12 Maggio 2025 | Tempo lettura: 7 minuti
Ispirazioni / Io faccio così

StraVagante Hostel: giovani con disabilità e il business che funziona

Un ostello e un’osteria gestiti da una cooperativa e dal suo staff di persone con disabilità che si conquistano le proprie autonomie e al tempo stesso portano avanti con ottimi risultati la loro attività.

Autore: Susanna Piccin
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La prima cosa che ti chiedi quando arrivi allo StraVagante Hostel è se ti trovi davvero a due passi dal centro di Verona o se non sei per caso finito in una di quelle strutture all’avanguardia del nord Europa. Il design mescola muratura, vetro e acciaio corten con l’esplosione di colori dei murales in giardino e all’interno. Nella struttura è attivo il progetto di inserimento lavorativo di persone con disabilità attivato dalla cooperativa sociale L’Officina dell’Aias di Verona. Per la nostra chiacchierata, Emanuele Germiniasi – direttore della cooperativa sociale – e Massimo Cauchioli – Presidente – ci accolgono nell’Osteria Mangiabottoni, sul retro della struttura.

Parto subito chiedendo informazioni su questo nome particolare. «Il mio primo giorno di lavoro in cooperativa è stato in un centro diurno dove seguiamo dodici persone con autismo», racconta Emanuele. «Appena arrivato, un ragazzo entusiasta mi è corso incontro, mi ha abbracciato e mi ha mangiato quattro bottoni della camicia: sono rimasto a bocca aperta per la sorpresa e l’emozione. L’osteria si chiama così in onore di Fabio, perché in quel momento ho capito di essermi innamorato di questo mondo.

Quella di Emanuele è una storia particolare: lo StraVagante Hostel è una struttura ricettiva che dà lavoro a un affiatato gruppo di persone con disabilità e persone con inserite in percorsi solidaristici di utilità sociale e in lavori di pubblica utilità. Spulciando fra le recensioni su booking.com si può trovare una media voto di 9,8 per il servizio di pulizie, anche se solo qualcuna cita questa peculiarità sociale.

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Emanuele Germiniasi

Come mai, secondo voi?

Massimo: le persone ci scelgono per la qualità del servizio, non perché mossi da bontà verso i ragazzi. Con la  qualità fidelizzi i clienti e riesci ad avvicinare molte persone oltre a quelle sensibili alla tematica dell’inclusione sociale e lavorativa. Questo è possibile perché le persone con disabilità effettivamente puliscono, cucinano e portano il cibo ai clienti in modo eccellente e i clienti premiano non loro, ma il loro lavoro con ottime recensioni.

Emanuele: le recensioni non raccontano quello che c’è dietro perché tanti non se ne accorgono neppure. La nostra è un’attività lavorativa svolta in un contesto comunque protetto ma a diretto contatto con clienti e quindi per funzionare deve fare business. Perciò bisogna garantire sempre qualità agli ospiti. Se il business funziona, funzionano anche il progetto lavorativo e il contesto per i ragazzi.

Massimo, parliamo dello StraVagante Hostel: da dove nasce l’idea?

La cooperativa sociale Officina dell’Aias ascolta le esigenze delle persone con disabilità e delle loro famiglie. Nel 2010 abbiamo partecipato a un bando di finanziamento regionale finalizzato all’attivazione di servizi di inserimento lavorativo innovativi e alternativi ai centri diurni. Alcune delle persone con disabilità che seguiamo chiedevano proprio un’occupazione, con la prospettiva un giorno di poter vivere in autonomia. Verona è una città turistica e quindi l’ostello nasce per dare ai ragazzi un lavoro e un futuro concreti.

Emanuele, tu eri la persona giusta per questo progetto.

Io mi sono laureato nel 2008 in economia e management, ma volevo qualcosa di diverso dal classico impiego in banca: sono sempre stato un sognatore e già all’università volevo aprire un ostello, che è già di per sé un’attività sociale. Ho cominciato a L’Officina dell’Aias con uno stage. Anche se ci sono tante difficoltà, inseguire e realizzare un sogno mi ha reso una persona felice.

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È una soddisfazione impagabile essere qui e poter dare ai ragazzi non solo un lavoro, ma anche i mezzi per poter pensare di vivere in autonomia, trovare opportunità di tempo libero: insomma, una vita vera. La sfida che abbiamo vinto è stata inserire i ragazzi della zona d’ombra, cioè con disabilità non abbastanza lieve per entrare in azienda e non abbastanza grave per l’inserimento in un centro diurno, dove peraltro non potrebbero crescere nelle autonomie. Noi abbiamo creduto nelle loro competenze e creato un contesto in cui valorizzarle.

Possiamo dire che il modello cooperativo ti ha permesso di realizzare il tuo sogno?

[Un grande sorriso precede la risposta, ndr] Sì, assolutamente. Per me questa è imprenditoria illuminata: in un contesto di normale imprenditorialità molto probabilmente non avrei fatto questo. Poter creare qualcosa qui dà senso alla mia vita, per me è una soddisfazione immensa.

Come si avvia una realtà complessa e innovativa come questa?

Emanuele: Abbiamo studiato il progetto con alcuni dei miei docenti di economia dell’università di Verona, abbiamo redatto 21 business plan e io ho viaggiato tanto. Londra, Berlino, Stoccolma… ho visitato gli ostelli più belli d’Europa e in tutti ho trovato tre elementi fondamentali: camere condivise, camere private con bagno – con prezzi più vicini all’ostello che all’albergo – e innesti artistici. Sono posti molto belli e molto vivi. La disabilità è unicità, quindi inserire l’arte nel nostro progetto è stato anche un modo per esprimere quella unicità.

Poi è iniziata la ricerca dell’immobile. Di strutture ne abbiamo viste parecchie, anche saltando cancelli nascosti dalla nebbia [ride, ndr]. Quando siamo arrivati qui, in Via Gianattilio dalla Bona, abbiamo capito subito che questo era il posto giusto, vicino alla stazione ferroviaria e a due passi dal centro. Quando abbiamo avviato il progetto c’era solo un’altra realtà come noi in Europa, l’ostello INOUT di Barcellona. Abbiamo ricevuto numerose richieste di partnership per aprire altri StraVagante Hostel e forse lo faremo, un giorno.

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Ti senti più cooperatore o imprenditore?

Un insieme delle due cose: per me i ragazzi vengono sullo stesso piano del business, perché grazie al business siamo in grado di creare un progetto di vita per loro. Ognuno ha un progetto e una serie di obiettivi che non devono perdere di importanza, quindi li coinvolgiamo anche nelle riunioni mensili, dove parliamo di numeri. Non sono più assistiti, sono colleghi. Il clic che hanno fatto è sentirsi utili e questo li fa crescere in autostima. 

Stanno facendo un ottimo lavoro e non lo riconosco io, ma le recensioni di Stravagante Hostel con 9,8 di media sulle pulizie, che svolgono in piena autonomia. Oggi il passo più importante è cercare di convincere le aziende veronesi a fare assunzioni grazie al nostro progetto. Loro possono assolvere l’obbligo di assunzione obbligatoria di persone svantaggiate, noi garantiamo ai ragazzi un contesto accogliente dove lavorare.

Ci raccontate un po’ di numeri sullo StraVagante Hostel?

Massimo: Il finanziamento è arrivato nel 2017, nel 2018 abbiamo finito i lavori e aperto il 28 dicembre. Abbiamo 13 camere e 30 posti letto, di cui due a uso ostello. Nel 2024 abbiamo avuto 8900 presenze, con tasso di occupancy – cioè rapporto fra i posti disponibili e quelli venduti – del 79% contro una media cittadina del 72,5%; siamo una delle attività di riferimento nel settore alberghiero a Verona. Al Mangiabottoni lavorano chef che hanno fatto esperienza in ristoranti stellati e che ci hanno scelto perché motivati dal progetto sociale: hanno reso i nostri ragazzi capaci di contribuire alla costruzione di piatti elaboratissimi e l’osteria è sempre piena.

È una soddisfazione impagabile dare ai ragazzi non solo un lavoro, ma anche i mezzi per poter pensare di vivere in autonomia

Emanuele: Sempre nel 2024 abbiamo raggiunto 35 ragazzi inseriti di cui 5 persone con disabilità assunte, 7 inserimenti in servizio di integrazione lavorativa e 23 persone con disabilità in percorsi di abilitazione al lavoro. Quindi siamo più che sostitutivi di un centro diurno, che normalmente accoglie 30 persone. Oggi il nostro problema è che non riusciamo ad accogliere ulteriori richieste, per questo stiamo lavorando per replicare il modello.

E la compagine lavorativa?

Massimo: Nel 2024 i lavoratori a tempo indeterminato sono stati 15 – fra i quali i 5 con disabilità citati da Emanuele – e 7 fra intermittenti e a tempo determinato, 5 dei quali sono persone svantaggiate che erano state proposte alla cooperativa sociale dal Comune di Verona in percorsi solidaristici di utilità sociale, quindi lavoriamo con il 45% di persone svantaggiate e con disabilità nei 22 collaboratori totali.

Emanuele, come vedi il futuro?

Lo StraVagante Hostel è stravagante anche perché abbiamo avuto ospiti impensabili , come un russo in Rolls-Royce o un principe arabo con sette mogli e guardie del corpo a seguito. Ma stiamo vivendo anche collaborazioni inaspettate con aziende che credono nel nostro lavoro e ne condividono gli obiettivi, come quella recente fra i nostri giovani con disabilità e i ragazzi dell’Azienda agricola Camerani di Mezzane di Sotto.

Siamo stati fianco a fianco, tra i filari e in cantina ed è nato un vino fatto con passione ed entusiasmo: “Il Mangiabottoni” è oggi anche un Valpolicella DOC, espressione di inclusione e amore per la terra. Quindi non ci poniamo limiti, continuando a lavorare come stiamo facendo, sono certo che avremo un grande futuro.