamente? Non saprei, la verità sta da qualche parte là nel mezzo e le prossime settimane ci restituiranno un quadro più chiaro.

Alcune cose però sono chiare. Innanzitutto che, al di là di quello che cadrà dopo è caduto un regime disumano che, racconta il Post, in questi ultimi anni di guerra civile aveva costruito un sistema repressivo fatto di carceri sotterranei in cui erano letteralmente spariti oltre 90mila persone, molti dei quali oppositori politici. E molti dei quali sono riemersi con l’arrivo dei miliziani che hanno aperto le porte di tutte le carceri. Facendo uscire tutti, tanto gli oppositori quanto i criminali.

La seconda è che, e come ti sbagli, l’esercito israeliano ha approfittato del caos per invadere anche un pezzettino di Siria, prendendo possesso della provincia smilitarizzata di Quneitra nella Siria meridionale presso le alture del Golan. 

La terza è che adesso cambiano e non poco gli equilibri regionali. Putin perde un suo alleato strategico, e c’è il grosso interrogativo su cosa succederà alle basi militari russe nel Paese, così come anche il regime iraniano perde un alleato chiave e un corridoio strategico verso Hezbollah in Libano. La Turchia di Erdogan invece è il paese che ne esce più rafforzato anche se questa nuova posizione dominante potrebbe anche incrinare l’alleanza fra gli HTS e le milizie turche. Vedremo.

Intanto, come vi dicevo, l’Iran è alle prese con un ulteriore inasprimento della repressione verso i dissidenti interni. Ho chiesto a Samira Ardalani, attivista e portavoce dei giovani iraniani residenti in Italia di raccontarci meglio cosa sta accadendo.

Audio disponibile nel video / podcast

Grazie davvero Samira. A volte, quando parliamo dei massimi sistemi, delle questioni geopolitiche, quando condanniamo e critichiamo giustamente – io per primo – l’ipocrisia dei nostri media e dei nostri governi, e l’uso a volte strumentale della questione dei diritti umani per attaccare i paesi considerati ostili, ci scordiamo di quanto comunque siamo fortunato a vivere in dei paesi in cui si può dire che il nostro governo è ipocrita.

Perché in tanti paesi non lo si può fare. O meglio lo si può fare, ma poi si rischia la vita. È importante ricordarlo, e raccontare quei luoghi dove questo avviene.

Venendo in Europa, è successa una cosa grave dal punto di vista ambientale, ovvero il declassamento dello status di protezione del lupo, da parte dell’Ue, da “rigorosamente protetto” a “protetto”.

Oggi pubblichiamo un articolo su ICC a firma dell’etologa e fondatrice di eticoscienza Chiara Grasso che spiega perché questa cosa è così grave. Ho chiesto a Chiara di raccontarmelo in un audio. A te Chiara:

Audio disponibile nel video / podcast

Ci eravamo lasciati martedì scorso con le elezioni in Romania, sia quelle parlamentari che quelle presidenziali, che avevano sancito un ottimo risultato per i partiti di estrema destra filorussi. In particolare alle Presidenziali il candidato filorusso Georgescu era considerato in vantaggio in vista del ballottaggio che doveva tenersi domenica 8 dicembre, sulla candidata moderata di centrodestra pro Unione europea, Elena Lasconi.

Ma a soli due giorni dal voto la Corte costituzionale romena ha annullato a sorpresa i risultati del primo turno delle presidenziali venerdì. La decisione però, e questo è il precedente importante che crea questo episodio, è legata non a dei brogli elettorali ma alla desecretazione di documenti riservati dei servizi di intelligenze romeni dai quali risulterebbe una ingerenza della Russia a sostegno della campagna di Georgescu, condotta su TikTok.

Ora capite che la Corte romena sta dicendo una roba grossa, pesante. Vi leggo un commento del giornalista Alessandro Gilioli, ex vicedirettore dell’Espresso ed ex direttore di Radio Popolare: “in Romania le elezioni sono state annullate non per brogli sulle schede ma per una pesante campagna sui social a favore di un candidato attuata con tutti gli strumenti tecnologici possibili, inclusi i bot e i falsi profili; questa campagna, secondo la Corte costituzionale di Bucarest, è stata orchestrata e finanziata da Mosca, di cui questo candidato è simpatizzante”.

“Propongo, se possibile, di provare a staccarci un attimo dall’immediata simpatia-antipatia tifosa (i filo Putin oggi gridano al golpe, gli anti Putin alle interferenze russe) per ragionare invece sulla questione delle questioni: in democrazia, quali mezzi sono leciti e quali illeciti nella creazione del consenso?”

“E, soprattutto, sono “democraticamente valide” o no quelle elezioni in cui il consenso popolare è chiaro ma è stato creato anche utilizzando in modo estremo ogni potenziale tecnologia dei mezzi di comunicazione, inclusi bot, gli algoritmi e magari l’AI?”

Ora, è chiaro che ci sono scopu politici e geopolitici nell’annullamento di queste elezioni, ma la corte rumena sta di fatto dichiarando il fallimento della democrazia per come la conosciamo. E dal mio punto di vista ha ragione. Non ha più senso fare elezioni in una società caratterizzata da strumenti in grado di condizionare così pesantemente il voto. Ovviamente non ha più senso in generale, non solo quando vincono quelli che non ci piacciono.

Ma il tema è centrale e importante e mi pare che nessuno lo stia additando. E vi dirò di più, anche se non ho tempo di argomentare: non ha più alcun senso una società competitiva, in un mondo dominato dall’Ia. Pena la nostra marginalità come specie. Ne riparliamo.

Ci sarebbero tanti altri argomenti. Mi limito a elencarli riassumndoli brevemente e vi lascio sotto fonti e articoli qualche articolo per approfondire. In Francia è in corso una crisi di governo con il primo ministro Michel Barnier, in carica da soli 3 mesi, che è stato sfiduciato dal parlamento, una cosa piuttosto rara che non accadeva dal 1969.

Adesso le opposizioni chiedono le dimissioni anche del presidente Macron, che però ha detto di essere intenzionato a rimanere in sella fino alla fine del mandato, nel 2027, e che nominerà il nuovo primo ministro nelle prossime settimane.

Restando in Europa, si discute molto dell’approvazione dell’accordo Ue-Mercosur, che sarebbe un accordo di libero scambio fra paesi europei e alcune delle principali economie dell?america Latna, in particolare Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay. 

L’accordo prevede un accesso senza dazi doganali ai rispettivi mercati, in particolare quello agricolo e quello industriale, ma sta sollevando parecchi dubbi in Europa soprattutto fra gli agricoltori e fra le organizzazioni ambientaliste. Gli agricoltori europei temono la concorrenza dei prodotti latinoamericani, e anche se c’è una clausola cul fatto che i prodotti importati devono rispettare gli standard fitosanitari europei, ci sono dubbi – ad esempio di GreenPeace – sul fatto che questo accordo possa avere impatti ambientali negativi e favorire la deforestazione. Oltre all’assurdità di far viaggiare prodotti agricoli da una parte all’altra del globo.

E l’Ue che ci guadagna da tutto ciò? Non mi è chiarissimo, ma ho il sospetto, da quelo che leggo, che l’obiettivo fra le righe sia legato ai settori industriali che in Europa non hanno più mercato per via delle normative ambientali. Quindi tutto il settore delle auto a motore endotermico, il settore dei pesticidi e così via. In pratica il sudamerica diventerebbe il mercato di riferimento per i nostri prodotti nocivi e inquinanti.  

Infine ieri c’è stata una grossa esplosione in un deposito Eni vicino Firenze, di cui oggi i giornali parlano molto. L’esplosione è avvenuta nel deposito di Calenzano, causando almeno due morti, anche se ci sono 3 dispersi e 27 feriti, alcuni in condizioni gravi.

Sta facendo discutere molto il fatto che già due anni fa un rapporto sulla sicurezza evidenziava l’altro rischio di incendi in questo stabilimento, ma la società non ha fato niente per metterlo in sicurezza.

Va bene, ci sarebbero un sacco di altre cose, tipo il caso Stellantis, le dichiarazioni di Trump sulla guerra in Ucraina, ecc ma ci fermiamo qui.

Ci rivediamo martedì prossimo, intanto vi ricordo che domani, mercoledì 11, uscirà la rassegna ligure mentre venerdì come al solito uscirà quella sarda. 

#Siria
Financial Times – How Bashar al-Assad’s regime crumbled
El Pais – El régimen de Siria era un tigre de papel: victorioso, por fuera; frágil, por dentro
Limes – Tre scenari per la Siria nel dopo-Assad
Limes – Si è sgretolato il regime di Assad in Siria e altre notizie interessanti
il Fatto Quotidiano – La Siria del futuro sotto i ribelli jihadisti: cosa succede ora? Più Libano che Afghanistan: gli scenari della transizione dopo la caduta di Assad
Peace Link – Chi sono gli jiadisti di HTS che hanno rovesciato il regime di Assad in Siria?
il Post – L’enorme sistema di prigionia e repressione degli Assad
Corriere della Sera – Siria, domande e risposte: come sarà la transizione? Come lavorerà l’Hts con il resto della resistenza?

#Iran
Amnesty International – Fermiamo le esecuzioni in Iran

#lupo
Italia che Cambia – L’Europa stabilisce che il lupo diventerà più cacciabile, in barba alle evidenze scientifiche

#Romania
il Fatto Quotidiano –  Romania, il candidato Georgescu al seggio per protesta contro l’annullamento delle elezioni: “Qui non c’è più nulla di costituzionale”

#Ue-Mercosur
GreenPeace – Toxic EU Mercosur trade deal agreed
Ap News – Massive EU-South American free trade pact would reduce tariffs, but some farmers are opposed

#esplosione Eni
Ansa – Inferno a Calenzano, due morti per l’esplosione al sito dell’Eni

#Trump-Putin
Fanpage – Ucraina, messaggio di Trump a Putin: “Ha perso, consideri la fine della guerra”

#Stellantis
AltrEconomia – Tavares-Elkann, ovvero il culto del dividendo che ha portato alla distruzione di Stellantis

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