
La Calabria punta all’agrumicoltura, la coltivazione in agroecologia per la rigenerazione della fertilità organica dei suoli, della biodiversità e di relazioni umane giuste.
La Calabria punta all’agrumicoltura, la coltivazione in agroecologia per la rigenerazione della fertilità organica dei suoli, della biodiversità e di relazioni umane giuste.
Il 6 maggio, a Limbadi, CCO – Crisi Come Opportunità e altre associazioni ricorderanno Maria Chindamo, una donna coraggiosa e libera uccisa barbaramente per non aver fatto sua la mentalità patriarcale e violenta della ‘ndrangheta.
Giovani professionisti nei campi più disparati – dall’arte allo sport, dal turismo all’artigianato – che si uniscono per far conoscere e valorizzare in modo lento e responsabile i centri e la natura del Basso Ionio calabrese. La neonata rete si chiama We’re South ed è stata presentata pochi giorni fa a Monasterace, nel reggino.
Storia, spiritualità, natura, cultura, architettura. Un filo rosso lega tutti questi ambiti: i passi compiuti molti secoli fa da San Francesco di Paola, religioso, eremita e patrono della Calabria. Passi che oggi sono diventati quelli di migliaia di appassionati di turismo lento, anche grazie a un intenso lavoro di rete che vuole rendere questo cammino uno strumento di valorizzazione e coesione territoriale.
Nella manifestazione di Steccato di Cutro di sabato 11 marzo, tra sopravvissuti e pescatori, organizzazioni non governative e movimenti operai, sindacati e associazioni cattoliche, si è sentito il richiamo verso una visione politica che non può più essere confinata nell’utopia. A distanza di due settimane, le nuove morti in mare ci mostrano che a livello politico nulla è cambiato.
È possibile fare impresa al sud, anche in Calabria, unendo tradizione e innovazione. Lo sanno bene Antonio, Gabriel, Marco e Vincenzo, che in meno di un anno hanno dato vita alla loro impresa, Aliva, che produce oggetti di arredo con legno di potatura di ulivi secolari senza alcun finanziamento. Secondo loro la cooperazione è la vera rivoluzione, il grimaldello per aprire la gabbia che troppo spesso imprigiona ancora cambiamento e innovazione in questa regione.
S’intitola Crotone il brano con cui Dalen firma il suo debutto da cantautore. Un singolo amaro, una canzone d’urgenza, come la definisce lo stesso autore, dove rabbia e rassegnazione scandiscono la vita che riprende, nonostante l’ennesima alluvione. Dalen ci racconta com’è nata la canzone e riannoda insieme i ricordi e le suggestioni che lo hanno portato a scriverla.
Una comunità educante fondata sul rapporto con la natura, sulla responsabilità, sulla costruzione di autonomie e sull’educazione emozionale creata da un gruppo di ragazze che sono rientrate in Calabria dopo anni in giro per l’Italia. Qui hanno creato Fiori Florensi, progetto che apre la via a una rivoluzione gentile ma necessaria nel tormentato mondo della scuola italiana.
River Tribe è un centro outdoor che si trova a Laino Borgo, vicino al fiume Lao, dove si possono fare esperienze di tanti tipi: dal rafting, che è il suo cuore pulsante, allo yoga, escursioni, kayak, canyoning. Tutto però ha uno scopo: riavvicinarsi alla natura (e a sé stessi) attraverso lo sport.
La Regione Calabria vuole raddoppiare le linee del termovalorizzatore gioiese, passando da 2 a 4, con l’idea che saranno più efficienti e meno inquinanti. Sindaci e cittadinanza si stanno mobilitando con forza per opporsi al progetto. Ma cosa può comportare un intervento del genere? Quali potrebbero essere le conseguenze per gli esseri umani e per l’ambiente?
Alcuni mesi fa abbiamo presentato il progetto del Campus del Cambiamento legato a Civita, un paese arbëreshë della Calabria, dove molte persone avevano intenzione di andare a vivere. Da allora qualche passo in avanti è stato fatto e oggi abbiamo il piacere di presentarvi Alessia, la prima nuova abitante.
Nell’estate 2021 centinaia di incendi hanno colpito la Calabria e in particolare l’Aspromonte, causando danni incalcolabili agli abitanti e alla biodiversità. Oggi qualcosa si sta muovendo per difendere queste montagne, ma bisogna ancora attendere per avere la certezza che il problema verrà affrontato in maniera puntuale ed efficace.
Quanti fondi arriveranno al Sud e quanti in Calabria? Sapranno davvero risollevare le sorti di questa regione e in particolare delle sue aree interne? Domenico Cersosimo, docente di economia applicata all’Università della Calabria, ci spiega con dati e numeri perché c’è il rischio che questi soldi non arrivino mai. E che il divario fra Nord e Sud non venga colmato.
Esiste dal 2016 ed è in continua evoluzione: Malìa Lab è la sartoria artigianale di Flavia Amato, giovane donna calabrese, di Guardavalle, che dopo dieci anni nelle Marche ha deciso di tornare e investire sul territorio, recuperando la memoria familiare e i saperi tessili della Calabria.
Adele Murace ha poco più di trent’anni ed è una delle protagoniste delle storie di ritorni in Calabria che abbiamo incontrato: adesso fa l’artigiana, in particolare lavora i gioielli, e soprattutto vive una vita piena di relazioni sociali, affettive e lavorative. Siamo andati a incontrarla a Bivongi, nel suo laboratorio.
A inizio mese la notizia della mancata nomina a procuratore nazionale antimafia e poi le notizie di un possibile attentato ai suoi danni. Cosa sta succedendo al procuratore anti ‘ndrangheta Gratteri?
Durante le nostre ricerche sui ritorni, più volte ci siamo imbattuti in storie di persone che hanno deciso di tornare a vivere nelle aree interne della Calabria. Per questo motivo abbiamo deciso di intervistare Sabina Licursi, docente Unical, che assieme al professore Domenico Cersosimo sta conducendo una ricerca sulle aree interne e sui giovani che le abitano.
Come centinaia di migliaia di loro connazionali, Antonella e Lucas sono due argentini con origini calabresi. Per scoprire la terra natia della loro famiglia hanno intrapreso un’esperienza di turismo delle radici, vivendo per un periodo di tempo nel borgo di Badolato, assorbendone cultura e tradizioni ed entrando a far parte della comunità locale.
Il ritorno è una categoria mitica che accomuna tutti gli emigranti e dunque anche quelli calabresi. Con Giuseppe Sommario, ricercatore all’Università La Cattolica di Milano e direttore artistico del Piccolo Festival delle Spartenze, parliamo di cosa vuol dire tornare in Calabria, come può essere fatto e cosa comporta per i luoghi di partenza e arrivo.
Deliana e Lorenzo, lei calabrese e lui fiorentino, si sono conosciuti a Firenze, dove hanno vissuto insieme fino a sette anni fa. Poi hanno deciso creare una famiglia e contestualmente anche di cambiare vita: si sono trasferiti in Calabria, a Brattirò (VV), con un progetto legato alla terra chiamato Le erbe del Califfo.
Per molto tempo abbiamo ascoltato e raccontato storie di persone che, dopo essere emigrate, hanno deciso di tornare in Calabria, spesso con un progetto in mente. Queste esperienze esistono, eppure non vengono studiate né quantificate. Per questo motivo, con mille interrogativi in testa, abbiamo deciso di approfondire la tematica dei ritorni in questa regione.
A più di sei mesi dalla sentenza e quattro dalla deposizione delle motivazioni, Mimmo Lucano parla ancora di umanità, solidarietà e alternative possibili e dichiara che “non si pente di una virgola”. Ma quali sono le motivazioni della sentenza? E cosa ne pensa l’ex sindaco di Riace?
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